Fiorentina-Milan: le Pagelle Che Non Lo Erano

A volte, per qualche motivo che non ci mettiamo a sindacare, qualcuno decide di gettarsi nell’abisso. Poi qualcuno si indigna e dice che è peccato mortale, ma chi siamo noi per entrare nell’animo di questa giovane squadra e mostrare disprezzo per i suoi tormenti interiori? Anzi, le nostre Pagelle Senza Voti ispirate a celebri suicidi vogliono dare dignità a quello che a qualcuno, superficialmente, è sembrato un insano gesto – mentre in realtà cosa vogliamo saperne, noi? Teniamo conto poi di una cosa: forse lo hanno fatto per punirci. Uh.
 
Tatarusanu – PONZIO PILATO
Si dev’essere lavato le mani con uno di quei detergenti che mettono all’ingresso dei negozi (e che nessuno usa, perché si sa che chiedere alla gente di pulirsi le mani è una inaccettabile violazione di un diritto fondamentale): facendosi scappare il pallone innesca dal nulla l’azione che porta la Fiorentina insperatamente in vantaggio. Da quel momento in poi la sua presenza in porta non è più strettamente necessaria: finisce ai margini della partita, il che per un portiere che prende 4 gol è abbastanza anomalo.
Kalulu – KURT COBAIN
La sua partita è grungissima, tra momenti di quiete e impennate ad alto volume. La sua uscita di scena lascia di stucco una generazione, anche perché ci ritroviamo tutti a sperare che Dave Grohl/Florenzi firmi un capolavoro.
Kjaer – ERNST HEMINGWAY
Si pente di aver dato l’Addio alle armi nella faida con Tatarusanu; da quel momento in poi, come il protagonista de Il vecchio e il mare, ingaggia un duello epocale con quel tonno gigante di Vlahovic. E sembrerebbe vincerlo lui, finché il Destino non trasforma l’attaccante viola nel gobbo juventino che probabilmente è già, permettendogli di esultare delle disgrazie altrui. Per chi suona la campana? Tutto sommato, non per lui.
Gabbia – EVA BRAUN
Fa decisamente la scelta sbagliata, ma di brutto. Invece di fare la cosa ragionevole (sparare via il pallone) si immola per devozione nei confronti di un’autentica pazzia. Nel secondo tempo, quando Vlahovic lo supera in scioltezza in occasione del terzo gol, è già nel dolce riposo indotto dal cianuro.
TheoHernandez – TERRY KATH dei CHICAGO
“Certo che questa pistola è scarica – pensi che sia scemo? Che voglia farmi saltare le cer – BANG”. E così, dopo un’onorata partita, con diversi coast to coast e l’assist per il secondo gol di Ibrahimovic, il nostro chitarrista trova un modo di morire un po’ più eccentrico rispetto a quello di un suo ammiratore, un certo Jimi Hendrix. C’è da dire che in area (la nostra) è sempre un pericolo, come dimostra anche un pallone consegnato di testa a Odriozola, senza guardare. Ma il suo letale errore di valutazione finale condiziona un po’ tutto il suo contributo alla storia della musica, diciamo.
Kessié – ANNIBALE
La fascia di capitano, che a molti fa digrignare i denti – visto che da Presidente che era è diventato un Nemico della Repubblica – stimola il suo orgoglio, e gioca una partita ineccepibile, lottando in difesa e cercando di aiutare in fase di spinta gli elefanti – pardon, gli attaccanti. Che il suo carisma all’interno della squadra sia maggiore che non tra i tifosi lo dimostra TheoHernandez nell’emulare la discutibile giocata in area da lui sfoderata quindici giorni fa contro i Dominatori Dell’Universo.
Tonali – SOCRATE
Non lascia niente di scritto – non certamente sul tabellino – però grazie ai suoi sforzi sappiamo di non sapere, ovvero di non saper segnare anche quando il centrocampo tutto sommato fa il suo dovere nel togliere palloni agli avversari e a ispirare le manovre degli attaccanti.
Saelemaekers – SYLVIA PLATH
Si aggira diafano e dolente ai margini della partita, in perdurante stato di depressione post-contratto, ma non c’è grande attenzione per le sue poesie piene di solitudine belga. Qualcuno dice che il suo suicidio in realtà era una specie di espediente per attirare l’attenzione, e in effetti ci accorgiamo di lui solo quando esce di scena.
BrahimDiaz – YUKIO MISHIMA
Forse la sua partita richiede una sensibilità superiore per essere veramente apprezzata, e noi ne siamo vistosamente privi. Le sue giocate sono fragile vetro, il suo rapporto coi partner d’attacco è lacerante, legato a un’idea di intensa bellezza che il rapper portoghese e l’orco svedese non sanno cogliere, perciò il suo autosbudellamento è completato dalla katana con cui Pioli lo sega dal campo.
Ibrahimovic – MARILYN MONROE
Dopo aver recitato in modo decisamente non memorabile per un bel po’, con una serie di pantomime non all’altezza della sua fama (il mancato pareggio nel primo tempo ha un peso di poco inferiore agli errori dei suoi compagni in difesa), nel secondo tempo di colpo capisce che A qualcuno piace il gol, che Gli uomini preferiscono le reti, e che Quando la squadra è in vacanza, una vera star non può limitarsi a fare faccine.
Leao – DAVID FOSTER WALLACE
Brillante e sopra le righe, delizia i suoi fan con trigonometrie e tornadi ma lascia perplessi quelli che da lui si aspettano una scrittura che vada a segno in modo diretto: lui invece, davanti alla porta, si gingilla con infinite note a fondo pagina. Incredibile come malgrado la difesa avversaria lo soffra tantissimo, il gol a volte sembri una cosa divertente che non farà mai più.
Giroud – CLEOPATRA
Come la regina d’Egitto, trova umiliante l’idea di essere messo in mostra come sconfitto nel trionfo altrui – ragion per cui, si defila con eleganza.
Florenzi – JOHN McAFEE
No, non è stato ucciso da un virus: il creatore del popolare programma ha deciso di spegnersi (senza riaccendersi) in carcere, dopo una vita abbastanza caotica; è la stessa sensazione che dà il buon Sandro in campo. Da quando lo abbiamo installato, non abbiamo mai capito se ci è utile o complica il programma.
Messias – ROBIN WILLIAMS
Tutti gli abbiamo voluto bene, ma al fischio finale rimaniamo con un’enorme malinconia: carpe diem, ma carpe anche un pallone.
Bennacer – VINCENT VAN GOGH
Si mette lì a fare girasoli – carini e tutto, ma ecco, avremmo preferito una Notte stellata.
Krunic – IAN CURTIS dei JOY DIVISION
Entra e dà un ricco contributo di cupezza: in una serata consacrata alla depressione, non si può fare a meno di lui.

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