Farà strano vedere Seedorf a San Siro senza Pampers e senza i fischi esasperati dell’ultimo periodo. Guardare quel Milan era come stare in coda alle poste dietro a venti pensionati. Se solo avessimo saputo che il futuro ci avrebbe dato un Milan svergognato, che tutti i locals si trombano senza pietà (la virtù europea conta fino a un certo punto, in parte è merito del lost in translation) saremmo stati più pazienti. Qualcuno si sarebbe dato al decoupage o avrebbe portato la tipa allo stadio per limonare nei tempi morti. Meno male che la gang bang con bukkake, che ha segnato il destino di Allegri, è arrivata con il Sassuolo e non nel derby. Sarebbe stata un’onta più difficile da lavare.
Il futuro di Pampers allenatore è come l’italiano di Conte: imperscrutabile. Si potrebbe azzardare un profilo tecnico e tattico che al pari delle previsioni di Paolo Fox sarebbe tutto da verificare e non da credere. Invece noi faremo l’unica possibile; non potendo prendere spunto da una carriera calcistica di altissimo livello, vedremo cosa ci possiamo aspettare dall’uomo Seedorf, per come lo abbiamo conosciuto in dieci anni di stadio, soffiate e figurine.
Uno di famiglia, ma non troppo
E’ uno dei nostri ma non completamente. Abbastanza per farsi svaligiare casa e parlare in modo disinvolto, non abbastanza da rappresentare un rischio bypass al nostro già malandato cuore rossonero. Clarence non è, a differenza di Inzaghi, un sentimentale. L’unica nota romantica che ricordiamo è quella di aver fatto tesserare un ex compagno di primavera ritrovato a lavorare come lavapiatti in un ristorante olandese. Secondo Van Basten ci vorrebbe più esperienza, la società non vuole estranei, Gandalf allena il Real Madrid e forse, se di lotta alla retrocessione si parlerà, meglio un olandese al quale siamo meno affezionati.
Ragazzo immagine
A differenza di molti calciatori che perdono il senso del gol quando iniziano a interrogarsi sul senso della vita, o a ricordarsi la tabellina del sette, Seedorf non è uno scemo. Soprattutto Seedorf sa stare al mondo. Magari ha brigato per cacciare Leonardo, magari ha obbligato gli Allievi a depilargli lo scroto, non lo sapremo mai, lui è scaltro come una faina. Questo vuol dire preparare lo stomaco ai classici discorsi aziendali e che sono finiti i tempi delle conferenze stampa con gorgia e ghigni isterici, sintomi di un grande disagio umano. Allegri ha fatto piangere gli Antonini e ci ha accompagnato sul ciglio del burrone, però l’ha fatto con la serenità con la quale la tredicenne Christiane F si prostituiva allo Zoo di Berlino e con la stessa faccia gialla da fegato spappolato.
Survivor
Seedorf è uno che se cade, cade in piedi. Quando dici: “Seedorf” la relativa è “che ha vinto la Champions con tre squadre diverse“. Dove lo metti, sta. Esemplare il suo atterraggio d’emergenza in occasione dell’affaire Ronaldinha, nell’ambito del quale è riuscito a scappare dall’Inter, conservare intatto il suo matrimonio e diventare un titolare inamovibile al punto da uscirci dagli occhi, mentre il povero Ronaldo si curava la delusione a botte di travestiti e si presentava ai Mondiali con la pettinatura a “testa di figa”.
La Gazzetta titola che “l’obiettivo stagionale sarà il Mondiale per Club” ma piano, Clarence stava volteggiando per allontanarsi con eleganza dal Botafogo. Se riuscisse a svelare il mistero di Urby Emanuelson e a far giocare un po’ a calcio sarebbe già un successo. Chissà se riuscirà a far sbarcare senza un graffio anche questo Milan.
Brava Ilaria! Bel pezzo anche questo. Stile e contenuti complementari ai vecchi volponi che scrivono sul blog.
Daje
proprio vero, sarebbe servita un po’ più di pazienza e coerenza……chi dopo dieci anni di successi si permetteva di fischiare gente come seedorf perché adesso non viene allo stadio con il kalashnikov per salutare i nuovi begnamini????