Come (forse) sapete, le nostre pagelle senza voti sono dedicate alla città da cui provengono i nostri avversari. Tranne quando si verificano circostanze tali da richiedere temi ad hoc – e chi negherà che da ieri sera, la Storia del Calcio è cambiata, e fin d’ora potremmo dividerla in due epoche, separate dal 28 novembre 2015:
1) “niente di che” 2) “l’ERA DI NIANG”.
In attesa di capire se le altre squadre vogliono davvero proseguire – a loro rischio e pericolo – questo campionato, omaggiamo la nostra implacabile macchina da gol, per l’appunto, con la macchina che lui predilige: la Ferrari. In fondo, ne ha distrutta solo una (contro un albero) (dopo aver centrato altre 7 auto, in Francia, guidando senza patente) (ed essere fuggito senza prestare soccorso ai feriti) (prima in auto poi a piedi) (ma non confondetevi con la volta che stava guidando senza patente a Milano) (quella volta era Traoré, come ha dichiarato ai vigili). E comunque, tanto quella Ferrari non era la sua – altrimenti l’avrebbe certamente guidata come un vero pilota della scuderiadiMaranello. Ed ecco quindi, che nel valutare il Milan guidato da Niang, abbiamo fatto ricorso a chi ha guidato una Ferrari in Formula 1.
Donnarumma – FELIPE MASSA
I riflettori sono su di lui, ma non ne combina una giusta – che strano, no? Non para nemmeno il rigore: eppure dopo che il suo procuratore, sant’uomo, lo ha valutato 170 milioni, ci aspettiamo che li pari in retromarcia.
Abate – GEHRARD BERGER
Non si fa notare – ed è un bene, giacché solitamente le volte che lo si nota è perché c’è un’auto, un’area di rigore, o uno spogliatoio in fiamme.
Alex – CARLOS REUTEMANN (“El gaucho triste”)
Entrambi hanno tentato la difficile impresa di sostituire chi veniva prima di loro: nel caso di Reutemann, Niki Lauda; nel caso di Alex, dei calciatori professionisti. Nessun incidente – ma non per questo sarà mai all’altezza.
Romagnoli – MICHAEL SCHUMACHER
Non si attira simpatie, litiga con la lingua italiana, con il pallone in area (avversaria) e con i twittaroli che gli ricordano quel titolo falso e cretino della Gazzetta dello Sport, ma sta prendendo confidenza e gestisce chirurgicamente ogni situazione. Per le vacanze, speriamo che vada al mare.
Antonelli – ALAIN PROST (“Il professore”) (o, per i tifosi brasiliani di Senna, “O cauteloso”)
Da uno come lui ci aspettiamo sempre di più, ma per qualche motivo non arriva.
Montolivo – IVAN CAPELLI
Si trova nella posizione per fare risultato, ma la safety car è più veloce di lui.
Kucka – NIGEL MANSELL (“The british bulldog”)
Attacca, difende, accelera, rallenta (gli avversari): dire che è ispirato sarebbe troppo, ma quando la partita non ha troppe curve e problematiche tattiche, è quasi impossibile superarlo.
Poli – EDDIE IRVINE
In un certo senso, su di lui si può contare: se c’è un problema meccanico, lo farà puntualmente emergere.
Bonaventura – NIKI LAUDA
Sicuramente il milanista dal rendimento migliore degli ultimi tre anni – come contributo alla causa e come continuità. Sospettiamo che potrebbe essere utile pure se andasse a fuoco.
Honda – GIANCARLO FISICHELLA
No davvero, c’era anche lui.
Cerci – RUBENS BARRICHELLO
Ebbene sì, abbiamo il brasiliano diventato altruista. Forse perché fare il brasiliano non gli viene più particolarmente bene, diranno i maligni tra voi (sostanzialmente, quindi, tutti voi). Ma dopo il memorabile assist al Nulla contro la Juventus, cerca di dare il pallone a dei compagni che esistono realmente, tangibilmente – in questo universo, e nello stesso stadio.
Bacca – JEAN ALESI
Ci mette la buona volontà, ma gli cede la power unit, buca la scarpa, inceppa le sopracciglia, fonde il pallone, problemi elettrici, dadi spanati, insomma incappa in tutti gli incidenti possibili. Pazienza, si rifarà al Gran Premio di Crotone, o sul leggendario circuito di Carpi.
Luiz Adriano – JODY SCHECKTER
Nonostante le pochissime pole position, gli basta poco per salire sul podio e spruzzare lo champagne sulla fascinosa sergentessa serba che fa la preziosa con lui.
Niang – KIMI RAIKKONEN
L’uomo di ghiaccio trascina la scuderia del biscioncino rampante a un’impresa che mancava da tempo immemorabile: una vittoria tranquilla, in casa, su una squadra in crisi. Noi saremmo per ritirare la maglia fin d’ora. Se poi dovesse tornare quello delle precedenti cinquanta partite, a maggior ragione.