Era la partita cruciale per Giampaolo, e i giocatori si sono Giampaolizzati – le nostre pagelle senza voti non potevano essere da meno.
Reina: GIAMPAOLO PANSA
Giornalista di fulgida affidabilità: negli anni in cui tutti sono compagni e compagnucci, è al fianco di Scalfari in Repubblica e L’Espresso, quando poi vengono quelli in cui la destra è sovranona, marcia indignato a braccetto di Belpietro e Feltri su Libero, Panorama, persino La Verità. Allo stesso modo, Pepe dà la spinta verso l’abisso al Milan quando annaspa nel primo tempo, cercando poi di stroncarlo anche con un’uscita incauta su un Kouamé che corre Dybaloso in cerca del suo piede – poi però vedendo la squadra più convinta cambia orientamento politico e salva il governo in carica. Tutto è bene quel che finisce bene, ma che pure un veterano come lui oscilli al primo refolo, dice molte cose sul momento ideologico del Milan.
Calabria: JUAN PABLO MONTOYA
Duarte: JEAN PAUL BELMONDO
Inizia bene, con alcune interpretazioni convincenti, poi si compiace di se stesso e si lancia in una serie di pantomime pasticciate, specialmente quando il pallone è a terra. I critici rossoblù lo puntano, e lui si arrabatta. Alla fine lo salviamo, ma non è il caso che se la tiri da divo.
Romagnoli: JEAN-PAUL SARTRE
L’intellettuale della nostra difesa (il che dice delle cose preoccupanti sullo spessore di quest’ultima). Una prestazione vibrante, sempre nel cuore della lotta, e riesce persino a non farsi espellere dal partito – e neppure ammonire.
Theo: JOHN PAUL JONES
Come il bassista dei Led Zeppelin, riesce a fare il lavoro fondamentale senza farsi notare: entra di soppiatto ma di potenza nell’area avversaria e trasforma in Good Times i nostri Bad Times.
Biglia: GIAMPAOLO FABRIS
Insigne sociologo e studioso della società dei consumi, riesce a non consumarsi in un momento in cui le altre teste pensanti della nostra squadra si adeguano soddisfatte ai trend: quello negativo, quello disastroso, quello suicida. Inaspettatamente, lotta e recupera palloni decenti; ancora più inaspettatamente, ostenta pose da leader della squadra – giungendo addirittura a motivare Kessié sia dopo un errore che prima del rigore.
Kessié: JEAN-PAUL MARAT
Figura centrale e un po’ patetica della Rivoluzione Francese, pieno di slanci utopistici ma fisicamente fragile e in frequente stato confusionale, viene comunque tramandato come eroe e martire, anche solo per non essere stato decapitato nel mezzo del bailamme. Segna l’importantissimo rigore, ma perde palloni sanguinosi in zone favorevoli ai controrivoluzionari: impressionante il momento in cui in pieno controllo della sfera, all’88mo, si fa rimontare con facilità dall’avversario cedendogli la palla con facilità. Mentre si butta a terra reclamando un complotto monarchico, il Genoa entra in area e ottiene il rigore che può gettarci nel Terrore.
Bonaventura: GIAMPAOLO MORELLI
Come l’attore più ovunque della tv e cinema italiani, non è appariscente ma capisce meglio di altri come si sta al mondo. Non sfoggia una prestazione da red carpet ma mette sostanza e sufficiente qualità; proprio come L’ispettore Coliandro, non è geniale come insistono i suoi autori e come lo presenta RaiDue (sulla quale risulterebbero geniali anche alcune varietà di piante da appartamento). Ma non gli chiediamo di esserlo.
Calhanoglu: GIOVANNI PAOLO I
Gli vogliamo anche bene, ma del suo pontificato ricordiamo solo che a un certo punto Dio lo ha chiamato a sé, ed evidentemente aveva i suoi motivi.
Suso: JEAN PAUL GAULTIER
Piatek: GIAN PAOLO PACE detto L’OLMO
Pittore del Cinquecento sul quale gli storici dell’arte sono dubbiosi: era un bergamasco o era un veneziano? Fu attivo a Firenze oppure “attivo” è una parola grossa visto che dipinse molto poco, trovando in Zapata un critico insormontabile? O furono addirittura due pittori diversi che qualche cronista sbrigativo riunì in uno solo, imitato da tanti altri? Quel che è certo è che produsse poco, e rimase in circolazione ancor meno.
Paquetà: GIOVANNI PAOLO II
Il suo pontificato rilancia la Chiesa rossonera da subito: vede Theo con la coda dell’occhio e immediatamente lo usa theologicamente per abbattere il muro genoano; notevole anche la girata sul proseguimento dell’azione nella quale Biraschi era intervenuto con il suo tocco di mano. Siamo disposti ad avere Fede in lui.
Leao: JUMPaolo
Hit incisa nel 1984 dai Van Haolo, rockband formata dai fratelli Eddie e Alex Van Haolo, nella quale il frontman del gruppo, David Leeao Roth, marpioneggia col suo allenatore: “Non sono il peggiore che tu abbia mai visto, sai cosa intendo?”
satira degna di Voltaire, grazie Paolo!