In 10 anni – e che anni! – di ComunqueMilan le prestazioni sconfortanti non sono mancate, e le più drammatiche sono state accompagnate da Pagelle Senza Voti nelle quali i giocatori sono stati associati a catastrofi naturali, fantasmi, forme di tortura, edifici in rovina, e persino organismi invertebrati. Ma il momento sembra totalmente diverso: malgrado i tanti “io l’avevo detto” di chi predice sciagure e morte (che alla fine, prima o poi viene fatalmente accontentato) questi ragazzi in tre anni ci hanno abituato molto meglio. E quindi la sensazione è che ci sia stato un sortilegio, e che la squadra che era così bella, si sia di colpo addormentata nel bosco.
Tatarusanu – MALEFICA
Togliamoci subito il dente e il dolore, dando a lui la parte della strega supercattiva. Ma sia chiaro: non andiamo in svantaggio a causa sua. Casomai è corresponsabile del secondo e terzo gol. Ma sia chiaro anche che risulta difficile trovare chi non sia corresponsabile di almeno un gol. Tatone non ha la fiducia della squadra, e ha perso l’imperturbabilità che l’anno scorso gli ha permesso di reggere alle scenatacce dei compagni e di dare pure il suo contributo allo scudetto. Fa una sola grande parata: quando quella cosa inutile che chiamano guardalinee e continuiamo a pagare per niente (…carriera d’oro, altro che entrare in un partito) fa continuare per 30 secondi un’azione in fuorigioco. È chiaro che gli altri giocatori non lo invitano ai battesimi, ed è altrettanto chiaro che non ha la rabbia che serve per trasformarsi in drago.
Calabria – AURORA
Da quando è ricominciato il campionato, è uno nostro punto debole, anzi, sembra punto, punto. Nel senso di punto come la principessa – ma con una siringa piena di morfina. Gli servirebbe di più alla fine quando prende una formidabile scarpata da Milinkovic e fatica a uscire sulle proprie gambe.
Kalulu – MOSTRICIATTOLO QUASI CARINO
Nell’armata di dementi nei quali Malefica ripone una strana fiducia, è quello che si è tentati di salvare, forse per gli occhioni. Poi però è lui a “uscire” a vuoto fino a centrocampo in occasione del primo gol, lasciando che i laziali si infilino nel corridoio lasciato aperto, e corre fuori area (su Milinkovic?) invece che coprire il buco di Dest in occasione del secondo. Poi azzarda solo una volta un anticipo su uno dei pochi ma letali attacchi della Lazio, e finisce col colpire Pedro (che peraltro aveva già tirato fuori) causando il rigore del terzo. Voi capite che a questo punto, sul quarto, non abbiamo avuto cuore di scrutare cosa stava facendo.
Tomori – MOSTRICIATTOLO GROSSO E TENDENZIALMENTE ROZZO
Esce per infortunio dopo 20 minuti eppure è coinvolto nella sconfitta quanto gli altri. Puro birillo in occasione del primo gol, mentre quando riceve il pallone ha un solo modo di non regalarlo agli avversari: il retropassaggio. Al confronto del Tomori di questo periodo, Gabbia sembra Jaap Stam.
Dest – MOSTRICIATTOLO INSPIEGABILMENTE CUBICO
Nella disperata ansia di vederlo migliorare, ci sembra di ricordare un paio di coperture decenti e due iniziative affabili. Ma si fa saltare come un bambino da Marusic esponendo Tatone all’attacco di Marusic che porta al raddoppio.
Tonali – ROSASPINA
I più preparati non ci saranno cascati: Rosaspina è sempre Aurora, anche se con lo pseudonimo da aspirante bitch emo-rap piena di disagio. E per Giove, quanto disagio nella sua partita, lo stesso di Aurora Calabria: nervoso, impreciso, fa sempre le peggiori scelte possibili, e se solo vedesse una stanza con una malsana luce verde ci entrerebbe risoluto.
Bennacer – FLORA
La fata boss, che nonostante i numerosi errori e l’ammonizione stupida (da diffidato), potrebbe essere il meno insufficiente dei nostri: è anche l’unico a creare un’occasione da gol, su punizione deviata che passa molto vicina all’incrocio dei pali.
Messias – FAUNA
La fata svampita e inconsistente: avrebbe anche due o tre spunti interessanti nel primo tempo ma evidentemente non ha facoltà di fare magie. Anche se è rientrato da poco, è uno dei simboli dell’involuzione attuale della squadra: come la maggior parte dei suoi compagni, è come se avesse dimenticato cosa sa fare, e in ogni suo tentativo mancasse vera convinzione.
BrahimDiaz – SERENA
La fata piccola e peperina – inizia benino, ma anche lei, come le compagne di magie, fallisce la propria missione. L’unico motivo per preferirlo a CDK (o addirittura Adli) è la sua maggiore propensione a raddoppiare sul portatore di palla, ma col passare dei minuti svolazza inutilmente nella partita come una piccola falena.
Giroud – RE STEFANO
Sussiegoso sovrano che malgrado i bizzarri retroscena scoperti cinquant’anni dopo da Angelina Jolie, di fatto si ritrova travolto al di là dei suoi demeriti, perché le fatine non gli danno una palla che sia una (nemmeno su calcio d’angolo, tanto per cambiare) e il suo regale compare Leao, allegrotto, perde di vista i suoi doveri istituzionali. Con una squadra incapace di fare gioco, mettere come punta lui o Lazetic o Mirante (o addirittura, per assurdo, Origi) non farebbe alcuna differenza.
Leao – RE UBERTO
Partita passata a gozzovigliare quei pochi palloni significativi transitati dalle sue parti: non passa ai compagni, ma passa volentieri agli avversari. A differenza degli altri milanisti, non pare impossibilitato a fare bene – le sue sembrano più le scelte consapevoli di chi ha solennemente deciso di giocare come un pirla.
Kjaer – PRINCIPE FILIPPO
Ok, non sconfigge il drago, questo no, e in effetti anche lui avrebbe delle cosine qua e là da farsi perdonare – però lo affronta, si batte e cerca di svegliare la difesa più addormentata del mondo.
DeKetelaere – L’AMICO GUFO
Nel cartone animato è il tipico volatile disneyano collaborativo di cui le foreste abbondano, però di base è piuttosto un gufo e pertanto non si può dire che porti fortuna alla protagonista. Entra a partita quasi compromessa, come spesso succede, e non combina niente di rilevante, come spesso succede. Speriamo che almeno una delle due abitudini finisca presto.
Saelemaekers – SANSONE
Sarebbe il cavallo del principe Filippo: galoppa baldanzoso ma ha il tocco di palla di un equino e le sue valutazioni tattiche lascerebbero perplesso più di un quadrupede.
Origi – BIANCANEVE
È nella favola sbagliata – tipico di lui. Però oh: per dormire, dorme. Il problema sarà trovare chi possa dargli il bacio del vero amore.
Rebic – DIABLO
Entra a partita sepolta, ma riesce a gracchiare un paio di tiri sgraziati nello specchio della porta, cosa che nessun altro dei suoi compagni negli 80 minuti precedenti era riuscito a fare. Come il corbaccio di Malefica non è che un bieco uccellaccio al servigio del Caos, a ben guardare sembra il personaggio più lucido del film, cosa che dice caterve di cose sui personaggi principali e sugli schemi del mister Disney. Ma insistiamo su una cosa: il Vero Amore può risvegliare questa squadra. Corriamo ad amarla, ora! Avete da fare? Fa niente: abbiamo detto ORA!