“Chievo in serie A quando i mussi i volarà”, cantavano i non di rado vaniloquenti tifosi dell’Hellas Verona. Siccome però il Chievo in A ci è venuto, la squadra del quartierino ha adottato l’asino come simbolo; ecco perché che nel confronto con loro, per le nostre del tutto insensate pagelle tematiche abbiamo valutato i Nostri come dei Signori Asini. E siccome siamo di larghe vedute, ci sono anche dei muli.
ABBIATI – El Rucio, l’asino di Sancho Panza, è la versione povera di un cavallo: il camerata fa il suo dovere umilmente quando i compagni (più che i nemici) lo mettono nei guai, però gente, resta la versione povera di un portiere.
ABATE – Nella Bibbia si narra dell’asina di Balaam, che vede un angelo che il padrone non riesce a vedere, e si mette a parlare (lamentandosi). Noi invece stiamo vedendo un asino che di colpo ci pare un angelo – e siamo senza parole. Molto ghignoso che ora che per la prima volta nella vita sembra meritare la Nazionale, Andoniogonde non lo abbia convocato. (…comunque, che i russi non si provino a portarcelo via ADESSO)
ALEX – Con Rami di fianco, si cala nella parte dell’asinello del presepe: alita in area, scaldandoci quando abbiamo i brividi.
RAMI – Serata di stordimento tipo l’asino di Fantasia di Disney. Quando negli ultimi minuti gli arriva un boiler in faccia, la sua lucidità non decresce in modo visibile.
DE SCIGLIO – Il nostro Emule. Nel senso che stavamo per scaricarlo – invece ora ci viene il dubbio che sarebbe una cosa illegale.
MUNTARI – L’asino de I musicanti di Brema, avete presente? Si convince di avere un talento, per cui entra in una band di disadattati e li trascina al successo. Vi sembrerà la storia di Kekko dei Modà – ma con una differenza: Sulleyman un talento ce l’ha. Ed è la testardaggine con cui da anni segna gol cruciali. Raramente abbiamo visto un giocatore così scarso e così decisivo allo stesso tempo.
DE JONG – Fate largo a un premio Nobel, grezzoni: Giosué Carducci, e al suo sonetto, A un asino, 1884. “Che ragli al cielo dolorosamente? Non dunque è amor che te, o gagliardo, invita? Qual memoria flagella o qual fuggente speme risprona la tua stanca vita? Pensi l’ardente Arabia e i padiglioni di Giob, ove crescesti emulo audace e di corso e d’ardir con gli stalloni?” Bene: Giosué, si sa, aveva questo stile un po’ pomposo alla Giovanni Lindo Ferretti, però Nigel dà esattamente la sensazione di ragliare dolorosamente, in mezzo a un centrocampo privo d’amore (e di stalloni arabi).
BONAVENTURA – Pieno di virtù come Ya`fūr, l’asino del profeta Maometto, che gli faceva anche da segretario. Vorremmo abbondare in iperboli, ma non vogliamo incorrere in blasfemia e trovarci sotto casa un tipo in nero con il suo set Miracle Blade.
MENEZ – Come è noto, Lucignolo aveva un suo stile punk, perlomeno agli occhi di Pinocchio – però il suo problema è che si credeva chissà chi. Per nostra fortuna, fa le cose al contrario: è somaro nel primo tempo, ma ci fa vedere il Paese dei Balocchi nel secondo.
HONDA – Shrek dovrebbe essere un film che canzona i luoghi comuni delle fiabe, giusto? C’è l’orco, il gatto con gli stivali, la principessa, il lupo cattivo, i tre porcellini – tutti protagonisti di favole celebri. E poi c’è Ciuchino. Che obiettivamente non si capisce cosa cavolo rappresenti, di quale famoso ciuco sia l’erede – ciononostante, si prende la scena. Per il manga è la stessa cosa: qualche mese fa faticavamo a pensarlo titolare, oggi è in testa alla classifica marcatori. Il che va a ribadire che non fanno più i cartoni animati di una volta.
TORRES – L’asino del filosofo Giovanni Buridano aveva questo singolare problema: era in mezzo a due mucchi di fieno, e continuava a chiedersi quale dei due mangiare. Indeciso, morì di fame. Ecco, lui sembra indeciso se giocare male in area, o giocare male fuori.
POLI – Come i film di Francis il Mulo parlante, non è scabroso ma si fa oggettivamente fatica a guardarlo.
EL SHAARAWY – Come IhOh (in originale, Eeyore), l’amico depressone di Winnie the Pooh, mette tristezza. Meriterebbe il campo più di tre quarti di quelli che partono titolari, ma la sensazione è che anche Inzaghi veda in lui un comprimario.
ESSIEN – Ricorda The Mule dei Deep Purple. Vale a dire, un greve riempitivo.