Sulla prima di Cristian Brocchi si staglia l’ombra del nostro ex allenatore – anche a causa dell’avversario, la sua ex squadra (insieme a Roma e Lazio) (ma questo qualcuno se lo dimentica, perché per gli interisti e i Massimi Mauri del mondo, Mihajlovic e Facchetti sono le leggende buone su cui si regge la storia ironica e buona dell’Inde). Di conseguenza, le nostre Pagelle Senza Voti sono dedicate a: serbi celebri. Possibilmente, non tigri.
Donnarumma – NOVAK DJOKOVIC
Quagliarella e Fernando lo cercano prima da fondocampo, poi sottorete, ma la smorzata dei loro entusiasmi è impeccabile.
Abate – BOGOLJUB KARIC
Perseguitato politico, uomo d’affari, benefattore e filantropo, divenuto col duro lavoro proprietario di tre quarti di Serbia e – come spesso succede in questi casi – fondatore di un partito politico che vuole il bene del popolo. Questa la sua versione. La versione del governo di Belgrado è che ha sottratto a una società pubblica circa 60 milioni di euro e si è (oh, momentaneamente!) trasferito in Russia, dove – come spesso succede in questi casi – gode della stima di Putin. Lui – come spesso succede in questi casi – dice di aver fiducia nella magistratura. Ecco, il nostro problema con Abate è questo: la sua versione di se stesso e la nostra divergono: secondo la sua, è un difensore grintoso capace di crossare. La nostra, è che se l’amichetto Pogba gli soffia sulla spalla, lui vacilla – e i suoi cross vengono usati da Putin per colpire i dissidenti.
Alex – SUZANA DROBNJAKOVIC in arte SASHA ALEXANDER
Si dice che Berlusconi voglia al suo posto Mexes, che fa più scena. Eppure lui, vuoi per i gol alle avversarie blasonate, vuoi per i salvataggi miracolosi in area, a noi ruba sempre l’occhio: come la musona dottoressa Isles di Rizzoli & Isles, è oggetto di un culto per pochi.
Romagnoli – BEBA LONCAR
Interprete di circa seimila film italiani di serie B (se non di Lega Pro) tra gli anni 60 e 70, ha il suo apogeo in Brancaleone alle Crociate – o forse, nella canzone erotica “Dentro”, del 1978, in cui garantisce di essere “tanto puttana”. Più che il donnanudismo però il suo genere è il vedononvedo. E il problema di Romagnoli è quello: a volte in difesa lo vediamo. A volte, proprio no.
Antonelli – MARINA ABRAMOVIC
La sua partita è una specie di complicata installazione che vuol essere un viaggio nel dolore teso a sollecitare dal pubblico una risposta emotiva atavica – ottenendo per lo più l’espressione di Alberto Sordi davanti alle opere d’arte concettuale. Ma siamo sicuri che al Guggenheim lo apprezzeranno.
Bertolacci – VLADE DIVAC
Boh, magari è bravo con le mani.
Kucka – NIKOLA TESLA
La verità è che è cent’anni avanti: non solo ha capito prima di tutti che i suoi compagni vanno a corrente alternata, ma è anche vicino a scoprire una verità fondamentale: che tra la sua ex squadra e la sua squadra attuale non c’è più differenza; perciò gioca da gladiatore il derby con la Samp, illuminando la partita in modalità inaspettate. Fondamentale quando, con un intervento energetico polifase da dietro, invece di farsi cacciare dalla comunità scientifica recupera il pallone che poi andrà in porta.
Montolivo – DUSKO POPOV detto “TRICICLO”
Protagonista di una vita romanzesca, fu una delle più grandi spie della Storia. Proprio come lui, il capitano spia la partita, simulando abilmente di prendervi parte. In ogni caso, l’idea del triciclo non è da scartare. Magari un’Apecar è ciò che manca al suo gioco.
Bonaventura – EMIR KUSTURICA
La sua filmografia pare improntata a una certa nostalgia della vita zingara, e la sua partita è ampiamente Underground fino al guizzo devastante sulla destra, a mettere la Palma d’oro sui piedi di Bacca.
Bacca – NINA SENICAR
Ha una laurea in Bocconi con voto molto alto, ma dopo aver fatto la valletta di Teo Mammucari in qualche roba, e quella di Ezio Greggio in qualcos’altro; dopo l’epoca d’oro dei calendari in cui ne ha fatti più di Frate Indovino, e finalmente l’Isola dei Famosi, par di capire che come Bacca, fa quello che può col palinsesto che c’è: stasera riceve QUATTRO palloni, e guardacaso uno lo mette dentro, due vengono sventati da Viviano (uno di questi in rabona), l’ultimo gli viene passato malissimo da Bonaventura in un tre contro uno. Forse in un palinsesto migliore verrebbe fuori anche meglio.
Balotelli – MILA JOVOVIC
Siamo così abituati male, che ci commuove anche solo vederlo correre e tirare senza mai inquadrare la porta. Ma è già un passo avanti aver smesso di tirarsela da diva – perché magari lo ha capito, che non vincerà mai un Pallone d’Oro né un Oscar.
Poli – GAVRILO PRINCIP
Come il rinomato attentatore che sparò all’arciduca Franz Ferdinand, appena entra in scena si scatena il rissone. Il bello è che non si capisce a quale dei due schieramenti dia più sui nervi.