Alcuni scienziati contestano l’ipotesi che l’evoluzione cerchi necessariamente la strada della complessità. Il Milan di fine decennio ci mette certamente di fronte a una regressione dell’attività cerebrale e fisica, e la sua sterilità completa il quadro su quella riproduttiva; sull’attitudine parassitaria preferiamo sorvolare. In ogni caso per le nostre Pagelle Senza Voti, abbiamo ritenuto inevitabile accostare le prestazioni dei giocatori del Milan alle più semplici, umili forme di vita sul pianeta. In qualche caso, naturalmente, c’è dell’ottimismo. Cercate di perdonarci, anche noi siamo semplici e umili, e sull’umiliazione non si può discutere.
Se ne sta in mezzo all’acqua stagnante della nostra difesa, e inizialmente non è nemmeno troppo sollecitato dagli attaccanti atalantini, ai quali comunque riesce a opporre una resistenza non dissimile da quella di un protozoo. Compie un intervento abbastanza prodigioso nel secondo tempo, probabilmente è corresponsabile sul quinto gol quando non capisce le intenzioni di Musacchio, e possiamo capirlo. Ma a quel punto, i buoi non solo sono già scappati dalla stalla, ma sono su una spiaggia alle Maldive. 
Cambia continuamente forma, essendo privo di scheletro (e spina dorsale) – la forma che sembrava aver preso nelle ultime settimane ci piaceva, quella che ha preso ieri è piaciuta tantissimo a Gomez e Gosens. È il primo a cedere, in effetti già sotto gli occhi degli scienziati del Settecento.
Ha smesso di crescere qualche tempo fa, perché è il tipo di organismo che può crescere attaccandosi a qualcosa di vivo. Purtroppo la difesa che ha tentato di guidare ieri è una delle più inguardabili a memoria di milanista.
Forma di vita parassitaria sgradevole e manesca. Alza il livello di idiozia della squadra esattamente come i tronisti alzano il livello di idiozia della nazione. 
Non giocava da mesi, e gioca in comprensibile affanno: la cosa malinconica è che paragonato agli altri ne esce come quasi vagamente in parte pressappoco salvabile. Con lui in campo, subiamo solo un gol, e se questo non è un risultato! Alla fine del primo tempo, non ce la fa e getta se stesso (…sì, era a questa battuta che volevamo arrivare).
Bennacer – Dendraster excentricus (per gli amici: Dollaro della sabbia)
Si muove lentamente, preferendo in realtà rimanere ancorato al fondale per molto tempo. A un’attenta osservazione, inghiotte grandi quantità di sabbia, di cui digerisce le particelle di sostanza organica. Non è una pratica che porta a un gioco trascinante, ma se non vi fate troppo coinvolgere dall’ansia del risultato e dall’ossessione produttiva contemporanea, osservarlo è molto rilassante.
Kessié – Cetriolo di mare
Creatura abbastanza grottesca e fondamentalmente incomprensibile. Deambula sui suoi pedicelli nelle sabbie melmose del nostro gioco, e non lascia il segno. La Natura può vantarsi di molte sue creazioni; nel suo caso, alza le spalle, si guarda attorno, poi decide di dare la colpa alle Nature precedenti. 
In qualche caso riesce a convertire gli zuccheri in anidride carbonica ed etanolo, e ne ricaviamo birra, pane e pizza. Ma in altri, e ieri è stato uno di questi casi, può portare dermatite.
Pressoché in balia della corrente, difficile da vedere, irritante.
Calhanoglu – Alga azzurra monocellulare
Come tutti sappiamo, fissano l’azoto atmosferico negli eterocisti. Ed è quello che Hakan fa per tutta la partita: se ne sta lì, e fissa l’azoto.
Non è un errore. Il microorganismo semplice e inoffensivo che Leao ci ha ricordato nei suoi strani movimenti contro l’Atalanta, è un polacco costato 35 milioni.
Non è che il suo ingresso sia causa della sconfitta, naturalmente – pure, è difficile non notare che con lui in campo il passivo passa da uno a cinque, come il diffondersi di un’infezione. Semplicemente, la squadra non è dotata degli anticorpi necessari a difendersi dal suo difensore.
Non è un errore. Il microorganismo semplice e inoffensivo che Piatek ci ha ricordato nei suoi strani movimenti contro l’Atalanta, è un portoghese costato 30 milioni.
Usano mescalina e stanno superando le porte della percezione. Ologrammi di un passato perduto in un buco nero