Cronache del dopobomba 15 – Milanpalémmo

17 Marzo 2013
Milan- Palermo- 2-0

Perché spendere fruscianti biglietti da cento euri e perdere ore e giorni e settimane mesi in analisi quando esiste apposta lo stadio? Che senso ha raccontare i propri patemi d’animo a uno sconosciuto (al quale in cuor suo non gliene frega una beneamata fava e sta pensando alle lacune evidenti della sua volée incrociata), oltretutto rischiando di sentirsi dire che nel tuo inconscio non hai mai risolto il desiderio latente di accoppiarti con tua madre, quando si può riversare tutto sul calcio?
Perché? Perché NO. Per questo domenica eravamo tutti adagiati in un glaciale San Siro, trasformato per l’occasione in un enorme lettino, per affrontare l’ennesimo trauma di una vita già segnata da momenti difficili come le stagioni da Antonini titolare: le quattro pere fumanti rimediate in quel del Camp Nou.

C’è da dire che rispetto al tema la sapida coscienza collettiva milanista si è divisa in due grandi scuole di pensiero: 

1) quella oggettiva, hegeliana, fredda e con accenti di nichilismo nietzschiano per la quale sostanzialmente facciamo cagare, e quindi era inevitabile che la botta di culo maturata in casa fosse destinata a svanire; e

2) quella utopica, alla Tommaso Moro, in cui nonostante ci abbiano preso a pallonate in faccia era possibile passare il turno. Se solo.

…Se solo che? Se Niang non l’avesse sparata sul palo, ovvio. Ma anche: se Il Genio in panchina avesse messo Muntari subito dall’inizio a centrocampo con davanti solo Boateng e ElSha (è la mia personale linea, oggettivamente scissionista). Se avesse messo Bojan che aveva la caienna dell’ex. Se soprattutto un mitomane altruista quella mattina avesse azzoppato Messi con un kalashnikov.

La più bella in assoluta è quella mormorata dal mio amico Colo, mentre languidamente andava a morire il primo tempo, secondo cui era stato giusto, quasi sagace, arrivare sotto di tre a zero a dieci dalla fine, perché almeno lì ci si poteva giocare il tutto per tutto. Che se l’avessimo fatto prima ci avrebbero ammazzato, dammi retta.

Del resto, se solo Robinho fosse arrivato su quella palla.*

Nel frattempo col Palermo eravamo già sull’uno a zero, grazie a un rigorino gentilmente offerto da quella simpatica canaglia di Aronica, uno che gioca sempre con l’espressione sul viso di chi torna a casa e trova la casella intasata da raccomandate di Equitalia e la moglie che sta facendo un threesome con il postino e l’idraulico che si battono il cinque. Meno male, perché l’AC Milan dimostrava di aver superato la batosta di Barcellona con un ardore pari ad una mucca indù: zero.
Ed era la parte migliore della partita! Il secondo tempo invece è un incubo che ricorda i racconti di Rigoni Stern sulla sfortunata spedizione di Russia: freddo, disperazione e poche prospettive. Non riusciamo a fare tre passaggi, dico tre di fila, niente. Non solo: il Faraone è palesemente scoglionato, in campo non gliene riesce mezza e quando arriva il momento di uscire dimostra di non gradire.
De Sciglio compensa un ottimo primo tempo con una altri 45 minuti da incubo, in cui inizia a fare dell’approssimazione la sua bandiera. Muntari sembra quello per cui gli interisti ridacchiavano quando l’avevamo comprato. Bonera è Bonera, e davvero ti chiedi come sia possibile che sia ancora lì, con tutto il bene che gli si può volere (cioè pochino), tanto che l’unica cosa rischiosa che combinano i siculi nel primo tempo nasce da una sua immane cazzata.
Il migliore, per dire, ci sembra Flamini, uno che martedì sera faceva tenerezza tanto era il divario con la sapienza calcistica di Xavi e Iniesta. Invece per questa cosa moribonda e marginale che è diventata la Serie A, Flaminio basta e avanza. Randella a tutto spiano, recupera palloni e li passa a Montolivo, uno che quando è nato Gesù Bambino due cucchiaini di visione del gioco glieli ha pure dati.

Fortuna che il Palermo è davvero pronto per affascinanti trasferte a La Spezia e Crotone (…ma vogliamo parlare del fatto che l’anno prossimo ci ritroveremo il Sassuolo in Serie A? No dico, finora era un posto famoso per le ceramiche – un argomento che sta molto a cuore a questo blog – e per aver dato i natali a Nek, peraltro fratello rossonero: ciao Filippo!). Un tempo dicevi Palermo e pensavi a quel nano maledetto di Miccoli, che ce la metteva da ogni dove e rompeva il cazzo con il suo Salentu lo mare lu ientu, oppure a Migliaccio. Che ne so, a Mark Bresciano, che segnava e restava fermo. Adesso ci sono Munoz, Nelson, Kurtic e Arevalo Rios (l’ho scoperto dopo, che si chiamavano così. Per tutta la partita l’unico che ero in grado di riconoscere, Ilicic e Sorrentino a parte, era uno soprannominato “il sosia di Hamsik”. Non ho ancora capito chi sia davvero). Ma chi è sta gente? Ma dove l’ha presa Zamparini? Ci credo che poi sei ultimo Zampa. Richiamare Malesani non ti aiuterà (e non ti ha aiutato, visto che sei già di due allenatori avanti).

Dopo venti minuti di autentico orrore calcistico, finalmente ecco un guizzo: Forever Niang la mette in mezzo, Sorrentino salva un autorete e Balo la spara da zero metri con una cattiveria anche esagerata. Bravo ragazzo, sette gol in sei partite, il tutto con un evidente ritardo di preparazione. Se gli arbitri fossero dotati del nume del buongusto il buon Peruzzo da Schio avrebbe dovuto fischiare qui. Macché: bisogna arrivare al 90°, esultando per i gol dell’Atalanta come se a Napule ci fosse ancora la Ma-Gi-Ca e a casa ci toccasse di vedere Luigi Necco con gli scugnizzi dietro che salutano casa e dicono jammebelleja.

Intanto a Milano inizia a nevicare. Dio cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo? E soprattutto, vero che se facciamo i bravi e ci facciamo promuovere a scuola a settembre ci fai trovare un centrale e un centrocampista degni di questo nome? Che all’idea di affrontare un altro anno con Mexes e Zapata come centrali, altro che crisi di panico: ci tocca proprio sgranocchiare psicofarmaci come se fossero Smarties.

 

* …Colo, ma tanto se Robinho ci fosse arrivato, la sparava alta, quindi che cambia. E c’hai ragione. Oh, passa. Ah scusa, tieni. Ma chi è quello? Chi? Quello che sembra il sosia di Hamsik. Boh. Quanto manca? Ancora? Oh Cristo.

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