Le Pagelle Che Non Lo Erano: Milan-Juventus

C’è stato un Colpo di Stato, eppure qualcosa non ha funzionato benissimo perché siamo ancora lì, davanti a tutti. I nostri giocatori devono essersi ispirati alla festa organizzata da un miliardario imbecille proprio durante Milan-Juventus, perché nelle loro prestazioni si possono riscontrare alcuni golpe sulla cui riuscita si può discutere.
 
Donnarumma – Venezuela 2019
Salvato (per poco) da un palo nel primo tempo, cerca di tenere in piedi le istituzioni in un’area in cui il primo che fa la voce grossa è lasciato libero di fare il bello e il cattivo tempo. La beffa è che a dover mobilitare più risorse è il portiere dell’opposizione.
Dalot – URSS 1991
In quel caso bastò un ubriachissimo Boris Eltsin a rintuzzare il pericolo – laddove nel caso di DiogopocomaDiogo, basta uno svogliatissimo, annoiato Cristianuccio a preoccuparlo, tanto che viene da chiedersi se Calabria al suo posto non avrebbe potuto approfittarne per fare riforme credibili e far saltare il bieco KGB bianconero.
Romagnoli – Italia, 1970
Come il golpe del cosiddetto principe Junio Valerio Borghese, si arma tutto, poi ci ripensa, anzi forse era tutta una posa: si capisce subito che non è L’Uomo Forte. Di certo non in questa partita.
Kjaer – Golpe greco dei colonnelli, 1967
Regge un bel po’, finché il regime perde legittimità e lui, semplicemente, si stanca. Anche se sembra strano, non fa una partita esaltante perché gli avversari attaccano in forze solo nei cinque minuti del primo tempo in cui arrivano al gol – ma per il resto, le barricate migliori le fanno, dall’altra parte, i top player del Maestro Stupendo. Forse se le avessimo organizzate anche noi – ah, chi lo sa.
Theo Hernandez – Golpe del Cactus, 1988
Un giorno un gruppo di militanti tentò di rovesciare il presidente Gayoom, liberamente eletto dalla popolazione delle Maldive per ben 30 anni in una selezionatissima rosa di candidati (lui, e basta). Erano ottanta. L’alleata India fece scattare l’Operazione Cactus, schierando forze sei volte superiori. Sì, cinquecento. Beh, quanti dovevano mandarne secondo voi, un miliardo? Volendo lo avrebbero potuto fare ma non ce n’era bisogno: la capacità di opporsi dei patrioti era più o meno quella di Theo Hernandez di fronte al pericolo Chiesa, che tra i tanti schierabili dalla potenza nemica, avevamo forse sottovalutato. La prima volta che se lo lascia sfuggire, lo si può perdonare perché l’azione è orribilmente bella, ma la seconda volta la sua incapacità di opporsi è un po’ penosa. Ci deve lavorare. Di nuovo.
Kessié – Gheddafi 1969
Difficile trovare due milanisti concordi sulla sua prestazione, quindi vi diciamo la nostra: tiene il potere nella sua zona più a lungo del preventivato, ma è arduo sostenere che riesca a restituire al popolo milanista “le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori”. Prova ad attaccare qua e là, ma alla fine pure lui deve capitolare – e la Juventus capitalizza. A proposito, chissà se i soldoni messi dal leader libico in società se li sono tenuti.
Calabria – Iran 1953
Il colpo di Stato voluto dagli inglesi per rovesciare il Primo Ministro Mossadeq funzionò, ma a scoppio ritardato e non come pensavano i suoi autori. Forse vale anche per la partita del nostro Davidino, ancora una volta costretto dall’emergenza a mettersi a centrocampo: all’inizio viene sopraffatto, poi riesce a prendere terreno fino a segnare. Non è da lui che passa la nostra sconfitta, casomai dal suo spostamento forzato che lascia la nostra fascia più vulnerabile ai vecchi imperialisti. La Storia poi ha punito le superpotenze: vediamo come andrà con quella sabauda.
Calhanoglu – Catilina, 63 a.C.
Di lui sappiamo solo che Cicerone lo stressò a morte, fino a tramandarci l’idea di una specie di maniaco pericoloso. Più o meno è quello che succede quando va su Bentancur avviando l’azione del pareggio: di sicuro tra cent’anni i nipoti dei malavitosi di oggi ancora ricorderanno con grugniti di indignazione l’inaudito misfatto ai danni delle classi abbienti.
Castillejo – Attentato a Hitler 1944
Siamo dei nonviolenti e siamo certi che la soluzione alla carneficina planetaria andava trovata in un sereno dialogo col pazzo sanguinario esaltato e genocida, specie nel tranquillo 1944 – però ammettiamo che farlo saltare in aria potesse essere un’idea costruttiva. Il problema fu affidare la bomba al colonnello Stauffenberg, che al fronte aveva perso la mano destra, due dita della sinistra ed un occhio. Il colonnello confermò la sua sfiga andando incontro a tutti i contrattempi del mondo. Stiamo cercando di dire che Castillejo contiene decentemente, ma proprio non riesce a far saltare il nemico, e quello che non sciupa tirando lo fa fallire coi movimenti sbagliati, tipo quando converge sul pallone con Leao nel secondo tempo. Comunque non ci sentiamo di fucilarlo alla schiena (…noi): ci ha provato.
Hauge – Golpe bianco, 1974
Progetto fumosissimo di un deputato italiano monarchico e un repubblicano (perché le buone idee mettono d’accordo tutti), rimase, oh che peccato, incompiuto; la cosa vale anche per la partita della nostra renna bionda: non difende né attacca con convinzione. Forse è il clima, che gli fa venir voglia di andarsene al mare.
Leao – Congiura dei Pazzi, 1478
Quella del leader indiscusso dei Pazzi è stata una cospirazione notevole, e un gol l’ha portato a casa – ma alla fine il portiere Woicecco il Mefitico rimase al suo posto, mentre lui nel secondo tempo sparisce dai giochi, anche a causa dei problemi nel capire i compagni di reparto, nemmeno parlassero in vernacolo fiorentino.
Brahim Diaz – Detsembri riigipöördekatse, 1924
Come tutti sappiamo, fu il colpo di Stato organizzato dai sovietici in Estonia. Una mattina di dicembre un centinaio di filocomunisti attaccò presidi importanti come l’Ufficio Postale, la stazione dei treni di Tallinn e un paio di stazioni di polizia, nella certezza che il popolo si sarebbe unito a loro. Scoprirono viceversa che il popolo estone era francamente disinteressato, perciò ora di mezzogiorno il colpo di Stato era fallito. L’ingresso di Brahim Diaz ha più o meno lo stesso effetto: ci crediamo per qualche minuto, ma tutt’intorno mancano le premesse.
Daniel Maldini – Spagna 1981
Ok, stiamo parlando di un ragazzo di 19 anni, ma quando lo abbiamo visto andare all’assalto del Congreso de los Cabrones BlancoNegros col mitra in pugno, intimare ai preoccupatissimi onorevoli gobbones un perentorio «¡Quieto todo el mundo!», eravamo pronti a tutto. Ma lui invece di mandare in porta Brahim Diaz ha buttato il pallone a caso; si è disinnescato da solo senza nemmeno bisogno di re Juan Carlos che fa due telefonate e dice “Ma por favòr”.

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