Tra le intuizioni del sampdoriano Paolo Villaggio c’è la fulminea successione dell’illusione e disillusione di Fantozzi, che nel giro di poche giocate del Megadirettore Clamoroso Duca Conte Pier Carlo ing. Semenzara al casinò, “in due ore salì vertiginosamente quasi tutti i gradini della gerarchia aziendale, anche a tre a tre”. Fino a quando “la fortuna voltò rovinosamente le spalle” al dirigente della ItalPetrolCemenTermoTessilFarmoMetalChimica, con l’impiegato di 12ma che vede svanire a uno a uno tutti i simboli del riscatto. Avendo vissuto nel giro di pochi giorni la medesima esperienza contro le megaditte Udinese e Sampdoria, i tifosi milanisti non possono fare a meno di guardare alla prestazione di ieri con lo stesso spirito del ragioniere che dà l’addio a tutto ciò che credeva di aver conquistato.
Donnarumma – TELEFONO
Non molto occupato: gli attaccanti rivali lo cercano pochissimo. Lui risponde sempre.
Come nel caso dell’arredo in questione, di più non si può avere: messo a spingere sulla fascia, si rivela più efficace di quelli che in teoria lo fanno di mestiere.Tra l’altro, il mobiliere sostiene che l’amabile Juraj ha fornito il tessuto in questione dalla sua impareggiabile collezione personale.
Romagnoli – POLTRONCINA IN SKAI O FINTA PELLE
Non ci lascia col sedere per terra, ma ancora una volta sembra solo l’imitazione di un oggetto di pregio.
Zapata – MOQUETTE
Anche se in disuso da anni, gli avversari lo trovano sempre soffice e piacevole da calpestare.
Paletta – TAPPETO
Per quanto prezioso in generale, stavolta è su di lui che inciampa tutta la squadra.
A un certo punto verso la metà del primo tempo sembra, incredibilmente, un elemento di peso. Ma presto i tarli vengono allo scoperto – alcuni di loro tra l’altro sembrano avere una maggiore dimestichezza col pallone.
Sosa – SCRIVANIA CON PIANO DI CRISTALLO
Dovrebbe essere quello lucido, su cui appoggiarsi per apporre una calligrafia elegante a centrocampo. La sua vera firma sulla sua partita è l’espulsione per doppia ammonizione. Comunque stavolta scaglia un solo pallone al secondo anello invece di tre – a dimostrazione che è vero, se crediamo nei nostri giovani finiscono per mostrarci i loro margini di miglioramento, e sono investimenti in cui credere.
Pasalic – NAÏF JUGOSLAVO ALLA PARETE
È il più presente nell’area avversaria, così si trova spesso dove ci vorrebbe un artista più sensibile. Non solo: un suo tiro da fuori possiede quella sacrosanta umiltà per volare basso e spaventare Viviano. Ma quando gioca palla a centrocampo è esattamente come Wikipedia descrive l’arte naïf: “Privo di specifica formazione artistica, di livello culturale modesto; caratterizzato da una notevole semplificazione concettuale e da una certa modestia tecnica ed esecutiva, sia nel disegno che nella stesura del colore e nell’impianto prospettico e compositivo d’insieme”. E tuttavia, “Possiede comunque una certa consapevolezza delle sue caratteristiche, oltre che serietà e rigore sufficienti a porsi su un altro piano rispetto all’arte dilettantistica”.
Suso – DITTAFONO
Cerca di istruire le maestranze sul da farsi, ma non trova un singolo collega che recepisca i suoi suggerimenti. Loro sono di coccio, va bene, ma lui non se n’è ancora accorto?
Deulofeu – LAMPADA DI OPALINA
Ogni tanto si accende, e mostra cose ben strane. Giochi di prestigio con i piedi, incertezze enormi, retropassaggi a Donnarumma dalla tre quarti avversaria, avversari saltati sulla linea di fondo, pali mirati accuratamente. In queste due partite, non ci è stato utile. Però nessuno può negare che sia decorativo.
Qualcosa ci sfugge. Come può essere ai ferri corti con l’allenatore che continua a farlo giocare nonostante abbia un problema tremendo con la porta, con la palla, con i compagni? Siamo anche stanchi della diatriba tra i #Nonglidannopalloners e i #Nonfamovimenters. Comunque stiano le cose, non sappiamo quanto si potrà andare avanti con cotanto prestigioso vegetale.
Lapadula – ACQUARIO
Anche qui siamo in zona diatriba, pro e contro, #generosers contro #scarponers. Due cose sono evidenti. La prima, è che entra con la voglia di strafare – e va in apnea. La seconda, è che entra con la voglia di strafare – e va in apnea. No, non ci stiamo ripetendo: nel secondo caso intendiamo dire che forse se nuotasse un po’ più tranquillo, per qualche minuto in più e non alla fine di partite in cui la squadra ha l’acqua alla gola, magari capiremmo un po’ meglio che razza di pesce è.
Abate – QUADRO ECCLESIASTICO
Stiamo perdendo, stiamo tutti pregando, ma Vincenzino, Dio lo benedica, pur di non giocare con due punte, mette il nostro abatone – che beninteso era stato giudicato abbastanza fuori uso da causare una riforma – invece bang, ecco la controriforma. Se il nostro allenatore vuole che noi pensiamo continuamente ai Santi, non dubiti: le sue sostituzioni ci portano spesso a considerazioni di attinenza religiosa.