Le Pagelle Che Non Lo Erano: Inter-Milan 1-2

Oggi è il giorno in cui bullarsi e straparlare mentre si rimira la classifica, ma non dimentichiamoci che abbiamo rischiato di entrare in rianimazione a ogni attacco delle costosissime star della strafavorita di campionato e Champions, decimata ma pur sempre strapotente, anche perché guidata dal suo allenatore-superuomo. Inutile nascondere che se anche stavolta non avessimo vinto dopo esser stati in vantaggio due a zero, ci avrebbero definitivamente ricoverati in una clinica psichiatrica. Tutto ciò, unito al clima di emergenza sanitaria ormai definitiva di questo 2020, ci ha portato a Pagelle Senza Voti ispirate a quei ritrovati tecnologici che sono di grande aiuto in campo medico e che abbiamo sempre, colpevolmente, dato un po’ per scontati – ovviamente augurando a tutti di non averne troppo bisogno. Insomma, che lo sfigmomanometro non porti sfigma.
 
Donnarumma – DEFIBRILLATORE
Malgrado la quantità di occasioni nerazzurre, è chiamato direttamente in causa pochissime volte, e in quelle poche sembra sempre ridurre la tachicardia dei nostri e aumentare la loro. È solo una mezza teoria, quindi nessuno si agiti. Ma le tante volte che i loro stoccatori la mettono fuori di poco fa pensare che vedendo il nostro baobab in porta, invece che lo specchio della porta cerchino la precisione. Che peccato, che non la trovino.
Calabria – ECOGRAFO
Vedete anche voi? Sta nascendo. È solo un tenero fagiolino, sì, ma guardate bene, si direbbe… Si direbbe… un terzino!!! Ah, il miracolo della vita! Presto, qualcuno metta su delle stucchevoli canzoni di cantautori/papà – “è per te che il mare sa di saleee, è per te la notte di Nataleee, etc”.
Romagnoli – LETTO RECLINABILE
Si regge a malapena in piedi – quando ci riesce, barcollando, sventa alcune delle tante minacce portate dai nostri avversari. Ma a volte è evidentemente a tanto così dal collassare e riprendere la posizione orizzontale, e in quelle occasioni rischiamo la vita. Sarebbe stato meglio Gabbia? Davvero difficile dirlo – ma a questo punto è una domanda un po’ oziosa. In ogni caso ora si metta giù tranquillo: domani brodo e puré, e come dolce un omogeneizzato alla pera.
Kjaer – BORSA DEL GHIACCIO
Balla un bel po’ anche lui, e del resto ultimamente lo trattiamo come un glaciale capo vichingo, dimenticando che solo a primavera, immaginarlo contro Lukaku e Lautaro ci avrebbe richiesto un frullato di ansiolitici. Peraltro proprio quelle difficoltà messe in mostra ai primi assalti dei divi della squadra color funerale mettono in luce un suo pregio in più: non si fa impressionare dai suoi mancamenti, non gli si appanna la vista – ed è in questo modo che va a salvare sulla linea nel primo tempo e nel secondo tempo sfodera un paio di anticipi che prevengono dei terribili mal di testa – dovuti alle testate che avremmo dato ai muri di casa.
Theo Hernandez – CATETERE
Purtroppo Hakimi è devastante, e l’idea che sia Theo a impensierirlo e tenerlo schiacciato in difesa non decolla. Riesce due o tre volte a vincere il duello, ma nel complesso ce la facciamo addosso in più occasioni. Speriamo che analizzi quanto, ehm, prodotto – e che non si accontenti più di fare il grosso a fine partita con lo Spezia.
Bennacer – SFIGMOMANOMETRO
Sente la pressione del centrocampo dell’Inde, trainato dal veemente Barella (decisamente un attrezzo che ci piacerebbe avere) e dall’esperto segaossa Vidal; prezioso però quando l’auscultazione brachiale gli fa intuire che le brache stanno calando, e arretra a coprire prima che ci si congelino le chiappe.
Kessié – TAMPONE
