Milan-Sampdoria 1-0: le Pagelle Che Non Lo Erano

Insomma, siamo sull’orlo di una guerra mondiale, si può pensare al calcio e alle pagelle? Sì, amici. Ma responsabilmente. Del resto guardando Milan-Sampdoria non potevamo fare a meno di pensare alla Russia e all’Ucraina, un tempo unite da un’amicizia che solo in parte era basata sulla tendenza della prima a invadere festosamente i Paesi vicini – come se fosse una brutta cosa, poi. Non è quello che ci aspettiamo dai nostri giocatori, in fondo? Ecco allora che le Pagelle Senza Voti si propongono di riabilitare i leader di Russia o URSS, paragonandoli ai nostri ragazzi irresistibili.
Maignan – SILVIO BERLUSCONI
Applicando le teorie rivoluzionarie di quello che per almeno vent’anni è stato il punto di riferimento della Sinistra italiana, con la sua (tele)visione del gioco crea i presupposti per la presa del potere. A parte un tiro di Candreva che blocca in sicurezza, in 95 minuti nessun avversario riesce a impensierirlo, anche perché è molto ben difeso: nemmeno l’avvocato Ghedini potrebbe fare di meglio.
Calabria – LEONID BREZNEV
Esercita un potere truce e severissimo sulla fascia, soffocando le iniziative e le libertà di espressione altrui. Così si fa.
Romagnoli – JURI ANDROPOV
Non ha occasione di combattere guerre fredde o calducce, ma non perché si ammala di colpo: semplicemente, l’attacco blucerchiato collabora con encomiabile spirito bielorusso. Come il compagno Andropov, viene ammonito dalla comunità internazionale per l’abbattimento di un aereo civile a centrocampo, ma sono cose che capitano – Gesù, non si può più fare NIENTE?
Tomori – KONSTANTIN CERNENKO
Neanche lui viene impegnato in conflitti atomici, ma non certo per mancanza di volontà. Semplicemente, il destino decide diversamente, altrimenti abbiamo fondate certezze che si sarebbe distinto in modo particolare durante un’escalation nucleare come Dio comanda.
Florenzi – VLADIMIR ILIC LENIN
C’è un vuoto sulla fascia sinistra, lui lo riempie con la coscienza di classe. Corre avanti e indietro, soccorre gli attaccanti, blocca i nemici del popolo informando il pubblico che “Non è di slanci isterici che abbiamo bisogno, ma dei passi misurati dei ferrei battaglioni del proletariato”. Il pubblico, impressionato, annuisce.
Bennacer – NIKITA KRUSCEV
Riforma il centrocampo e trascina la collettività in un crescendo che culmina in una buona occasione per il raddoppio, nel secondo tempo. Purtroppo, come evidenziato anche in un famoso contropiede alle Nazioni Unite, qualcosa non va del tutto in quella scarpa.
Tonali – JOSIF STALIN
È il volto spietato del nostro pressing, il Piccolo Padre che annichilisce gli oppositori. Al suo passaggio, i dissidenti abbandonano le proprie malsane idee controrivoluzionarie – e il pallone.
Messias – MICHAIL GORBACIOV
Immagina un gioco diverso, che non tutti capiscono, ma che smuove le barriere sociali tra i reparti; si batte perestrojkeggiante anche in fase di recupero e cerca il gol che trasformerebbe la partita in una più serena affermazione del proletariato. Falcone, come Serra, glielo nega ingiustamente.
Leao – VLADIMIR PUTIN ( 2012-2018)
Naturalmente, in questo caso parliamo del mandato dal 2012 al 2018, quando fu eletto per la terza volta dal popolo, nella massima libertà di scelta. Alla prima opportunità, sottomette il suo oppositore e sgomina il bieco complotto sampdoriano. Qui sarebbe giusto approfondire il concetto di Leaodership nel mondo moderno, ma sappiamo bene che certa gente ci legge con le fette di salame ideologiche sugli occhi.
Giroud – VLADIMIR PUTIN (2018-2024)
Sempre minaccioso, e sorprendentemente instancabile: a dispetto dell’età, corre e salta per 95 minuti invece che starsene comodone in quel suo famoso lettone. Grandi manovre in area altrui, pressing intimidatorio sugli avversari che manifestano flebili intenzioni di riprendere in mano la partita – ed è sempre generosamente disponibile a fare da sponda per chiunque voglia annientare patetiche forme di resistenza.
BrahimDiaz – VLADIMIR PUTIN (2000-2008)
Come il primo Putin, sta prendendo confidenza, perché portare la maglia degli zar non è facile per nessuno: manovrare ad alto livello non è una passeggiata come guidare il KGB. La sua partita è convincente, ma la sua giusta voglia di far danni al mondo non è ancora assecondata dalla piena forma fisica; quando verrà, è molto probabile che ci divertiremo davvero.
Kessié – DIMITRI MEDVEDEV
Un Presidente privo di reali poteri, che gestisce una breve porzione di partita con un certo zelo – nulla da eccepire in merito – ma l’opinione pubblica percepisce che sta occupando un posto non suo. Peccato, ma che possiamo farci, al mondo c’è chi invece che essere leader preferisce essere, banalmente, un oligarca pieno di milioni di provenienza sospetta. In fondo è una scelta di vita che tutti prima o poi ci siamo ritrovati a fare.
Saelemaekers – BORIS ELTSIN
Di sicuro porta del movimento. Iniziative sorprendenti, errori raccapriccianti, ma anche momenti ubriacanti.
Rebic – GEORGIJ MALENKOV
Noi stravediamo per lui, ed è ovvio che sta cercando di ritrovare quel misto di opposti (lucida applicazione e follia psicopatica) che lo rendono unico. Nel frattempo, è sconcertante per la quasi totale mancanza di feeling col pallone e i compagni, un po’ come questo premier dimenticato dalla Storia che si espresse contro la teoria dell’infallibilità del governo (…in Russia, capite) e cercò di opporsi agli armamenti nucleari in quanto pericolosi per la sicurezza del mondo. Ovviamente fu costretto a dimettersi, per il bene di tutti. Ma soprattutto il suo.
Krunic – DONALD TRUMP
Lo sappiamo che è dalla terza riga di queste pagelle che qualcuno si sta innervosendo e pensando “Le solite insinuazioni disgustose, come al solito i russi sono cattivi mentre gli americani sono tutti buoni, vero, COMUNISTI???!!?1!”. Perciò, concludiamo con un presidente certamente americano, che certamente ha contrastato la Russia con tutte le sue forze. E chi meglio di Krunic può essere paragonato a Trump, per la sua capacità di…
Ah, boh. A voi viene in mente qualche capacità specifica? Non c’è fretta, ci trovate sempre qui. Siamo un po’ come Putin.

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