La curva ha chiesto, a furor di hashtag, undici leoni. Abbiamo sicuramente visto in campo quattordici animali – ma l’ebbrezza della vittoria ce li ha fatti sembrare fieri, maestosi, perentori e soprattutto felini.
DIEGO LOPEZ – Aslan
Il guardiano di Narnia si offre in sacrificio per espiare le colpe del suo popolo pingone, e viene puntualmente trafitto – da distanza ravvicinata. La cosa interessante è che la strega è a nostro libro paga.
BOCCHETTI – Leone di Lernia
I più giovani tra voi lo conosceranno per la truzzeria loquace dello Zoo; i meno giovani, per stilosissime riletture di brani epocali (The rhythm of the night = Ti si’ mangiat’ la banana). Ma solo gli anzianissimi ricorderanno l’artista di Trani negli anni 80, impegnato esclusivamente nell’apparire alle spalle degli inviati di Novantesimo Minuto a San Siro, per dimostrare ai parenti a casa che ce l’aveva fatta, andava IN TV! Bocchetti ha chiaramente voluto citare quelle performance, apparendo a San Siro alle spalle degli altri; dal punto di vista squisitamente citazionista, lo abbiamo apprezzato tantissimo, e speriamo anche la gente al paese.
RAMI – Il Lion, lo snack della Nestlè
Toglietelo dal campo o ce lo mangiamo. Da un paio di mesi gioca come se fosse ricoperto di caramello, riso soffiato e ghiotto cioccolato al latte: qualunque bambino, anche ultimo in classifica, è in grado di scartarlo e farne un boccone per merenda.
ZACCARDO – Il raisuli de Il vento e il leone
Lui è Mulay Zaccarduli il Magnifico, unico difensore dei fedeli – in lui scorre il sangue del profeta: imperioso come Sean Connery, crossa (oh, sì), si inserisce, causa rigori, segna, in poche parole si carica sulle spalle un popolo vessato e lo trascina al trionfo.
ALEX – Alex di Madagascar
Beh, dai. Quanto ve la aspettavate?
POLI – Il leone dell’Euronics
Del drammatico testimonial dei rivali del MediaWorld può vantare l’assenza totale di carisma, stile, brillantezza – e il fatto di ritrovarsi del tutto incongruamente a fingersi re della foresta. Vederlo lì lascia sempre attoniti, però qualcuno ce lo ha messo e che gli possiamo dire: in fondo fa del suo meglio.
VAN GINKEL – Il Leone Codardo, da Il Mago di Oz
(sinceramente non ci sentiamo di spendere parole per questo imbecille) (tranne una) (ed è) (imbecille)
HONDA – Il leone dei Tokens
Ovvero, il protagonista del brano di Solomon Linda che nel 1961, nella versione degli americani Tokens è diventata una delle poche canzoni autenticamente globali della storia: The lion sleeps tonight. A-wimoweh.
MENEZ – Il leone della Metro Goldwyn Mayer
Appare, con la solita aria incazzosa, e ruggisce un paio di volte sotto il motto Ars gratia artis. Proprio come il bestione, quello che si vede nel resto dello spettacolo sembra non riguardarlo – ma se l’intera baracca sta in piedi, anche stavolta lo si deve a lui.
CERCI – Simba
Prima di diventare Re Leone della fascia destra, passa del tempo in esilio nella zona sinistra della savana, dove il suo contributo non è superiore a quello che darebbe un facocero o un suricato. Ma nella seconda parte del film, si libera dalle proprie paure (nonché dallo schiacciante ricordo del padre) (Ventura) (con la voce di Vittorio Gassman) e forse, chissà, finalmente diventa quello che deve essere.
DESTRO – Sergio Leone
Tutto attorno a lui è attesa, solenne attesa, tesissima attesa: mentre gira lentamente il cucchiaino nella tazzina, parte un gioco di sguardi con Menez, Cerci e Honda – col piccolo particolare che nessuno di loro guarda lui. A un certo punto sembra che il destino gli dia una possibilità – ma è troppo tenero per prenderla. Così, sostanzialmente, cosa ha fatto questa sera? E’ andato a letto presto.
ESSIEN – Leone XIII
A 93 anni, il pontefice ancora pontificava. Ed era più lucido di questo suo coetaneo.
MUNTARI – Snoop Dogg
Il gaglioffo si è autonominato Snoop Lion dopo che un sacerdote giamaicano gli ha detto “Tu sei la luce, tu sei il leone!” Il nostro Paese è pieno di sacerdoti, pare impossibile che Sulley non ne trovi uno che gli dica: “Tu sei la foschia” – ma soprattutto, “Tu sei il cane”.
PAZZINI – Eldoleo
Un tempo era il re del Cucciolone, poi la Algida ha deciso che non faceva ridere e lo ha sostituito con altre barzellette. Spiace, Pazzo: hai conosciuto tempi migliori. E non siamo nemmeno sicuri di ricordarceli.