Rino, Gigio, Biglia, Lost, il Vangelo, Una Poltrona per Due. E altre cose

Rino forse è un po’ troppo genuino quando parla della squadra, e questo rischia di ritorcersi contro di lui. Leggo qua e là che tanti attendono il suo addio a breve e tanti ci sperano (sui social, peraltro, quindi chi lo sa se è vero, potrebbero essere i soliti russi che non facendo ‘sta gran vita a casa loro hanno trovato un senso nell’inondare pure noi di fake news). Questa nube, questo vespaio filosoficoprofetico, questa enorme produzione di contenuti da parte di chiunque su qualunque cosa, oltre che il mal di testa mi mette un po’ di cose in mente.
Veniamo da un’estate tribolatissima tra minacce di esclusione dall’Europa League, Tas, escutere, fuggifuggi – a proposito, ce lo diran mai chi c’era davvero dietro il China? L’hanno detto? Perché io ho smesso di curarmente come feci con ‘Lost’ quando arrivarono ‘Gli altri’ per poi scoprire attraverso le reazioni incazzatissime dei fan che il gran mistero sotto tutta la trama era
SPOILER
che i naufraghi eran già morti fin dalla prima puntata
FINE SPOILER
Dopo l’estate il campionato è iniziato con il rinvio – inevitabile – di una prima in casa che si profilava a metà fra il ritorno a scuola e la prova tecnica. Un attimo prima, filtrava del sano ottimismo da ombrellone, l’attesa del calcio giocato che apre le vedute e scatena la voglia di tornare allo stadio, rivedersi tutti e bersi una birra al sole di agosto; mentre stavo con i
piedi in mare un mio amico mi ha telefonato per chiedermi se sarei stata a Milano e in pochi minuti ci stavamo gonfiando reciprocamente “Va che a parte Higuain, potenzialmente abbiamo la difesa della futura nazionale, eh”
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La futura nazionale sarebbe: Caldara, Romagnoli, quando – si – riprende – Conti e Chissà- se- si- è – ripreso-Donnarumma – tanto c’è- Reina.
FINE SPOILER
E allora pensavi a un ritorno con la prima lezione quasi distensiva, i saluti agli amici, stiamo anche un po’ di più che poi si va tutti al bar – invece entravi in aula ed era l’esamone, quello che rimanderesti a tutti i costi, contro una big che ce ne ha date tante negli ultimi anni. E io aspettavo al varco un giocatore in particolare. Donnarumma.
Nella vittoria non ci speravo – non che mi avrebbe fatto schifo eh, solo che anche se non scorro gli almanacchi fino al 2011 credo che la prima in casa l’abbiam vinta, vediamo, col Crotone l’anno scorso? Filtravo realismo. Però scoprire se Gigio si era ripreso dopo una stagione da sagoma di cartone contro una squadra che pareva tirargli fuori il crimine quasi quanto la Juve, era un mio pallino. Non era solo che ne ho scritto nel famoso libro Facce da Milan, ci mancherebbe: non si tratta di averci preso o meno, quanto di vedere se ne fosse valsa la pena, un po’ per tutti noi, di disperarsi all’idea di perderlo, strapagarlo, perdonargli (io almeno) qualche stra-vaccata con la scusa che una stagione no può capitare, e trovarsi pure nella paradossale situazione di tenerselo. Invece in questo splendido psicodramma collettivo che è il calcio, Donnarumma pare deciso a bruciarsi neanche 20enne, una meteora che una volta abbiam visto togliere una palla di Khedira dall’angolo (e prendersi in groppa la squadra andando a fare brutto all’arbitro, facendo annullare un gol ai Gobbi in casa), diventato Tanto-c’è-Reina. E quando la passa come a Napoli a Romagnoli così, a terra, con l’avversario bello alto, pare stia preparandosi a uscire dal calcio dalla stessa porticina di Karius.
Non che dai replay gli si possa imputare l’intera partita (perché Musacchio che la da all’unico marcato Biglia con ben due alternative a disposizione rovinando quel ben di Dio di risultato caduto dal cielo, quello è il momento in cui TUTTO è andato in vacca, ancora mi chiedo perché). Si butta tardi sul secondo gol, toh. Ma a vederlo pare ancora malfermo.
