Le pagelle che non lo erano: Inter-Milan

Sì, ci hanno rimontato due gol dopo l’intervallo, ma non è che ci stavamo giocando una partita cruciale, come – che esempio vi viene in mente? Ah, già, avete ragione – l’Inde col Borussia Dortmund. Quindi le vere tragedie sono altre. Proprio per questo, per tirarci su il morale, ricorriamo al meccanismo comico dell’esagerazione iperbolica nel paragonare le prestazioni dei nostri alle più classiche tragedie greche, quelle in cui il protagonista si illude di essersi meritato uno scampolo di felicità – ma gli déi lo bastonano e con gusto. Alla lunga però, che fine fanno gli déi? Già.
 
Donnarumma – LE TROIANE
Troia (impestata!) è caduta, la sua civiltà è condannata e la stagione compromessa, anche se qualcuno insiste che si può sistemare tutto costruendo uno stadio nuovo. I vincitori saccheggiano e fanno mattanza degli uomini, stuprando le donne e le donnarumme, cui tocca subire un destino che non meritano, solo per aver messo in difesa divinità poco convincenti.
Conti – AIACE
Il re dei Salamini (no, davvero: gli abitanti di Salamina. Però mica potevamo esimerci) è distrutto dal sogno di essere un eroe, e l’impossibilità di realizzarlo. Ci si mette anche Atena che lo perseguita: pensate a quel fuorigioco mancato per un soffio, e per alcuni niente affatto mancato (cosa che renderebbe il tutto semplicemente più tragico), che finisce per rimanere più impresso di un primo tempo in cui presidia decentemente la sua fascia.
Romagnoli – EDIPO RE
Il capitano di Tebe è un brav’uomo stimato – ma come sapete, queste cose attirano gli déi peggio dei ratti: ciò che fa per evitare la catastrofe è esattamente ciò che condanna lui e la sua famiglia; come se non bastasse, secoli dopo Freud lo accuserà di avere dei complessi che gli impediscono di essere l’uomo di cui abbiamo bisogno. C’è anche da dire che Freud aveva grosse ossessioni sessuali, e l’invidia del pene che attribuiva alle donne era in realtà un cruccio di cui soffriva persino più di Lele Adani.
Kjaer – ORESTE
L’eroe che si trova a dover scegliere tra uccidere la madre o macchiarsi di un affronto verso il dio Apollo. Noi personalmente non avremmo dubbi, e già che ci siamo restituiremmo ad Apollo la palla di pelle di pollo di suo figlio, che è chiaramente quella con cui ci si allena a Milanello. Al contrario il danese subisce la personalità di Lukaku, si convince di non essere degno di toccarlo e non lo ferma più.
Theo Hernandez – ERACLE
Un primo tempo da semidio, ma lassù qualcuno lo odia e gli impedisce di essere meritatamente felice dopo tante fatiche.
Bennacer – PROMETEO INCATENATO
Il protagonista non accetta il disegno imposto da Zeus e dagli altri déi zozzoni, e cerca di aiutare gli uomini a evolversi, mostrando loro il fuoco e dando loro palloni giocabili – ma questi non sono pronti a uscire dalla mediocrità, e fuggono miagolando.
Kessié – MEDEA
Come la sconsiderata signora, uccide i propri figli per far dispetto al marito: i primi 45 minuti di Franckone erano stati belli, intelligenti ed educati, ma nel secondo atto li distrugge.
Castillejo – LE FENICIE
Insomma, c’è questa profezia secondo la quale per salvare Tebe (posto veramente allo sbando, dove comunque si continuava a dare la colpa all’Euro) la cosa migliore da fare è sacrificare il figlio prediletto di Galliani. Lo si spedisce al Siviglia, ma la città va in mona lo stesso, non per colpa del fratello sopravvissuto, che anzi gioca un primo tempo encomiabile e ha sprazzi di buona volontà anche nel secondo, ma perché gli déi fanno una vita imbecille e pur essendo precristiani, col pretesto di vendicare l’amico Jesus ci negano questa gioia.
Ibrahimovic – FILOTTETE
L’eroe abbandonato dalla sua squadra per un decennio perché creduto vecchio e inservibile, si rivela l’unico che ha l’arma capace di castigare il nemico. Riceve pochissimi palloni, esce dal campo con l’assist del primo gol, con il secondo gol, e un palo che poteva darci il 3-3. E nonostante questo, quelli che gli erano stati amici, astuto Ulisse in testa, lo irridono e sfottono. Diciamolo, la preferenza degli déi greci per gli infami è uno dei buoni motivi per cui dopo qualche secolo tutto l’Occidente si è messo a followare altri divi.
Calhanoglu – ALCESTI
«Molte cose gli dèi compiono contro le nostre speranze; e quello che si aspettava non si verificò; a quello che non ci si aspettava diede compimento il dio». Prende un palo, non sbaglia un pallone per 45 minuti, poi appena il gol di Brozovic resuscita l’Inde di Gonde, come tutta la squadra inizia ad avere dubbi sulla propria identità: se solo si ricordasse di essere turco, si batterebbe con maggiore veemenza contro gli déi di Grecia e il turpe destino che ci riservano.
Rebic – IPPOLITO
Disputa un primo tempo eccellente, tirando con l’arco, cacciando cerve e facendo gol sul liscione di Padelli, tutte cose legittime ma – cercate di seguire qui, perché veramente le tragedie funzionano così – Afrodite si indispettisce nel vedere lui (e noi) col cuore in pace e gli scatena contro un secondo tempo straziante, infliggendogli per di più di essere sostituito con un Bonaventura che già quando entra, ne ha meno di lui.
Leao – EDIPO A COLONO
Nella quale il protagonista vaga triste e ramingo e soprattutto cieco, cosa che si evince dal fatto che proprio non vede la porta.
Paquetà – IFIGENIA IN AULIDE
Per risparmiarle l’orrore finale, la principessina viene scambiata dalla dea Artemide con una cerva. La vediamo ruminare un po’ negli ultimi minuti, ma certo non esce di foresta.
Bonaventura – MORGAN A NONÈLADURSO
Tragedia vera. Alla frutta lui, ma anche chi lo mette in campo, evidentemente non trovando nulla di meglio.

2 Risposte a “Le pagelle che non lo erano: Inter-Milan”

  1. Comunque, se non altro, Voi mi fate collassare da lu ride!! Un giorno girerà sta azz de ruota!! Nel frattempo, gli Dei li ho insultati tutti….

  2. va bene tutto: inesperienza, mollezza, collasso mentale, fustighiamoci pure
    però qualcuno mi deve spiegare come mai nel primo tempo Barella, Vecino, Sanchez non vedevano letteralmente la palla, noi entravamo in area come fosse burro e, improvvisamente nella ripresa Vecino è diventato un castigamatti imprendibile, Sanchez un fulmine, Barella uomo-ovunque, e in area da loro non si entrava più.
    a pensar male si fa peccato ma …
    la prima entrata di Vecino su Theo all’inizio del secondo tempo era sicuramente dolosa e preordinata
    non dico che bisogna fare come loro, le merde, ma fare sorgere il sospetto …

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