Le Pagelle Che Non Lo Erano: Crotone-Milan 0-2

L’argomento della settimana è stato la lingua italiana, e una importante squadra che ha deciso di farla imparare molto rapidamente a calciatori stranieri nemmeno suoi – per contro, i suoi giocatori non lo vogliono imparare, e i suoi tifosi sono da sempre più a loro agio coi grugniti. Ma noi vogliamo apprezzare il bel gesto, che oltre tutto costerà a quella squadra almeno 25 euro di multa, forse anche 30! E rilanciamo usando per le Pagelle Senza Voti di Crotone-Milan i modi dei nostri verbi, più qualche figura retorica buttata nel mucchio – perché la verità è che con le cinque sostituzioni, per queste benedette pagelle c’è bisogno di tutto quel che capita a tiro per arrivare a sedici.
 
Donnarumma – PARTICIPIO
Nel senso che ha partecipato alla partita (ne è stato partecipante) ma in fondo anche quando il Crotone si fa timidamente pericoloso, non ha parato (non è stato parante).
Calabria – INDICATIVO
Di voglia tutto sommato ne ha sempre avuta, ma il suo modo di interpretare la partita nel passato prossimo e in questo inizio di autunno indica che qualcosa è cambiato. Nonostante ogni tanto faccia vedere giocate inaspettate, sarà sempre piuttosto imperfetto, ma ci piace pensare che le tachicardie che ci ha causato siano passato, anzi trapassato remoto: nel presente la sua feroce applicazione lo rende dannatamente utile alla squadra e ne fa un gran brutto interlocutore per chi si avventura sulla sua fascia.
Gabbia – GERUNDIO
Come sapete, è un modo indefinito della lingua italiana utilizzato per indicare un processo considerato nei suoi riferimenti ad un secondo avvenimento. Incredibile come le definizioni complichino la vita, vero? Con gli esempi si fa prima: il gerundio di Gabbia è Gabbiando, e sta migliorando giocando, soprattutto stando con un buon insegnando. (scusate, ci ha preso un po’ la mando)
Kjaer – IMPERATIVO
Difendi. Questo gli è stato detto, in quel particolare tempo della nostra lingua che non prevede la voce “io” e i suoi personalismi, il giorno in cui è arrivato, accolto da un bel po’ di gemiti e sbuffi da parte di noi tifosi. E questo lui fa – e lo fa sempre meglio. Chissà, se avesse pure segnato su calcio d’angolo sarebbe stata sicuramente una grande soddisfazione per lui, ma la traversa deve aver letto uno di quei libri in cui si celebra la coerenza dell’altrettanto biondo Schnellinger ricordando il suo ruolino impeccabile: 222 partite di campionato nel Milan, mai la distrazione di un gol – niente personalismi. PS: …va da sé che se alla prossima la mette, tutta ‘sta violoncellata che vi abbiamo appena rifilato se ne va direttamente nel bidone dell’indifferenziata.
TheoHernandez – CONDIZIONALE
Sembra condizionato dalla prestazione angosciosa contro il Bodo Glimt: ha un po’ il freno a mano tirato, anche se si fa un paio delle sue sgroppate da cavallo un po’ ciucco. Notevole l’imbeccata per Rebic che porta al rigore, ma paradossalmente la cosa più interessante di tutta la partita è quando si fa ammonire per aver tirato giù un avversario che lo ha birilleggiato. Ecco, questa è una cosa da difensore, uno dei primi insegnamenti del manuale, quindi ben venga. Poi, al capitolo successivo, ci sono le cose da BUON difensore – cominciano con “Non farti birilleggiare”.
Kessié – INFINITO
Visto che la piccola facezia che abbiamo scritto durante la partita è piaciuta, la ribadiamo qui. Aggiungendo che per due anni ci siamo detti: “Non è certo questo il Kessié che giocava nell’Atalanta”. Oggi ci ritroviamo a dirlo di nuovo. Perché il Kessié di oggi è più forte di quel giocatore. Da giugno a oggi sembra crescere a ogni partita, forse anche di età: non sembra più un 23enne ma uno con dieci anni di più, uno zio che si accolla i ragazzini mentre il papà è un attimo in quarantena.
Tonali – FUTURO SEMPLICE
Alla fine ha avuto ragione Pioli a buttarlo in campo nonostante i tremiti delle prime apparizioni: ha visibilmente preso un po’ di confidenza con una squadra che a sua volta non ha ancora finito di prendere confidenza con se stessa. La stiamo facendo complicata, ma il futuro è più semplice di così: pian piano, Sandrino entrerà nel cuore della squadra, anche con l’aiuto dei compagni più anziani. Tipo Saelemaekers che ha la bellezza di 21 anni, come anche il capitano Donnarumma: si può rivolgere a loro – basta che non li chiami boomer, che i ragazzini sono sempre così fastidiosi quando lo fanno.
Saelemaekers – CONGIUNTIVO
