Milan-Chievo 1-0, Le Pagelle Che Non Lo Erano

Non importa se il Chievo è davanti in classifica e ha scritto le sue belle pagine della storia del calcio italiano: per i veronesi e per l’albo d’oro (finora) sarà sempre l’altra squadra di Verona, come una ragazza che ha una sorella più appariscente. Così, per la regola delle nostre Pagelle Senza Voti, le prestazioni dei milanisti sono accostate a sorelle o fratelli che a prescindere dal successo personale, sono e saranno sempre i “fratelli di”, proprio come il Chievo è il Beppefiorello della serie A.

Donnarumma: SANSA STARK. Dalla seconda partita in serie A bisogna fare sul serio, no? Sia lui che noi nel (non) dargli i voti. E non possiamo fare a meno di rivedere al rallentatore come in un incubo la drammatica mancata presa del 93mo, degna di una adolescente fatua e incerta, che entra con poca personalità in un gioco più grande. Sua sorellina Arya ci sarebbe andata coi pugni (o più probabilmente con la spada. Poi sarebbe andata a dormire ripetendo ossessivamente “Pinzi. Dainelli. Castro. Paloschi. Pinzi. Dainelli. Castro. Paloschi”).
Alex: VICTOR COCKER. L’Alex che conoscevamo era inaffidabile, goffo, e forse pronto a vomitarsi addosso sul palco come Joe Cocker nei suoi anni più difficili. Ma ieri il suo posto è preso dal fratello maggiore Victor Cocker, importantissimo e serissimo dirigente di società pubbliche britanniche. Forse anche grazie alla decisione del Chievo di non attaccare – che comunque apprezziamo molto.
Romagnoli: JEROME BOATENG. Ieri sera i compagni hanno potuto contare su di lui dal primo all’ultimo minuto, come i compagni del fratello meno appariscente (ma più campionedelmondo) di Kevin Prince. Chissà se hanno ragione quelli che pensano che mettere Donnarumma in porta sia una mossa di Mihajlovic per far stare più all’erta i difensori. Ma perché una scelta così ansiogena per i tifosi? Non poteva semplicemente mettergli un puma in camera da letto?
De Sciglio: SARA VENTURA. Forse sa fare qualcosa: non prendono certo gente che non sa far niente, a Rtl 102,5, giusto? Okay, d’accordo, sbagliato esempio – ricominciamo. Forse sa fare qualcosa… Ma sono anni che abbiamo smesso di vedere le sue qualità e apprezziamo le serate come ieri sera, nelle quali non si fa notare per inadeguatezza.
Antonelli: JIM BELUSHI. Dopo tanta, tanta, tanta
(ma proprio tanta)
inconsistenza, all’improvviso, non si sa come, piazza La vita secondo Jim nell’angolo più lontano e ottiene un inatteso successo. Di pubblico, perché alla critica continua a fare immenso schifo – ma fra i 3 punti e un premio Oscar, noi sceglieremo sempre i primi.
Kucka: MARCO LIGABUE. Ci prova, ci prova, ci prova, ci prova, ma niente.
Montolivo. JERMAINE JACKSON. All’immenso talento di suo fratello Michael, il re del pop, ha risposto col suo immenso talento per non farne una giusta. Tra le tante imprese deleterie, scegliamo l’avere avuto un figlio dalla moglie del fratello Randy, l’essere diventato musulmano dopo una gita in Bahrain (che sfortuna, proprio alla vigilia della Guerra del Golfo), l’essersi fatto convincere a 19 anni a lasciare i Jackson 5 dalla figlia del boss della vecchia casa discografica. Ma anche aver chiamato uno degli otto figli Jermajesty è un bel pallone perso a centrocampo.
Bertolacci: GIANNI BELLA. Non si discute: la sorella Marcella è nel cuore di tutta la nazione (…fate finta che lo sia, che è dura far pagelle nella notte di mercoledì), ma lui le ha scritto Montagne verdi e Nell’aria (e anche le innumerevoli altre che disgraziatamente non ricordiamo) e anche L’emozione non ha voce per Celentano, insomma non regala glamour ma porta a casa i diritti d’autore.
Bonaventura: CRISTINA PARODI. Abituata per un sacco di tempo a essere la prima della classe e della famiglia, si imbatte in un momento di anonimato.
Cerci: PIPPA MIDDLETON. Forse sarà sempre la parente povera di quella che faceva il bello e il cattivo tempo, ma ora come ora a noi non fa schifo, anzi. Se non altro, adesso è una Pippa che ci mette il cuore.
Bacca: PAOLO BERLUSCONI. Non una gran serata, eppure le circostanze lo premiano. Perché pur non riuscendo a essere protagonista diretto, fa la cosa migliore che può fare nel momento in cui, come l’encomiabile fratello del presidente, si mette al servizio altrui. Ehi, non diteci che non è la prima persona che vi viene in mente quando si citano esempi di abnegazione e sacrificio a favore della causa. Basta guardarlo in faccia.

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