Terapia di gruppo – CAGLIARI

cagliri

ORGOGLIO (di Giuseppe Pastore)
Dei tanti sardi che ho conosciuto, tra amici e coinquilini vari, molti non seguivano minimamente il calcio; ma tutti, se la discussione scivolava un attimo sull’argomento, non resistevano a chiedere: “Che ha fatto il Cagliari?”. Dei sardi mi rimane proprio questo: il grandissimo attaccamento alla propria terra, moooooolto superiore a quello – per esempio – dei siciliani o dei salentini. Quasi nessun sardo osa tifare per una squadra extra-isolana, e se esiste viene probabilmente trattato come un reietto, fatto bersaglio di sputi, lapidato a ogni angolo della strada. E poi lo smisurato orgoglio di appartenenza al loro Stato-Regione e il fatto che lì usi ancora tramandarsi le leggende su cui questo orgoglio è stato edificato nei tempi: e quindi, qualunque età abbia il sardo con cui state amabilmente conversando, prima o poi attaccherà a parlarvi di Gigi Riva.

2 FISSO (di Samueltron)
“Una volta ho messo 2 fisso a Inter-Cagliari.”
A dir la verità Cagliari mi dice ben poco. Mi sforzo ma proprio non so cosa scrivere. Quasi quasi improvviso per 10 righe. Cagliari Cagliari Cagliari. Come non pensare a un patagarroso, un safatagarro, un patagaio, un franco. Quella si che era tv.
Un gol di Pirlo da fuori area dopo uno slalom tra 2 avversari, ricordo bene?Le lacrime di Strasser dopo il primo gol in carriera, ci vedo giusto?
Non saprei rispondere. Sono certo solo di una cosa. Cagliari – Milan significa completo bianco per noi. Come starà Balotelli con la divisa da trasferta? Questo si che è giornalismo scomodo.

GIGIRIVA (di Paolo Madeddu)
I grandi parlavano sempre di Riva. Ma io non lo vedevo giocare quasi mai. E’ vero che io sono cresciuto in un Paese strano, in cui si vedeva mezza partita (letteralmente) la settimana, e solo la domenica. E gli altri giorni non c’erano trasmissioni che parlavano di calcio. Giusto un succinto Tg Sport verso le sei del pomeriggio, su RaiDue. E poi una cosa imperdibile di nome Dribbling, il sabato. Ma guardate, potrei sbagliarmi, scusatemi, ero veramente piccolo. Però c’era una tale carestia di calcio che il sabato sera con mio papà guardavamo sulla Tv Svizzera Italiana le sintesi del campionato elvetico. Io tenevo smaccatamente allo Zurigo, nel quale giocava un terzino capellone incontenibile, Botteron. Ma torniamo a Riva. Questo Riva giocava nel Cagliari. Anche se sentivo dire che Riva non era più molto forte. Che era infortunato. Quindi io lo immaginavo sempre con un braccio al collo, o la gamba ingessata. Però il Cagliari doveva essere certamente molto forte, per avere questo Riva. Sicché nel mio immaginario le squadre forti erano la Juventus, il Torino, la Lazio che aveva vinto un campionato, e il Cagliari. E lo Zurigo. Il Milan, non capivo se era forte o no, non vinceva campionati. Ma non era importante, io ero milanista comunque, bastava che il Milan esistesse. Come dite? Ah, già. L’Inter. Beh, non mi pareva particolarmente forte, in quegli anni non vinceva nemmeno lei. Ma gli interisti affermavano con totale certezza che l’Inter avrebbe battuto Brasile, Germania, Olanda e Inghilterra messe assieme, ed era solo un caso se non vinceva ogni anno i campionati di calcio, pallacanestro, hockey. Che il Cagliari viceversa avesse vinto un campionato qualche anno prima, invece, non lo sapevo. Ma non me ne sarei meravigliato: era la squadra di Riva.

FIGURINE (di Gabriele Battaglia)
Il Cagliari è la figurina Panini di Gigi Riva nei primi anni Settanta. Aveva la maglia per me più bella, non tanto per i colori, ma per i laccetti. Sissignori, quella specie di stringhe da scarpe piazzate sotto le clavicole che non ho mai capito a che cosa servissero. Fatto sta che poi mi sono fatto comprare dalla mamma la maglia da portiere del Milan nera, con il colletto rosso, e le medesime inutili e bellissime stringhe penzolanti. Cagliari era un posto esotico: stava al di là del mare, nelle figurine c’era sempre il sole e il cielo azzurro, avevano i laccetti. Era un po’ la Zanzibar de noantri. E quando mi addormentavo sentendo i camion che passavano sul cavalcavia sotto casa, sognavo che andassero a Cagliari.

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

Una risposta a “Terapia di gruppo – CAGLIARI”

  1. io, milanista e sardo, vi dico che non c’è poi tutta questa supremazia di tifosi del cagliari, o almeno non così schicciante, ma soprattutto che il cagliari scudettato è figlio della pioggia di soldi arrivati da casa moratti e può essere visto anche come la mancia in cambio dell’arrivo della saras e dell’intossicazione continuativa che va avanti da decenni. motivo in più per odiare il buon moratti e l’onesta inter.

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