Frosinone-Milan 2-4: le Pagelle Che Non Lo Erano

Dopo un anno di patimenti, le feste natalizie portano un Milan capace di regalare spensieratezza e intrattenimento in grande stile, paragonabile solo a quello di un cinepanettone. E poiché anche cineSinisa è riuscito a cinemangiarlo, l’impresa contro il Frosinone va pagellata con un parallelo tra le colonne portanti del Milan e le colonne portanti di questo nostro genere cinematografico vituperato, ma pur sempre capace di portare a casa i 3 punti.

Donnarumma – Biagio Izzo
Cerca di dare un po’ di colore con i piedi proprio come Izzo si incarica di colorire con spunti di humour freschi e originali (“Ma che ho fatto di male per imparentarmi con dei polentoni!”). Ma tutto sommato quando la trama raggiunge gli immancabili picchi di intensità, lui c’è sempre.
Abate – Aida Yespica 
Tutti pensano sia incapace di recitare, e del tutto incapace di sedurre. Eppure a Frosinone trova la sua consacrazione. La cosa non ci meraviglia del tutto.
Romagnoli – Gigi Proietti
Malgrado l’aplomb da interprete di rango, spesso gli capita di concedersi alla farsaccia – però, bisogna ammetterlo, in modo mai banale. Sull’invito per Ciofani, rimarchevole la sua scelta di andare a coprire il pericoloso inserimento di De Sciglio: direttamente dal copione de Le barzellette, gioiellino dello storytelling italiano ingiustamente trascurato a Cannes.
Alex – Sabrina Ferilli
Sembra a malapena capace di brancicare calcio, a un passo dal mettersi a reclamizzare divani (e non sappiamo se li compreremmo) eppure basta permettergli di essere se stesso – e se possibile, libero in area piccola – e ti sfodera una Grande Bellezza.
De Sciglio – Michelle Hunziker
Sorprendentemente, difendibile – forse perché la sua incapacità di capire un copione è un vantaggio quando il copione semplicemente non c’è. Certo, nel primo tempo è intollerabile come tutti, ma nel secondo migliora – anche se, tipicamente, sbraca nell’unica scena in cui è realmente in primo piano, sul gol di Dionisi. In ogni caso, la sua presenza priva di mordente rassicura le famiglie.
Bertolacci – Enzo Salvi
Come il faticatore del cinema italiano, si piazza in mezzo al traffico e fa da punto di riferimento, anche culturale, per i compagni (“Me sto popo che a congelà ahò! C’ho ‘n calippo in mezzo a ‘e gambe!”).
Montolivo – Nancy Brilli
Una carriera consacrata al ruolo di fatalona svampita che si ritrova sempre al centro di gustosi equivoci. Una consistente fetta di pubblico ha sempre sperato di vederla priva di qualche capo di abbigliamento – se non le mutande, almeno la fascia di capitano.
Bonaventura – Christian De Sica
La ragion d’essere del cinepanettone rossonero: tutto ruota attorno a lui. Purtroppo se n’è accorto, e nel primo tempo gioca da solo – senza un Boldi e senza una sceneggiatura, finanche improvvisata. Nel secondo però impone la sua classe superiore: anticipa il portiere con lo stesso mordace senso critico desichico in Natale sul Nilo (“Ho fatto ‘na magia! A me Harry Potter, con quegli occhialoni, me fa ‘na pippa!”) e piazza la battuta finale con la stessa misura e classe con cui De Sica sferza i costumi in Vacanze di Natale 95 (“Ma vattela a pia n’der culo, ahò, sta vecchia me sta sempre a pedinà, ma che te vai in giro, è luglio – a bbefana è er 6 de gennajo!”).
Honda – Lillo e Greg
Due personaggi in uno: nel primo tempo, è quello che non fa ridere su cui si deve appoggiare quello inespressivo che fa quasi ridere; nel secondo tempo, quello catatonico che fa quasi ridere prevale, e anche se continua a non valere il prezzo del biglietto, strappa due sorrisini – che è più di quanto accada con i film di Ezio Greggio o le partite di Cerci. 
Bacca – Massimo Ghini
Evidentemente non un trascinatore, ma è un finalizzatore implacabile quando messo in condizione, un po’ come Ghini quando, come solo lui sa fare, interpreta con la sensibilità adeguata al ruolo il marchese Aliprando Pelillo Della Freghna o il chirurgo Massimo Rischio.
Luiz Adriano – Paolo Ruffini
Fa massa.
Niang – Massimo Boldi
Mette la sua goffaggine al servizio della causa, e rivaluta la comicità fatta di gag fisiche, tipo i tiri fuori da un metro, o due giochi di mano che forse in un altro stadio ci sarebbero costati l’inferiorità numerica. D’altra parte, non si può chiedere lucidità a uno che nasce cipollino.
Poli – Laerte Pappalardo.
Pochi minuti ma preziosi quasi quanto quelli di Laerte Pappalardo, nella parte di se stesso, nel film Vacanze di Natale a Cortina. Perché sì, c’è stato un momento in cui anche Laerte Pappalardo è stato una celebrity – e il cinema italiano proprio come il calcio vive di queste belle storie, e in fondo l’Italia tutta. Buon Natale a tutti voi (e naturalmente, annate a mmorì ammazzati ahò!!!)

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