Le Pagelle Che Non Lo Erano: Fiorentina-Milan 2-0

In omaggio ai nostri fieri avversari, che ci hanno domati con due calci piazzati – e tanto calcio fiorentino negli stinchi – le nostre pagelle tematiche saranno dedicate a un’entità che è la prova definitiva che Firenze tutta è una città scomoda per il potere, che deve sempre lottare contro tutto e tutti, e che ai piani alti ce l’hanno tutti con lei.

Per farla breve, le pagelle dei giocatori del Milan saranno modellate sul governo Renzi.

DIEGO LOPEZ: Pietro Carlo Padoan, Economia e Finanze. Si arrabatta disperatamente (e ogni tanto un po’ goffamente) a mettere pezze, ma al suo posto nemmeno la Merkel potrebbe fare di più.
DE SCIGLIO: Dario Franceschini, Beni culturali e Turismo. Non particolarmente utile, ma non uno dei peggiori – il che, dice molte cose.
ELY: Beatrice Lorenzin, Salute. Chissà perché non si chiama più “Sanità” – forse perché era una parola difficile, e noi giovani non volevamo impararla. A parte questo, di Beatrice Lorenzin si sa solo che un giorno ha preso il diploma di liceo classico, poi ha pascolato qualche anno senza farsi notare, poi a un certo punto è entrata in Forza Italia – e bang, oggi è Ministro della Salute. Probabilmente state ripensando a quegli anni in cui avete pascolato senza farvi notare, vero? Ecco, Ely come la Lorenzin è la prova che non c’è bisogno di un vero motivo per essere messi in prima squadra. E’ vero che lo straordinario arbitro Valeri prende una decisione un po’ malaticcia nel buttarlo fuori, ma è altresì vero che fino all’espulsione è la piaga su cui i fiorentini mettono il dito.
ZAPATA: Maurizio Martina, Politiche agricole alimentari e forestali. Proprio come un bergamasco messo lì a occuparsi di trattori, non può realmente fare danni.
ROMAGNOLI: Stefania Giannini, Istruzione, Università e ricerca. E’ la glottologa che se la tira un po’. Glotta anche benino nel primo tempo, però il fallo da rigore è veramente ignorante, altro che Istruzione.
ANTONELLI: Federica Guidi, Sviluppo Economico. Si aggira nella sua fascia di competenza con l’aria di chi sa il fatto suo. Ma non ci ricordiamo uno sviluppo che sia uno.
DE JONG: Maria Carmela Lanzetta, Affari regionali e autonomie. Ha dato le dimissioni parecchi mesi fa, e al suo posto non è stato messo nessuno.
BONAVENTURA: Roberta Pinotti, Difesa. Pensate alla vostra prof di italiano alle superiori: le dareste in mano l’esercito della nazione? Con la prof. Pinotti è successo – a Bonaventura invece è successo che l’anno scorso gli abbiamo messo in mano la maggior parte dei ragionamenti in fase offensiva (stante che gli altri, di ragionamenti non erano capaci), e non aveva il curriculum per farlo. Ora che ha due punte davanti sembra non riuscire a svolgere i compiti di centrocampista né quelli di incursore aggiunto: sbaglia un gol che sembra fatto, ma magari stava pensando all’interrogazione del giorno dopo. Che l’ottimo arbitro Valeri gli neghi un rigore non è una giustificazione.
BERTOLACCI: Graziano Delrio, Infrastrutture e trasporti. Hai un medico e ricercatore universitario, specializzato in Endocrinologia, con studi di perfezionamento in Gran Bretagna e Israele: che ministero gli dai? Pensa bene. Esatto: il ministro dei Trasporti. Come lui, Bertolacci al momento non sembra sapere che mansioni svolgere e ha problemi a intendersi coi compagni di reparto. Che i viola lo massacrino di falli con l’approvazione del bellissimo, sexy, padre esemplare e marito squisito arbitro Valeri non è una giustificazione.
HONDA: Angelino Alfano, Interni. Onestamente non vorremmo aggiungere altro.
NOCERINO: Maria Anna Madia, Semplificazione e Pubblica Amministrazione. Gli si riserva un’attenzione particolare, ma non si capisce bene perché: quello che deve fare è semplificare, e lui lo fa in modo piuttosto semplicione. Che non serva a granché è probabile, ma la rosa ha spine ben peggiori. 
LUIZ ADRIANO: Gian Luca Galletti, Ambiente. Lo avete mai visto? Ecco, appunto.
BACCA: Maria Elena Boschi, Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento. La nostra ragazza-copertina non combina un belino. Però ne siamo tanto innamorati.

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