Però ricordo che il giorno dell’annuncio di Mirabelli, neanche un anno fa, misi il like a un tweet fatidico: ‘Insomma, la futura bandiera ci ha ficcato l’asta nel culo’.
In quelle ore di panico, scandalo, e consumo di insulti, mi venne in mente un passo del Vangelo, ovvero il volume intitolato Io, Ibra. Nel quale si narra di un giovane Zlatan già cuore zingaro ma giocatore meno pagato dell’Ajax, meno di Mido. Uno Zlatan che si è fatto fregare dal Malmoe, si è speso come un fesso l’anticipo per farsi il Mercedes, non ha un soldo e si fa ospitare e nutrire da Maxwell, riceve un consiglio da Van Basten. “Non dare retta agli allenatori e concentra le energie sull’attacco”. Ed è fidandosi più di Van Basten cerca di entrare nella scuderia di Mino Raiola proprio per venire rappresentato da uno che sia un pochino più figlio di puttana. Pare che Raiola gli abbia dato un foglio stampato da internet con le statistiche dei gol dei giocatori più pagati ai tempi, dicendogli che le sue, invece, facevano schifo. Poi vabbè, Capello si dedicò a ‘tirargli fuori l’Ajax a legnate’ e Ibra è diventato Ibra che già stava con – e qua cito – ‘quel ciccione di Mino’.
Perciò il D-day mi era venuto il sospetto che tutta la scenetta di Gigio che si avvia verso la porta salutando i tifosi e benedicendo pali e traversa con i guantoni, tutto quel ricucire quello strappo tra stadio e squadra, fosse il suggerimento di una volpe al suo assistito. E che io c’ero cascata. Che tutti c’eravamo cascati. Ne avevamo bisogno. E mentre la scorsa stagione si avviava con una secca di vittorie in casa a dir poco tragica, l’ho visto risvegliarsi giusto contro il Bologna.
Poi boh. Poche altre, le riprese. A Roma in semifinale.
E Rino, meriti e demeriti del caso, in questo ronzio pre-Roma, dopo appena UNA partita giocata (che abbiam pure rischiato di pareggiare), mi ricorda Giobbe nell’Antico Testamento (…quello vero). Per chi non sapesse o ricordasse, spiego veloce: quella di Giobbe è la storia di un uomo devoto che finisce oggetto di una discussione fra Dio e Satana. Satana sostiene che Giobbe non bestemmia perché ha avuto tutto dalla vita – soldi, figa, figli – e Dio gli risponde: ‘Maddai? Dici che se lo trapani di sfiga mi bestemmia? Bell’idea, ci sto!’ e da lì in poi piovono su Giobbe una serie di disgrazie che in confronto le piaghe d’Egitto son state una leggera perturbazione atmosferica.
Non è che sembri la trama di ‘Una poltrona per due’, E’ la trama di ‘Una poltrona per due’. A Rino puoi dire tutto ma certo non ha particolarmente culo. Naviga di bolina, gli si rimescolano le carte ogni due per tre, protegge i suoi giocatori e lavora. Si prende le colpe e se le da per primo. Avendone. Come la squadra bassa. Come Biglia per quel Bakayoko che pareva smarrito (e se l’avessimo visto così a San Siro, minimo qualche commento inerente al solo problema che pare avere il nostro Paese, cioè gli stranieri, l’avrei sentito urlare). Io mi auguro che smentisca tutto e tutti con quel poco di tempo, di materiale umano (sapevate che Zielinski il Napoli l’ha pagato cinque milioni in meno di noi Bertolacci? Dall’Empoli. Quando non avevamo i soldi per far mercato) e ne esca a testa alta. E non voglio pensare Tanto-Prendiamo-Conte.
Chiudo da dove son partita, sui modi genuini di Rino. Non ricordo quale calciatore si fece scappare questa indiscrezione su Fabio Capello, ma suonava più o meno così: “Con lui è: ‘ho vinto, abbiamo pareggiato, avete perso”. E a Rino non mi sento di imputare di non essere da Milan perché ha tenuto la squadra bassa e ha tolto Biglia, perché tanto il giorno prima il pretesto per criticarlo era che aveva messo Borini e Bonaventura.
Non è solo una questione di cuore, qua. E’ che ne abbiam giocata appena una, maledizione, una sola.

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