Donnarumma – On. ACHILLE OCCHETTO
Leader del Partito Comunista Italiano, cerca di adeguarsi ai tempi – non tanto parando gli sporadici attacchi del capitalismo bianconero, quanto cercando di rallentare il ritmo della dissoluzione, prendendosi qualche minuto per i rinvii (e rischiando l’unica ammonizione sacrosanta della serata, casualmente l’unica che non è arrivata). Nonostante i nobili intenti, porta a casa il 17% – e assiste sconsolato a una delle tante strane sconfitte del suo soggetto politico.
Conti – Generale ERICH MIELKE
Duarte – Colonnello VLADIMIR PUTIN
Controlla la situazione in silenzio: il crollo delle nostre ideologie difensive è la chiave della sua ascesa. Non c’è situazione scabrosa, corruzione, massacro o trattenuta che lo intimidisca: probabilmente finirà per stare anche lui in carica per vent’anni e oltre, e convincere qualcuno che “Alla fine non è così male”.
Romagnoli – Compagno MIKHAIL GORBACIOV
La sua saggezza gli si ritorce contro: l’unica cosa che potrebbe fare davanti al precipitare degli eventi è far precipitare Dybala (di norma, basta alitare), ma non vuole rischiare l’ennesimo rigore e lo lascia passare, sperando che la democrazia vinca (e Gigio la pari); purtroppo, ahinoi, la dittatura gobba e liberticida continua.
Theo Hernandez – GUSTAV HUSAK
Ineccepibile come le dimissioni del leader della Cecoslovacchia e la transizione che fu soprannominata “la rivoluzione morbida”: in dieci giorni avevano risolto tutto in modo indolore. Ma forse è stato un po’ troppo morbido: avrebbe potuto fare di più?
Bennacer – ROGER WATERS
Il suo show, proprio come il The Wall celebrativo del 1990, risulta eccellente eppure manca qualcosa. Ah, già: i compagni di reparto.
Krunic – Presidente NICOLAE CEAUSESCU
Non è precisamente un benemerito, ma fa quasi specie che come il tiranno rumeno, paghi (con l’ammonizione) per un crimine lieve che si poteva risparmiare, ovvero l’arresto (a centrocampo) di un parroco ungherese calvinista, per di più rilasciato poco dopo. Imprevedibilmente, fu l’inizio della fine della sua partita.
Paquetà – Bundeskanzlerin ANGELA MERKEL
All’inizio brilla veramente e si mette in luce con il colpo di testa che impegna Xewszxkny, con diversi recuperi a centrocampo e in difesa, e naturalmente con la tesi sulla chimica quantistica all’Accademia delle Scienze di Adlershof. Ma dopo aver preso il potere a centrocampo, nel secondo tempo inizia a tentare giocate presuntuose e perdere palloni importanti pur di tentare manovre strane. Ma la sua sostituzione si rivela ancora più problematica.
Suso – Generalsekretar ERIC HONECKER
Leader della Germania Est per due decenni (evidentemente era considerato il loro unico giocatore di talento), si eclissa dalla partita poco prima del collasso della squadra, lasciando il comunismo senza armi in attacco, a farfugliare palle in avanti.
Calhanoglu – Presidente RAMIZ ALIA
Come il leader dell’Albania, non si rassegna, non molla il colpo e rimane in carica miracolosamente per altri due anni dopo il gol capitalista. Ci prova più di tutti, ma alla fine, come contro la Lazio, non è in grado di salvare il regime.
Piatek – Generale WOJCIECH JARUZELSKI
Cerca di schiacciare le legittime richieste di gol del suo popolo – davvero incredibile dove riesce a mettere il colpo di testa sottoporta che gli viene concesso da Bonucci nel primo tempo. Eppure, paradossalmente (o no?) finché è lui l’uomo forte della squadra, malgrado le contestazioni il risultato tiene.
Leao – Presidente BORIS ELTSIN
Entra in scena nel momento che sembrerebbe più favorevole, ma non riesce a scrivere il suo nome nella Storia – e il suo ciondolare ubriacante non ci porta da nessuna parte.
Bonaventura – WINFRIED FREUDENBERG
L’errore con cui i nostri avversari ci regalano palla sulla tre quarti è uno di quelli che contro di noi vengono puntualmente trasformati in gol – mentre lui invece di Leao serve il portiere. Malgrado il bene che gli vogliamo, ogni volta che appare la squadra perde quota come la mongolfiera dell’ultimo poveretto che otto mesi prima della caduta (a proposito di scelte e tempismi inopportuni) cercò di superare il muro, ma soltanto per cadere in picchiata nel libero mercato, nella piazza del mercato – e in effetti, viste le campagne acquisti degli ultimi 4-5 anni tutta questa fiducia nel mercato comincia a mancare pure a noi. Anzi, non sarà il caso di passare a un sistema misto, insomma non è che hanno ragione i cinesi? Uh, ehm. No, okay, scusate.