La notizia della settimana sulla quale edificare le nostre Pagelle Senza Voti è la scomparsa di Ingvar Kamprad, fondatore dell’Ikea: del resto non avevamo mai visto i nostri giocatori così mobili. Peraltro il signor Kamprad in gioventù era anche stato un po’ nazista, cosa che rende ancora più inevitabile il suo coinvolgimento in una partita contro ‘a Lazzzie.
Donnarumma – BILLY
Non ruba l’occhio, ma non crolla sotto i due pesantissimi tomi di Milinkovic-Savic.
Prezioso oltre ogni dire, sia per la fase di montaggio del gol di Bonaventura e delle azioni di attacco che per consolidare i bulloni della difesa.
Bonucci – TAVOLO LACK
Non lo abbiamo preso per la sua bellezza ma perché fosse solido – e finalmente lo è, sulle palle alte e basse: senza Immobile la Lazio perde capacità di sfondare al centro, e questo gli permette di fare da punto di riferimento e sostegno ai compagni impegnati a tamponare nelle altre zone. A volte sembra persino che sia la palla a sbattere contro di lui proprio come capita agli alluci contro le cruente gambe del Lack.
Romagnoli – IL CARRELLONE DELLA SPESA
Antonelli – TAPPETO RENS
All’inizio sembra una buona idea, dà tono e personalità lungo il corridoio, poi diventa grigio e pieno di polvere e briciole inestirpabili. Troppo morbido sull’attacco che porta al pareggio della Lazio – perlomeno, ci sembrava un pareggio, poi abbiamo scoperto che l’arbitro ce l’aveva data vinta al nostro primo gol, quindi potevamo comodamente sdraiarci pure noi.
Biglia – L’OMINO DELLE ISTRUZIONI
Kessié – LA MATITA
All’inizio è irresistibile e pungente, poi – come spesso gli succede – va immalinconendosi, anche se non per questo esce di casa: rimane lì a imbigire in qualche angolo.
Bonaventura – IL CATALOGO
La concorrenza lo soffre tantissimo. Nelle pagine della sua partita si trovano meraviglie e iniziative astruse, idee ambiziose ma complicate e intuizioni diaboliche. A noi pare che firmi il gol della vittoria, poi però da giornalisti televisivi preparati come delle tweetstar capiamo che evidentemente il gol della vittoria è stato quello di Cutrone e che la Lazio non ha mai pareggiato, per cui peccato, speriamo che si rifaccia la prossima volta.
Calhanoglu – POLPETTE KÖTTBULLAR
Suso – LO SGABELLO MAMMUT
Da qualche tempo lascia la sensazione che la sua capacità di non lasciarci col sedere per terra fosse dovuta al fatto che la statura della squadra era bassissima; ora che stiamo crescendo, non trova posto nel salotto buono. Però è già tanto che non si rompa sotto le mazzate dei frugolini di SimoneInzaghi, guadagnando loro alcuni dei cartellini gialli inutilmente distribuiti dall’arbitro cattivone; prima di uscire lancia una merendina che André Silva dovrebbe solo scartare – invece se la mangia con tutta la confezione.
Cutrone – FAMNIG HJÄRTA
Abate – POLTRONA POÄNG
Entra e si presenta con un recupero così imperioso che se solo qualcuno al Monaco stesse guardando la partita, ce lo comprerebbero per 25 milioni. Proprio come la solenne sedia imbottita, ha un effetto sedante sui compagni di reparto, curiosamente opposto all’agitazione che la sua vista suscita in noi tifosi. Eppure bisogna riconoscere che con lui là dietro si balla un pochino meno.
André Silva – I LIBRI IN SVEDESE SUGLI SCAFFALI
Sulle prime pare inutile e caricaturale, ma poi si mette a lottare e recupera alcuni palloni che interrompono gli ultimi attacchi laziali. Si vede che ci toccano i centravanti funzionali invece che i centravanti che segnano.
Borini – LA BORSONA DI PLASTICA BLU FRAKTA
Indifendibile dal punto di vista estetico – però aiuta a portare a casa tutto quanto.