21 Marzo 2015
Milan-Casteddu 3-1
Come tutti ho sempre associato i concetti astratti e danteschi di Inferno, Paradiso e Purgatorio a degli eventi che hanno riguardato la mia vita da milanista. Se sul paradiso vado sul sicuro con Manchester; l’inferno – lo dico ora e non lo ripeterò mai più – non può che essere quella doppia palla che Sheva spara all’ultimo minuto in quella partita che non c’è mai stata (io non l’ho mai ammesso, questo articolo si autodistruggerà dopo che l’avete letto). Solo adesso il Purgatorio mi è finalmente chiaro. E’ aspettare che qualcuno con in mano il numerino come al bancone del Esselunga venga a comprarsi il Milan, mentre avviene questa lenta, lunghissima estenuante deriva che porta tutto a sfaldarsi. E’ questa nauseabonda e continua patetica carrellata di nomi assurdi che settimana dopo settimana saltano fuori. Mister B. Mister Pink. Gli americani. I libici. Sembra una barzelletta, solo che non fa ridere. Tantomeno noi. Sono le parole di circostanza, gli articoli di chi giustifica fino all’ultimo l’ingiustificabile. I 29 anni di Presidenza che allora non si può dire niente.
Occhei ci siamo rassegnati, va così. Certo, fino a maggio. E poi? Perché non so come la pensiate voi, ma a me sembra evidente una cosa: vendere, si vuole vendere e pure per incassare una quantità di eurofiches spropositata. Nel mentre, possiamo anche morire. Il punto è che Moratti e compagnia ci hanno messo un anno a piazzare le Merde, oltretutto per una cifra da pezzenti rispetto a quella chiesta dal Berlusca: e se anche per noi durasse così tanto? Se anche l’anno prossimo restasse tutto uguale? Impossibile?
Intanto, spero tanto di sbagliarmi, De Jong se ne andrà, perché deluso dal progetto (inesistente) e soprattutto perché non gli danno i soldi che vuole. Si dirà che sono tanti, però è l’unico centrocampista di livello internazionale che abbiamo. E poi: seguiamo Baselli e Valdifiori. Avessi detto Ozil e Modric. Ripeto, Baselli e Valdifiori. Siamo interessati, la trattativa è avanzata, li stiamo osservando. Però poi arrivano Napoli e Sassuolo (avessi detto Man City e Barcellona) e ce li portano via. Come? Mettendo dei soldi. Che cosa volgare che la gente voglia del danaro per darci i giocatori, no?
Ecco: e se va avanti così?
Se anche quest’anno ci piazzano un paio di parametri zero, presi a caso e senza alcun calcolo reale rispetto alle esigenze della rosa? Se, soprattutto, confermassero Inzaghi? Perché ovviamente ormai a casa non lo si manda più, e del resto che senso avrebbe. Però non è ipotizzabile che possa rimanere. Ma a queste – e molte altre – follie ormai dovremmo essere abituati.
Nel frattempo, vediamo di finire questa stagione, va’. Vediamo che succede. E’ questa sorta di curiosità morbosa che mi ha portato, con i miei soliti, ad un S.Siro che sfidava la definizione di vuoto. La Curva contesta e se ne sta fuori. I Milan club prendono posizione pure loro e levano gli striscioni. Giusto. Indifferente, Bossari a centrocampo ulula come se fosse la finale di Scempions e gli speaker pompano ‘Sweet Child O’ Mine’ per un riscaldamento accolto nel gelo totale. Insomma, non siamo proprio alla scena degli elicotteri di Apocalypse Now, ma in quanto ad atmosfera surreale siamo lì. Almeno, rispetto alla partita con gli Hellas vendono le birre. E’ già qualcosa, ci diciamo.
In alto, qualche tifoso del Cagliari si spolmona a distanza siderale dal campo. Alla fine mi sono sempre stati simpatici. Sarà che per un motivo o per un altro due giri di giostra con loro li abbiamo sempre fatti. La sfiga vuole che mi sono sempre perso le cose più divertenti, sia a casa loro che la ripassata storica che si sono presi al Chiringuito (ma io dico, a chi mai in quegli anni poteva venire in mente di venire a fare la gita da noi in quel modo?).
Però c’è un ricordo dolce che comunque mi lega ai Casteddu. 1 Giugno 1997, sconfitta in casa per 0 a 1, Dejan espulso dopo 20 minuti… La degna conclusione di un anno mediocre sul campo, con vette di depressione totale come la sconfitta in casa coi gobbi e un derby perso malissimo, uno di momenti più mortificanti della mia vita da milanista. Ma è stato anche un anno di follia totale, come la trasferta a Vicenza di sette giorni prima, una specie di versione low-fi di Paura e Delirio a Las Vegas, dove il più sano del settore era ad un passo dal coma etilico. Dopo aver passato 45 minti ad urlare al loro portiere “Brivio! Oh Brivio! Brivio! Dai salutaci Brivio! Oh dai cazzo! Brivio!” (ci ha salutato) a fine partita i vicentini, brava gente, tendenzialmente amica per via dell’odio comune con i veronesi, si erano spinti fino sotto la nostro settore, in un specie di proto- gemellaggio, visto che loro avrebbero giocato (e vinto) la Coppa Italia contro i Pulcinellas. Insomma, com’è, come non è, c’era uno dei loro con la bandiera della Lega Nord, che noi ovviamente abbiamo cominciato a bersagliare con qualsiasi cosa ci capitasse in mano. Non se lo aspettava. Ma devo dire che ho delle immagini piuttosto sfumate di quel giorno perché non ero molto in me. Di sicuro sulla strada del ritorno cantavamo a squarciagola per un nuovo acquisto già annunciato, Winston Bogarde, che ovviamente correva a cento all’ora sulla fascia lateral.
Insomma comunque alla fine di quella stagione disgraziata pensavamo che sarebbero arrivati giorni migliori (ci sbagliavamo, e di grosso: quello dopo se possibile sarebbe stato un Campionato persino peggiore) e che comunque prima o poi saremmo tornati a vincere (ed era vero, perché nel 1999 sarebbe arrivato lo scudo di Zac).
Adesso, tifosi rossoneri tifosi milanisti, teniamoci per mano in questi giorni tristi e guardiamoci in faccia.
Chi lo direbbe ora?
(ah, e mi ricordo anche un’altra cosa. C’è un altro motivo per cui porto nel cuore quel 1 Giugno del 1997. E’ stata l’ultima volta che il Capitano ha indossato in Serie A la maglia del Milan)