Milan-Lazio 1-0: le Pagelle Che Non Lo Erano

Come un buco nero, il Milan ha finalmente emesso un campo gravitazionale così intenso da non lasciarsi sfuggire né la materia, né la radiazione elettromagnetica, né tre punti importantissimi. In omaggio alla foto in cui il giovane M87 fa chiaramente una duck face, abbiamo deciso di paragonare la prestazione dei nostri a quelle di alcuni corpi celesti famosi – e altri che se si impegnano e ci credono veramente, potranno diventare stelle.

Reina – RADIAZIONE COSMICA DI FONDO
Sempre presente, dal primo minuto con una parata su Immobile fino al finale in cui infonde sicurezza ai compagni sui confusi attacchi altrui.
Calabria – MARTE
Dopo l’infelicissima conclusione della partita contro i Malavitosi, si presenta vulcanico e deciso a dimostrare che c’è vita su di lui. Attento dietro e molto attivo davanti, viene messo fuori uso da quel cratere di Lulic.
Romagnoli – GIOVE
Allora, intanto è enorme. Poi, fa leva sulla sua ingente massa gassosa per annebbiare la mente agli avversari quando arrivano al limite dell’area. Purtroppo, quando si fa male, anche la nostra temperatura scende a 121 gradi sottozero.
Musacchio – PUFFETTA
Ok, non è nei libri di astronomia ma ha un corpo celeste (nelle nostre primissime fantasie, celestiale). E lo stesso vale per Mateo ‘O Animale (cfr. Gattuso), il cui corpo si trova nel posto giusto al momento giusto sia nella nostra area, che nella loro. Ehi, l’opposto di sette giorni fa – si chiama rivoluzione.
Rodriguez – LUNA
Gli aquilotti lo puntano spesso sperando sia storto, invece gradualmente entra nell’orbita giusta, tanto da coronare la partita con un tocco che eclissa il pallone dalla disponibilità di MilinkovicSavic in area; alcuni dirigenti e tifosi dell’altra squadra affermano che questa sua missione non ha mai avuto luogo. E che la Terra è piatta.
Bakayoko – SUPERNOVA
Ovvero, un’esplosione stellare più energetica di quella di una nova – certo, vi costa un pochino di più, però sul lungo periodo ammortizzate e se avete la partita IVA potete scaricarla. La sua lenta ma implacabile pressione finisce coll’esaurire i centrocampisti d’aaa Lazzzzzie; peccato le emissioni di radiazioni nel finale. Non è moralismo, è che ci teniamo a distinguerci da certe squadre i cui campioni stranieri dopo una vittoria fanno gesti “goliardici” pieni di huevos a beneficio del proprio pubblico grevissimo, e ai quali nessuno si sogna mai di rimproverare niente.
Kessié – SOLE
La nostra fonte di energia a centrocampo: quando non c’è, ce ne accorgiamo perché è buio e prendiamo gli spigoli con gli alluci. Col piede fatato che si ritrova, è solo naturale che sia il nostro rigorista.
Borini – ALONE GALATTICO
Sarebbe lo spazio che circonda le galassie spirali – non dite che non ne avete mai viste: in una ci vivete dentro, zucconi, è la Via Lattea. Ma a noi piace pensare che sia l’alone di sudore sulla maglia del Boro, che ha corso per tutti i quattromila minuti della partita e ha pure messo qualche palla intelligente in area.
Suso – STELLA PECULIARE
Un particolare tipo di stella che possiede una insolita abbondanza di elementi pesanti: per esempio il piede sinistro, che non è più quello lieve di un anno fa, e soprattutto il sedere, che gli pesa soprattutto quando stiamo gestendo una ripartenza. Due bei tiri, ma anche stasera non riesce a brillare.
Calhanoglu – PULSAR
Emette impulsi ad intervalli estremamente regolari – per 10 minuti si sfianca a far diagonali nella nostra metà campo, poi va a fare brutto alla galassia altrui, cercando il cross per Piatek o il tiro: ne fa partire due che sembrerebbero davvero buoni, ma uno è deviato da un difensore e uno da Strakosha.
Piatek – MAGNETAR
Scoperto dai veneti, tradizionalmente in cerca di primizie in ogni angolo del cosmo (“Xè niente da magnetàr, fioi?”), possiede un campo magnetico di circa 10 GT in grado di rendere inservibile una carta di credito da duecentomila chilometri, cosa che in realtà farà anche la prossima Manovra Economica. Lui attira diversi palloni (mai visto giocarne così tanti da quando è al Milan), pochi fischi dell’arbitro (quasi tutti a sfavore), ma anche i difensori rivali. Ottimo il colpo di testa che finisce fuori di poco, ancora meglio la sponda per il primo tentativo di Suso.
Zapata – SATURNO
Ha gli anelli, ma non sono milioni di piccoli oggetti ghiacciati raccolti in sette fasce semivuote – no, ha gli anelli da zarro perché entra come un boss, intercettando un pallone rovente al limite della nostra area e scatenandosi in un coast to coast baresiano al termine del quale porge il pallone a Piatek, malauguratamente troppo sottomisura per segnare. Fondamentale in un momento in cui la squadra rischia l’ennesimo magone psicologico, subito dopo la perdita contemporanea di Romagnoli e Calabria.
Laxalt – QUARK
Dice Wikipedia (perché mica crederete che ci intendiamo di queste robe): “Una stella di quark, detta anche stella strana, è un tipo di stella ipotetico composta da materia strana”. Ehi, non avremmo saputo dirlo meglio. Entra e invece di perdersi in una nebulosa come suo solito, punge la Lazio e copre benissimo sulla fascia dove scelgono di provare gli ultimi assalti. Fantastico quando in area avversaria alla fine di un contropiede scivola ma anche da terra mena pedate a caso verso il pallone perduto.
Cutrone – PLUTONE
Entra ed è ovvio che cerchi di dimostrare in tutti i modi di essere un pianeta con tutti i crismi – il che è esattamente quello che ci serve in quel momento: lotta, litiga, corre, contribuisce a impedire che gli avversari invadano la nostra atmosfera. Non lo cambieremmo mai con un Urano qualsiasi.

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