Gli ci vuole un po’ per prendere le misure degli illustri avversari, ma quando ingrana, sentono quant’è invasivo. Controindicazioni: un anno fa a quest’epoca, sarebbe stato espulso. Che gli arbitri gli concedano qualcosa in più è positivo (pardon): gli perdonano certe cose proprio come fanno con i suoi colleghi di ruolo più illustri. In pratica, è entrato in un club, ed è un sintomo importante.
Saelemaekers – RIDUTTORE DI PRESSIONE
Giocatore che si sta cercando, e a tratti si trova – quando succede, risulta più prezioso di quanto avremmo immaginato il giorno (abbastanza recente) in cui ce lo siamo trovato davanti. Oltre a qualche improvvisa giocata importante con cui stupisce tanto noi quanto se stesso, ha un’importanza tattica non indifferente, perché gli avversari fanno tanta fatica a capirlo quanta ne facciamo noi a mettere tutte le “e” al posto giusto nel suo cognome.
Calhanoglu – MASCHERINA
Chi sei, chi sei, turco misterioso? Sei un faticatore con qualche giocata dolce? Sei un volpone ottomano che zitto zitto è riuscito gradualmente a farsi costruire attorno la squadra ideale per lui? Sei un fossile di una razza di giocatori che oggi non esiste più? Sei il nostro migliore 10 dai tempi di Obama Seedorf? (…ok, la concorrenza è quella che era). Gioca una partita in maschera, più che in altre partite dell’Era del Covid – ma ogni volta che entra nell’azione, sembra scatenare nella squadra una gran voglia di riprendersi i suoi spazi. Quando mette in atto i suoi provvedimenti, il Milan è tutta una Fase 2. Quando poi fa QUELLA COSA che in un mondo onesto diventerebbe subito virale (con un nome tipo Calhatrick o Passaggioglu o Hakanata), emettiamo molti droplet, moltissimi.
Leao – SIRINGA IPODERMICA
A sorpresa, gioca dall’inizio, e a sorpresa, punge. E punge bene: non solo nell’occasione del raddoppio di Ibra, ma anche in alcune discese in cui sembra sapere dove inoculare il suo bizzarro siero.
Ibrahimovic – AEROSOL
Prima di lui, respiravamo a fatica, tossivamo calcio, i nostri polmoni e bronchi erano congestionati dall’aria malata che inspiravamo. Oggi, per quanto strano possa risultare l’idea di paragonare un aggeggio grosso e ingombrante come lui a delle particelle microscopiche e leggere, è come se tutta la squadra, tutta la società, tutto l’ambiente respirasse Zlatan, nebulizzato e benefico: è dentro di noi, ed è anche fuori, in questa salubre atmosfera di primo posto.
Castillejo – LACCIO EMOSTATICO
Funzionale come non gli succedeva da un po’ di tempo: procurandosi microfalli fastidiosissimi riduce l’afflusso sanguigno degli interisti sulla fascia destra, blocca l’emorragia di palloni da quella parte e lancerebbe persino in orbita Krunic, se questi non fosse impossibilitato a staccarsi dal suolo. Lui è la mossa finale di Pioli e l’idea che incida nella partita più della contromossa di AndonioGonde (Eriksen) è degna di ben altri usi, più illeciti e tossici, del laccio in questione – eppure non è un paradiso artificiale, è successo davvero.
Krunic – COPRISCARPE
Ci sarebbe piaciuto vederlo uscire da quel prosaico anonimato che sembra avvolgerlo, vederlo entrare nella leggendaria lista degli uomini che splendono in eterno per un gol in un derby, ma sembra quasi che una routine usa-e-getta sia la sua vocazione. Al di là del gol mangiato, aiuta un po’ a proteggere il sistema immunitario dai batteri nerazzurri. Quindi è utile, ma certo è veramente difficile da celebrare – e onestamente ci sentiamo un po’ goffi a sfoggiarlo in occasioni mondane come un derby. Ma pazienza, in fondo aiuta a tenere i piedi per terra. Molto per terra. Niente vertigini. Niente malesseri da alta quota. Avanti così, coi piedi di piombo.
Tonali – LA MACCHINA CHE FA PING

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