Milan-Verona 1-1, le Pagelle Che Non Lo Erano

Verona ha dato al mondo Malesani, il pandoro, Umberto Smaila e i concerti dei cantanti bolliti all’Arena di Verona. Tanto è bastato a William Shakespeare per capire che era un posto fatale del cavolo: ecco perché vi ha ambientato The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet alla quale ispiriamo le nostre Pagelle Senza Voti per la lamentablissima Milan-Verona.

Donnarumma – GIULIETTA CAPULETI romeo giuliettaLa virgulta imberbe (o quasi) che paga con la vita le magagne altrui. Forse farebbe meglio ad accettare il matrimonio combinato con qualcun altro: l’amore ha tutta l’aria di non portarle alcun vantaggio.
Abate – IL CONTE CAPULETI
Rigido e irrazionale, autoritario ma privo di reale autorità, incapace di amare e di farsi amare. Eppure ha avuto tutto dalla vita: 210 presenze col Milan (duecentodieci) (quante ne ricordate, da incorniciare?), un contratto rinnovato fino al 2019, uno stipendio superiore a quello di 24 giocatori della Fiorentina su 25, un procuratore potente che potrebbe piazzarlo in tutte le squadre del mondo – ma stranamente lo rifila sempre alla nostra. Forse perché è scarso. Ma scarso, eh. Dite, qualcuno ha mai notato quanto è SCARSO? No, perché è S-C-A-R-S-O.
Romagnoli – LA BALIA
Dolce, materna, protettiva e complice della sventatella che le è stata affidata, ovvero la difesa del Milan. A un certo punto, come in un sogno, lo vediamo tentare il coast to coast francobaresico per esasperazione. Wikipedia ha una buona definizione: “l’elemento comico del dramma”.
Alex – FRATE LORENZO
Eh, si vede lontano un miglio, che la brutalità del mondo lo turba: quando Toni cerca di compiere l’irreparabile, lo trattiene per il suo bene; le poche altre volte in cui il Verona si fa realmente pericoloso, lui è da qualche parte a cercare la sua fede in Dio – ma non in area, cosa che mette duramente alla prova la fede in Dio dei tifosi milanisti.
De Sciglio – GREGORIO
Personaggio secondario cui sono affidati pochi interventi che ne dimostrano la velleitaria stupidità. Due in particolare, all’inizio del dramma, si attagliano perfettamente all’ex erede di Maldini, oggi a malapena erede del Giovane Antonini: “Quando li avrò davanti a me, aggrotterò la fronte. E vediamo come la prenderanno” (…la sua idea di difesa) e “Aver fegato è piantarsi fermi” (…la sua idea di attacco).
De Jong – ROMEO
Entra in scena, ed è tragedia. Si suicida pronunciando la famosa frase: «E così, con un rusone, io muoio». Forse paga anche colpe non sue – ma sostanzialmente, l’unico scenario in cui ora come ora potrebbe farsi valere è di notte sotto un balcone, a tu per tu con una femmina. E nemmeno troppo robusta.
Montolivo – ROSALINA
Ovvero, il personaggio che non compare. E’ la fidanzata di Romeo, e sappiamo dei suoi occhi luminosi, della sua fronte alta e le sue labbra scarlatte, dei suoi piedini, delle sue lunghe gambe e “le sue cosce eccitate, per quei territori lì confinanti”. Ma Shakespeare decide che non entrerà in scena. Purtroppo, nonostante lo sguardo ispirato, Mihajlovic non è Shakespeare (diversi studiosi, esaminati i suoi sonetti, hanno smentito l’ipotesi).
Bonaventura – MERCUZIO
Ovvero il personaggio in cui il pubblico tende a identificarsi, una volta messe da parte le smancerie sul profumo della rosa, gli occhi come stelle, e la fiscalità spagnola. Si batte per gli amici – ma quando capisce che la fine è inevitabile, nel soccombere manda tutti a remengo come si meritano (“La peste a tutti voi!”).
Niang – TEBALDO 
Il nipote rancoroso, figlio del conte Capuleti e di Raiola: convinto di meritare un po’ di zompi con la protagonista (oppure, in second’ordine, il Pallone d’Oro) si distingue per un paio di giocate decenti, che lo persuadono di essere il più forte in campo. Più volte, nello stile di Ibrahimovic o quanto meno di Balotelli, insulta platealmente i compagni di squadra che non lo assecondano. Forse perché notano quei piccoli problemi a stoppare il pallone – che naturalmente, non inficiano la sua grandezza.
Luiz Adriano – LADY CAPULETI
Segnare segna, ma il guardalinee vanifica il tutto; ha qualche occasione ma sembra molle, deluso dal partner, disincantato e rassegnato a non essere amato e a fare da seconda scelta. A questo punto è abbastanza chiaro che anche se reciterà la sua parte, difficilmente lo vedremo lottare. Se non con la parrucchiera.
Bacca – REGINA MAB
Segna, manda in porta Luiz Adriano, manderebbe in porta Bonaventura di tacco, ha due occasioni decenti nel secondo tempo; come la fata evocata da Mercuzio, illude chi la guarda di avere un attacco più forte di quello che ha realmente. D’accordo, Mercuzio non dice proprio così, però Shakespeare parlava a gente che non aveva ancora inventato il calcio, e proprio come Bacca doveva adattarsi, contenendo la sua frustrazione (…non ne ha fatto una tragedia) (ma è l’unico argomento su cui non ne abbia fatte).
Kucka – IL PRINCIPE SCALIGERO
Cerca di ristabilire l’ordine nel centrocampo dilaniato dalla faida tra la casata di quelli che non sanno giocare e quelli che non ne hanno molta voglia. Con buona volontà ma non con grande efficacia, visto come i cadaveri abbondino attorno a lui – e qualcuno di loro è titolare fisso.
Bertolacci – BENVOLIO
Figura buona ma inefficace. Appena entrato in scena, grida agli astanti: “Fermi, insensati, fermi! Idioti! Non sapete quel che fate!” Non avremmo saputo dirlo meglio.

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