Juventus-Milan finale coppitaliatim: le Pagelle Che Non Lo Erano

Come i beccamorti che sono, i nostri avversari hanno saputo lucrare sul nostro suicidio. Lungi da noi ironizzare sulle cause che spingono qualcuno al gesto supremo, non abbiamo lo spessore per capire le ragioni di chi decida di farla finita: come tutti quelli che piangono la dipartita, possiamo solo fare congetture e chiederci “Perché, perché?”. Fatalmente privi di risposte, possiamo solo avvicinare la prestazione dei nostri a quella di altrettante celebrità che hanno staccato la propria stessa spina.

Donnarumma – KEITH EMERSON
L’uomo che un tempo aveva la magia nelle mani, suicidatosi nel momento in cui si arrende al fatto che non funzionano più. Spiace umanamente, ma a poco serve ricordare gli eccellenti interventi – anche di piede – sfoggiati nel resto della finale: ha sulla coscienza metà della vittoria iuventina, e soprattutto stronca ogni speranza di raddrizzare la partita. Due distrazioni che veramente non hanno senso, momenti di superficialità che – è inevitabile – inducono i tifosi (mentre ascoltano la colonna sonora di Inferno) a meditare su quanto venga pagato per fare la differenza, regalando invece una gran Fanfara per l’Uomo Comune.
Calabria – SALVADOR ALLENDE
Suicida solo nella versione ufficiale: in realtà viene abbattuto durante il golpe – da un colpo di Matuidi cui nessuno dà troppo peso, men che meno l’arbitro. Partita decente, come del resto quella di quasi tutta la squadra, fino ai 9 minuti di apnea.
Romagnoli – TERRY KATH
Leader e fondatore della storica rockband Chicago, che ha dato il nome a una consistente città americana, entra nel mito il giorno in cui si mette a giocare con una pistola dicendo agli amici “Tranquilli, è sca-BANG”. Col senno di poi viene da dire che forse non era ancora pronto per tornare in campo dopo l’infortunio, sta di fatto che è stata una leggerezza da parte sua guardare Benatia e supporre che il pistola fosse scarico. Forse è un gol che ci fa ancora più male di quelli legati alle papere di Gigio o Nikolone, perché la squadra accusa il colpo, vede se stesssa andare sott’acqua quando solo un minuto prima Bonaventura aveva seminato il panico davanti a Buffon. E invece riecco lì il fantasma gobbo e malavitoso, babau che in questa annata per tre volte ci ha messi sotto proprio nel momento in cui – eccetera.
Bonucci – KURT COBAIN
Poteva esser lì a fare la star piaciona come i suoi ex compagni nella band, invece affonda da faro dei perdenti, con l’amabile vedova che cantilena “Scemo, scemo” al suo funerale. Ma non c’è critica che gli si possa muovere, l’unica prodezza che riesce a Mandzukic è quella di provocarlo reiteratamente in favore di telecamera, per eccitare milioni di microcefali.
Rodriguez – CESARE PAVESE
Verrà la morte, e avrà i suoi occhi, sempre un po’ attoniti (e la sua coda di cavallo). Ma come disse andandosene lo scrittore piemontese, “Non fate troppi pettegolezzi”: la sua partita è sufficiente come quella di quasi tutto il reparto difensivo, il che è anche un po’ sconcertante, visto che parliamo di una squadra che ha raccolto quattro angurie.
Locatelli – DAVID FOSTER WALLACE
Temiamo che una partita così importante da titolare sia una cosa divertente che non farà mai più. La cosa deprimente è che è al suo massimo stagionale (…non che ci volesse molto). Come a Bologna, anche all’Olimpico riesce a scagliare un pallone meritevole verso la porta, ma ha la sfortuna di trovare un portiere.
Kessié – JEFF BUCKLEY
Travolto dalle acque, in verità nemmeno troppo impetuose, del Mississippi gobbo. Si consoli pensando che tra poco potrà riposare: Hallelujah.
Bonaventura – VINCENT VAN GOGH
Sembra quello più ispirato di tutti, rimangono in mente un perfetto invito a Suso il cui filtrante non passa per un soffio e una serpentina nel secondo tempo un attimo prima che la Notte Stellata finisca e i Corvi si mettano a infestare il campo.
Suso – LUDWIG II RE DI BAVIERA
Il monarca stravagante immerso in un proprio mondo di fiaba viene deposto al 22mo del secondo tempo dal principe Luitpoldo, suo allenatore. Annega malinconicamente nel lago della partita però, malgrado le casse prosciugate, gran parte dei suoi sudditi gli volevano bene e non hanno mai creduto al suicidio; a noi la tesi del complotto non piace, perferiamo la tesi secondo la quale fu mangiato da un uomo lupo.
Calhanoglu – SYLVIA PLATH
Spunti pieni di poesia, che si concludono quando soffoca lentamente e dolcemente in un ambiente pieno di gas. Mette in ansia la difesa avversaria che lo ferma con la sensibilità – e l’episodio della mancata ammonizione causa fischio anticipato, deliziosa provocazione del giullare col fischietto, oggi è naturalmente rigirato in beffa da parte dei tifosi pitecantropi. Eppure, senza aggrapparcisi più di tanto, ha il suo peso – e non tanto perché magari Benatia, ammonito, non sarebbe rientrato in campo, quanto perché instilla nei nostri giovinetti la solita sensazione di aver di fronte una montagna che non possono scalare. Un po’ della tenuta nervosa dei nostri immaturi crolla in quel momento.
Cutrone – IAN CURTIS
L’amore ci farà a pezzi, anche stavolta.
Borini – EVA BRAUN
Figura un po’ patetica attorniata da ben altri schifosi, entra in gioco quando la situazione è irreversibile ma se ne va con dignità e un paio di buone iniziative, tra le quali un tiro ravvicinato su cui Buffon chiude le gambe con eccellente reattività, gliene dobbiamo dare atto…che possa strafogarsi di fruttini.
Kalinic – YUKIO MISHIMA
Un harakiri davanti al popolo intero per mostrargli come muore un centravanti. Forse un giorno capiremo il suo tragico spessore. Davanti a tanta, evidente impossibilità di esserci utile non possiamo che arrenderci: buona fortuna altrove.

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