L’ALBERO DI NATALE. In tono con il clima frugale e severo con cui si spera di imbonire i tifosi e togliersi un po’ di dosso i media, è un po’ spelacchiato, stile Comune di Roma, e campeggia in disparte nella Sala del Camino, aspettando l’arrivo del Fantasma dei Natali Passati per tornare a risplendere. Ma quando questi arriva dal freddo nord, pacioso e accondiscendente con le sue guanciotte rubizze e il sopracciglio volante, e inizia a dare consigli su come riprodurre il suo famoso albero di Natale, si sente l’eco lontana di un altro Fantasma, più inquietante: “Questo è un ordine: d’ora in avanti giuocheremo con due puntali!”.
IL MAGLIONE. Tradizione della mattina del 25, lo si indossa per andare dai parenti cui non si fa visita da 365 giorni. Ma siccome non ci si può allontanare da Milanello, daremo uno sguardo alle stanze meno frequentate nel resto dell’anno – per esempio, la palestra. Cutrone e Locatelli, i più cicci della compagnia, spopolano sui social; Borini invece è un po’ giù di morale: convinto di fargli cosa gradita, il Milan gli ha regalato un maglione con la faccia di Niang.
IL MERCANTE IN FIERA. I giocatori vengono accolti in sala da Massimiliano Mirabelli vestito da Gran Visir con sottana, babbucce e in testa un turbante in taffetà di seta. Il nostro valente ds distribuisce una carta a ogni giocatore. Ma a partita abbondantemente iniziata, ci si rende conto che per venticinque giocatori non ci sono abbastanza carte – argh! Riusciremo ad ottenere un rifinanziamento dalla Modiano?
LA TOMBOLATA. Ideale per cementare lo spirito di gruppo, mandare a memoria numeri e ruoli (“19, O’ Capitano!”), imparare a districarsi tra differenti sistemi di gioco: è meglio difendersi con tre o quattro cartelle? Contrariamente alla classica versione con 90 numeri, a Milanello ne circola una versione allargata in cui si arriva fino a 97.
LA RECITA. La televisione è stata proibita, per evitare che qualcuno veda programmi che vanifichino il lavoro su attenzione e ragionamento (o peggio, programmi con Massimo Mauro) però ai ragazzi è consentito inscenare una recita natalizia che riproporrà il grande classico della tv delle feste: Una poltrona per due. Il copione lo conoscono tutti: un bianco ricco ma arido, senza veri sentimenti che gli scorrano nelle vene, si scambia di ruolo con un nero un po’ male in arnese ma dal cuore grande. Per tutta l’allegra famiglia rossonera seduta attorno al focolare, risate assicurate da Alessio Romagnoli e Cristian Zapata.
‘O PRESEPE. “Te piace ‘o presepe?”, chiede col suo spiccato accento un allenatore tuttora a libro paga, mentre sopra il mento liscio e levigato gli spunta un sorriso (aaargh! Aargh! Perché sorride?) E quando quelli rispondono che “No, ‘stu presepe nunn’è accussì bell’”, questi provvede freneticamente a cambiare la disposizione delle capanne, dei pastorelli, degli zampognari: “E mmò, te piace o’ presepe?”. A mezzanotte del 25 tutti impugnano la loro bella stella filante per festeggiare l’arrivo del Bambinello Gigiù – ma ecco a sorpresa il Bue!, che muggisce rauco: “Sono shtango di questo glima osdile e violende!”.
IL CORO NATALIZIO. L’atmosfera è mesta per i risultati, e tutti sono un po’ tristi per la distanza dalle fidanzate e dalle famiglie – eccetto naturalmente i fratelli Donnarumma. “Qui ci vorrebbe un Tannenbaum”, suggerisce Rodriguez; “Il Borussia non lo molla, va benissimo Kalinic”, ribatte Mirabelli. Montolivo propone Tu scendi dalle stelle, ma gli stranieri non sanno le parole e Musacchio rilancia suggerendo Jingle Bells: “Troppo complicata”, protesta Abate. Si finisce per giungere a un accordo su Despacito, però cantata molto lentamente.
LA CENA. Alla fine Fassone si intenerisce, e concede il cenone! Purtroppo le ordinazioni erano state fatte dal precedente preparatore atletico, noto per la sua predilezione per la dieta vegana, ragion per cui il cotechino è di seitan, il panettone è di tofu, i ravioli di tempeh, lo zampone di Gustavo Gomez. Quando appare l’ultimo dolce, rigorosamente a base di quinoa, l’amministratore delegato inizia a percuoterlo furiosamente, tanto che Gattuso impressionato chiama la sorveglianza: “Venite, Fassone sta menando il torrone”. Nessuno interviene.
I REGALI. Finalmente il momento che tutti attendevano, ma temevano non arrivasse: la distribuzione dei doni. Ma chi farà Babbo Natale? Bonucci mostra il contratto, dove è scritto chiaramente che tocca a lui; Biglia fa notare che lui è il vicebabbo, Montolivo e Abate mettono il muso, sbuca Raiola che annuncia: “O lo fa Gigio, o se ne va al PSG”. Per mettere d’accordo tutti si opta per José Mauri, ma ormai è il 26 dicembre e bisogna preparare un derby – che dopo questo Natale sobrio e morigerato sarà certamente ricco di soddisfazioni.