NOTTURNO ROSSONERO – The madcap laughs

(di Hap Collins)

Avete presente “Non guardarmi non ti sento”? Nel corso di una scena concitata, forse un inseguimento, il non vedente Richard Pryor imprecava per la paura ma il suo compagno di avventure, il sordo Gene Wilder, non leggendo bene il labiale, si chiedeva perché il suo amico continuasse a ripetere “cozza, cozza, cozza”. Anche molti tifosi italiani, cimentandosi con l’attuale calcio mercato patiscono i medesimi problemi di percezione della realtà circostante. Molti di noi hanno vissuto, ormai anni or sono, l’epoca d’oro nella quale noi italiani imperversavamo tra Europa e Sud America (talvolta financo Asia), un po’ barbari e un po’ corsari, surclassando la concorrenza nel mercato a suon di miliardi del vecchio conio. Uno strapotere talmente eccessivo che anche le provinciali potevano vantare nomi del calibro di Zico, Futre, o, caso di più fulgida poesia, il Napoli d’antan in piena lotta per la salvezza, che riuscì ad aggiudicarsi il più grande di tutti, Diego Armando Maradona. Altri grandi campioni, vedi alla voce Bergkamp o Thierry Henry, da queste parti potevano addirittura rivelarsi dei flop.

C’era una volta il Campionato più bello del mondo. Un po’ come le merendine di marzo, anche il calcio mercato di una volta non tornerà più o, per lo meno, non a breve. Il piatto piange da anni ma il tifoso italiano pare non accorgersene. Eppure sono anni che i top player giungono nello Stivale tuttalpiù per svernare ormai prossimi alla pensione, o accidentalmente, ne spunta uno giovane e sconosciuto che rimane solo di passaggio, pronto a migrare alla volta di lidi maggiormente remunerativi. Maldini & Massara forse non hanno scritto di loro pugno la nuova grammatica del calcio mercato, senz’altro sono quelli che hanno dimostrato di meglio saperla applicare. I ragazzi sono concreti e hanno regalato ai loro tifosi uno dei tutorial più efficaci su piazza, roba di lusso a ben vedere: lo scudetto 2021/2022. Eppure pare che molti ancora adesso non abbiano compreso la pur autorevole, lezione: un occhio al bilancio e uno ai risultati. Dopo due sole settimane dalla fine del campionato, orde di prefiche hanno iniziato a levare le loro lamentazioni per una sessione di mercato ritenuta insoddisfacente. Il caso di scuola è la trattativa di De Ketelaere.

Salvo qualcuno – ma potrà mai esistere!? – appassionato di campionato belga, nessuno conosceva l’esistenza di questo ragazzo così simile al fanciullo sorridente della Kinder. CDK, chiamiamolo così finchè non impareremo l’esatta pronuncia del nome, di punto in bianco è diventato l’ossessione, il cruccio, l’ago della bilancia tra il trionfo e la beffa. Charles alla fine ha vestito la nostra maglia, tra l’altro rinunciando a parte dell’ingaggio inizialmente prospettato pur di approdare a Milanello, venendo a firmare a Casa Milan con tanto di codazzo di familiari altissimi, purissimi e biondissimi. Dopo un fugace precampionato, finalmente siamo tornati all’unico giudice attendibile: il campo. Sempre lui.

Contro – non ce ne vogliano gli amici friuliani – la mai abbastanza odiata Udinese, il motto di Stefanone nostro è stato “squadra che vince non si tocca”. Dopo la diffusione a San Siro delle note di “Pioli is on fire”, l’unica hit estiva degna di questo nome, con buona pace dei trapper (non gli amici di Zagor, mi riferivo quelli che fanno trap), le danze sono state finalmente aperte. Formazione iniziale composta da sole vecchie conoscenze, con un gioco insolitamente orientato a destra, forse per adeguarsi ai tempi, il solito Becao che segna (‘cci sua tanto per citare i classici), fase difensiva piuttosto balneare a eccezione di un Kalulu larger than life, per il quale l’amico Max Bondino sospetta natali in Travagliato. La strana coppia formata da Diaz folletto ritrovato e Rebic cappellaio – sempre più matto – ha posto le basi di un risultato rotondissimo, goleada aperta da Hernandez, che aveva ancora i suoi conti da regolare dai fatidici undici metri, dopo l’ultimo rigore concesso ai nostri nel lontano Milan Spezia del 17 gennaio 2022, e fallito da Theo. Mai come in questa partita i sei minuti di recupero sono stati così attesi e avremmo desirato durassero di più. In questo ultimo scampolo di partita si sono visti alcuni dei volti nuovi. CDK, sì, proprio lui, in pochi minuti ha regalato scampoli di bellezza, fugaci ma sufficienti per iniziare a sognare. Il giovane Charles, Adli, forse Diaz, nel solido impianto del gioco di Mastro Pioli, potrebbero donare l’imprevedibilità, l’estro, il guizzo che eleverebbero ad altro livello l’esperienza, il vero e proprio viaggio sensoriale, del tifoso milanista. Una psichedelia che non stona nella squadra dove gioca e ride il Cappellaio Matto.

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