Congiunge con la tipica vivacità i reparti nel suo emisfero: solleva sempre un polverone, ma è evidente che la sua idea di calcio è di andare dentro l’area avversaria. Sembra banale, ma negli ultimi anni abbiamo avuto gente che sembrava sinceramente sbigottita alla sola ipotesi. Poi, si sa, il congiuntivo è il tempo più ostico da declinare, e anche lui ogni tanto si strafalciona in modo sgangherato.
Calhanoglu – PRESENTE
C’è. Osteria, se c’è. Quella maglia numero 10 non è più un’eresia: ormai parliamo di lui come di un vero punto di riferimento per la squadra, non più come essere malinconico in cerca del significato della propria vita. Ha una grossa occasione all’inizio, poi però inizia a litigare con i calci piazzati, forse anche innervosito dal vento che gli scompiglia le orecchie. Se è bodyshaming, togliamo.
Rebic – POLISINDETO
E abbiamo finito coi tempi dei verbi, e bisogna usare qualcos’altro, e passiamo quindi alle figure retoriche, e cominciamo con questo aggeggio dal nome pomposo, e se non lo conoscevate forse a questo punto avete già capito in cosa consiste, e possiamo andare al dunque, e dire che va bene tutto però che diamine, e quello con il Covid, e quell’altro pure, e adesso Ante col braccio rotto, e c’è una partita un giorno sì e uno no, e lui già ci era mancato coi bodesi, e nel primo tempo si era visto che stava cercando il passaggio per arrivare davanti al portiere, e infatti alla fine lo ha trovato e ne è nato il rigore, e cosa possiamo dire, e niente visto che per Ibra abbiamo detto che avrebbe sistemato lui il virus per Ante possiamo provare a dorco che se il gomito non dovesse andare a posto lo sistemerà lui con le cattive anche se è il suo gomito, e veda un po’ lui se è il caso di far innervosire il suo padrone, e non ci stupiremmo se per farlo rigare dritto iniziasse a dare gomitate al muro.
Brahim Diaz – OSSIMORO
Una gelida fiammata, un banale capolavoro, un delicatissimo atto di forza – se dev’essere figura retorica, che faccia la sua figura, perché il piccolo gigante ha colpito nel momento più sottilmente pesante dell’intera partita, e nel primo giorno in cui è stato chiamato a dimostrarsi uno sfizio fondamentale. E presentarsi facendo gol nel momento in cui andava fatto gol fa soprassedere sul fatto che non ha fatto una gran partita – un momento, questa è una litote, come è entrata qui tra gli ossimori? Che sia stata un’intrusione su invito?
Bennacer – LITOTE
Non disputa una gran partita, ma non entra in un momento di grande eccitazione; non si impegna allo spasimo, ma la situazione non richiede una prestazione scintillante e i compagni non scalpitano per andare all’assalto.
Colombo – PRETERIZIONE
Non vogliamo dire che ci ha lasciati perplessi perché non si può parlare di un contesto normale: inutile dire che il suo ingresso al posto di Rebic è avvenuto a freddo, sia dal punto di vista fisico che mentale, e non parliamo del fatto che la partita era sostanzialmente in controllo (e non menzioniamo il fatto che tutta la squadra ha scelto di bloccare la partita a centrocampo, penalizzandone gli eventuali spunti). Per cui non staremo a soffermarci sulla preoccupazione che desta l’idea di andare a giocarci l’ingresso in Europa League con lui solo al cospetto di qualche lenza portoghese. Infine, lungi da noi manifestare sconcerto per i nomi di queste figure retoriche, per non parlare di chi li ha scelti in modo da renderli impossibili da memorizzare.
Castillejo – SUFFISSO
Si sa che in questo periodo il nostro giocatorino semi-albino è particolarmente leggerino: gioca un frammentino di partitina cercando di essere andantino ma risultando un po’ ballerino, si infila nella partita come un bigodino.
Leao – SINEDDOCHE
È quella cosa cui ricorriamo se citiamo una parte per indicare il tutto. “I fischietti” per dire “gli arbitri”, “le pagine” per dire “il libro”. Oppure, quando sentiamo dire “le vele”, e capiamo che si parla delle barche, oppure leggiamo “i crimini continui e senza imbarazzo alcuno”, e sappiamo che si sta parlando dei 123 anni di storia di una squadra di Torino (ok, questo non lo leggiamo mai). E questo si può fare anche nel caso di Leao. Basta dire “capelli a frittata”, e abbiamo rappresentato tutto Leao, nella sua interezza.
Krunic – COMPLEMENTO
Il suo ingresso completa la partita, e la definisce: quando prende un giallo subito vuol dire che tutta la squadra è in scompenso, quando invece si permette di tentare il gol pregiato – negato dall’altra traversa (veramente antipatiche, le traverse crotonesi), vuol dire che le cose, infortuni a parte, vanno via lisce. Si continua a parlare della sua cessione ma noi vorremmo andare dai genitori per chiedere, come coi cagnolini trovati per strada: “Non lo possiamo tenere?”

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