Inter-Milan: le Pagelle Che Non Lo Erano

L’inverno prosegue, la temperatura diminuisce, ma nel contempo la siccità continua, piove pochissimo. Davvero strano, avendo a che fare da un mese con una precipitazione che precipita che è un piacere.

Tatarusanu – ACQUERUGIOLA
Respinge quasi (…eh!) tutti i tiri in porta avversari, che peraltro non sono neanche molti: una parata per tempo su Lautaro, una su Lukaku a tempo scaduto, ma soprattutto è attento sugli otto calci d’angolo altrui, che vengono quasi sempre battuti su di lui – e facendo i conti alla fine, sembra di fatto l’idea principale dell’allenatore lacrimoso, che ogni volta manda i suoi venti energumeni in area piccola a cercare di confonderlo. Invece, non appena UNO tra i detti corner è indirizzato nella nostra zona della morte, ovvero sul limite dell’area piccola, prendiamo il tipo di gol già ricevuto da Baschirotto e Berardi, con l’avversario che non ha nemmeno bisogno di saltare per buggerare la nostra difesa. Che forse dopo stasera farebbe meglio a dimenticarsi l’alibi dell’assenza di Maignan.
Calabria – NEBIÙN
Meno peggio delle altre volte: viene regolarmente puntato dal gorilla albino sulla sua fascia, ma viene saltato una volta sola e per fortuna senza conseguenze. Ma d’altra parte, non sale UNA volta che è una, atterrito come se vedesse ricomparire l’antica scighéra milanese appena dopo la linea che taglia in due il campo.
Kjær – NUVOLOSO
Non riesce mai a scaldare i compagni di reparto, e nell’occasione del gol di quelli, si ritrova da solo a marcare tutti e due gli attaccanti, finendo con lo scegliere quello grosso – per poi muoversi disperatamente tardi su quello piccolo. Diverse difficoltà negli uno contro uno: da tempo difende come un gentiluomo, ma malauguratamente quelli attaccano come bestioni. Alla fine non arrivano scrosci di gol, ma non per questo è una bella giornata.
Kalulu – VARIABILE
Per qualche strano motivo, gli interisti lo provocano gratuitamente, ma non perde la testa. Nel secondo tempo fa persino vedere qualche disimpegno decente – consolante rispetto alle ultime prove. Però abbiamo il sospetto che sull’autore del gol dell’altra squadra dovesse esserci lui.
Gabbia – MONSONE
È in un altro emisfero.
TheoHernandez – SERENO
Usciamo dalla partita con cinque ammoniti – su 14 falli fischiati. E, toh!, il suo nome non è nell’elenco. Ecco. Non aggiungiamo altro, però immaginateci mentre facciamo tutta una serie di facce significative.
Messias – CANICOLA
Nome che deriva dal latino “piccolo cane”.
Tonali – TEMPESTA DI POLVERE
A un certo punto nel primo tempo chiedevamo solo una cosa: che perlomeno non danneggiasse l’agricoltura. Nel secondo tempo fa vedere qualcosina di difendibile. O forse abbiamo visto male, c’era tanto di quel polverone.
Messias – CANICOLA (di nuovo)
(scusate, ma) (questa pagina ha sempre cristianamente difeso Jesus dai suoi detrattori: il giudizio sopra ha a che fare con questa partita, in cui non gioca UNA singola palla utile, peraltro in un ruolo in cui si rivela totalmente inutile)
Krunic – PRECIPITAZIONI OCCULTE
Non gioca una partita di calcio, però dal punto di vista della divulgazione dà un’interessante dimostrazione tridimensionale di come si condensa l’umidità, che in ambienti scientifici sta già riscuotendo apprezzamenti.
Giroud – CUMULUS CONGESTUS
Qualcuno ritiene superficialmente che le nuvole siano tutte uguali, ma Olly è lo stadio successivo dello sviluppo verticale di un Cumulus Mediocris: la mediocrità della squadra e dei suoi pochi, penosi tentativi di fare gioco lo rende nebuloso e instabile in modo impressionante. Si sbatte tantissimo – eppure non gli riesce UNA conclusione passabile, per non parlare di come getta al vento la nostra unica occasione pulita in 96 minuti. Sì, è congestus, lo vedrebbe anche un bambino.
Origi – VIRGA
Dovete sapere che certe precipitazioni, appena uscite dalle nubi, evaporano ancora prima di toccare terra. Si presentano come una specie di cortina oscura sospesa nell’aria. Affascinante, vero?
Diaz – BREZZETTINA
Porta qualche veloce cambio di gioco, ed è l’unico che se non altro spolvera UNA volta i guanti di Onana. Ok, il vento è un’altra cosa, ma senza di lui proprio non si muoveva una foglia.
Saelemaekers – GALAVERNA
Capita a molti di scambiare la galaverna con la neve, ma non fatelo, perché i meteorologi verrebbero a dileggiarvi sui social: è nebbia gelata che appare sul terreno quando la temperatura è turpe. Capita ad altrettanta gente di scambiare l’ingresso del forsennato belga con un miglioramento, ma per quanto noi gli si voglia bene (e ci sono foto equivoche che lo provano), con lui da quelle parti la nostra fascia destra diventa più instabile di prima. In compenso, come sempre non ha alcuna consistenza offensiva.
Leao – IRIDESCENZA
Fenomeno di rifrazione su nubi formate da gocce piccole e uniformi, che crea macchie colorate in cielo: ad alti livelli produce meraviglie, ma anche quando ci sono poche gocce da spendere, basta per tutte quelle foto di nuvolotte colorate che popolano Instagram e che gli haters attribuiscono all’inquinamento. Ok, non l’abbiamo spiegato benissimo, ma anche la partita di Leao è difficile da spiegare: gli haters sono indignati con lui, ma i nostri due attacchi apprezzabili passano da Rafa: sul primo lavora la palla in mezzo a tre interisti e serve BrahimDiaz, sul secondo arremba verso l’area avversaria, servendo poi Giroud. Senza di lui, il nostro attacco era stato completamente incolore.
Thiaw – ACQUAZZONE
La nostra vita rimane aridissima, ma toh, se non altro rinfresca un po’.
Rebic – CERCHI NEL GRANO
Entra all’86°, e dopo UN minuto viene ammonito. Ok, probabilmente non era fallo (il che è molto facile: su Barella, è fallo una volta su ottanta) e sicuramente quello dei cerchi nel grano non è un fenomeno atmosferico. Ma è innegabilmente un fenomeno.

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