L’HASHTAG – #ilgiovanefavoloso

bonaventura

Alle 16:15 del 1° settembre, ultimo giorno di calciomercato, l’Hellas Verona si leccava i baffi: aveva appena incassato una plusvalenza di 15 milioni relativa alla cessione di Iturbe (ah ah ah) alla Roma, e Sogliano si stava mettendo a tavolino per sferrare l’attacco a Giacomo Bonaventura. Prima offerta: qualche milioncino per il prestito con diritto di riscatto più il centrocampista bergamasco Jacopo Sala. C’era da superare – ve lo ricorderete – la dura concorrenza dell’Inter, che nel frattempo prendeva tempo, in attesa di piazzare da qualche parte Guarin, magari al Valencia.

Alle 19:30 – a tre ore e mezza dalla fine del mercato – l’Atalanta ufficializzò l’acquisto del Papu Gomez, il che equivaleva a mettere in mano a Bonaventura un biglietto di sola andata per chissà dove. Certamente non per Milano, perché Guarin non se lo filava nessuno, perlomeno non a titolo definitivo. Restava solo il Verona, ma c’era un problema: Bonaventura, ingolosito dall’Inter, non accettava una destinazione di ripiego. E perciò Sogliano, pur non mollando l’osso, stava mettendo le mani sul vecchio Javier Saviola, un futuro luminoso dietro le spalle. Insomma, tutto rimandato a gennaio.

Ma attenzione! Alle 20:25 l’Inter ufficializza il prestito di Ricky Alvarez al Sunderland. Si libera un posto, Thohir inizia a pensare al grande sacrificio. Bonaventura torna a sorridere, anche perché mezz’ora dopo arriva un’offerta del Real Madrid per Guarin: tre milioni per il prestito con diritto di riscatto. Come dice quella canzoncina, a due ore dalla fine “c’è solo l’Inter”. Ma niente, per vendere Guarin Erick il guerriero non ne vuole meno di 15. E alle 21:20, a 100 minuti dalla sirena, dopo una giornata buttata appresso a Biabiany e a quel losco figuro di Pietro Leonardi, che stava quasi riuscendo a piazzarci un cardiopatico prima che Zaccardo (evidentemente ben informato della situazione economica del Parma) decidesse altrimenti, Adriano Galliani manda un whatsapp a Pierpaolo Marino (o viceversa?). Venti minuti dopo Marino pubblica su Twitter la foto della firma: Giacomo Bonaventura è un giocatore del Milan per 5 milioni (!!!!) più bonus, che farebbero lievitare a 7 il costo dell’operazione (per buttarla sugli esempi, Dodò è stato pagato 9 milioni). Stando a Galliani, il buon Jack – che fino alle 21 stava pensando solo all’Inter – “al momento della firma si è messo a piangere”. A un milione di euro netti all’anno  è il 21° ingaggio su 27 della nostra rosa, dietro tra gli altri a Essien (2,5), Van Ginkel (1,5), Poli (1,5), Armero (1,5) e Bonera (1,2).

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Se certi amori non finiscono, fanno dei giri ecc. ecc., altri scoppiano all’improvviso, sulla banchina ferroviaria quando il treno parte tra 5 minuti e voi dovete assolutamente fare attenzione a non oltrepassare la striscia gialla. Meno di quattro mesi dopo Bonaventura è niente meno che Insostituibile. Rappresenta fino a qui la vittoria diplomatica più importante della stagione di Inzaghi: giubilare il “necessario” Torres dopo il derby in barba a Berlusconi e alle sue teorie sulle due punte, alzare Menez e accentrare Honda, il tutto per farlo giocare dove rende di meglio: trequartista sinistro, tra le linee, un pelino più avanti rispetto a dove lo impiegava Colantuono quando schierava il 4-4-1-1 con Maxi Moralez dietro Denis e lui esterno sinistro di centrocampo. Il giochino è ancora più arduo perché, al contrario del carrarmato Denis, Menez non ha il phisique du rôle del centravanti, ma anche lui è naturalmente portato ad andare da quella parte; nasce così tutta una serie di incroci e coincidenze sul binario di sinistra, come per esempio il gol dell’1-0 al Napoli.

Suona banale e populista scrivere che, se fosse olandese o tedesco, Bonaventura varrebbe 20 milioni e noi potremmo guardarlo solo su Fox Sports? Forse sì, forse sembra la solita deriva esterofila degli italiani che vanno in brodo di giuggiole per un micidiale Newcastle-Sunderland, snobbando una serie A che in fin dei conti – lo dimostrano la Supercoppa e l’ultimo turno di campionato – non è poi così noiosa. E allora facciamo parlare i numeri: a 25 anni Bonaventura vanta appena due presenze in Nazionale (peraltro due amichevoli contro San Marino e Albania), mentre il suo coetaneo Poli ne ha già giocate 5. Un volgare maniscalco come Nocerino può contare addirittura 15 presenze, comunque lontano dalle 21 partite in azzurro del mitologico Giaccherini (ve lo ricordate Giaccherini?), totem del Prandellismo per la sua disponibilità a coprire cinquantamila ruoli diversi, tanto che oggi ricopre – benissimo – il ruolo di panchinaro al suddetto Sunderland.

Da quando è al Milan, Jack il Sottovalutato non ha ancora mai sbagliato una partita, sempre nel vivo delle azioni che stanno facendo la nostra stagione, o potevano farla, perché El Shaarawy davanti ad Handanovic ce l’aveva messo lui. Non buca lo schermo e non ruba primi piani, neanche quando si scompone in gesti di genuina cazzimma, come l’esultanza al 91′ di Roma-Milan per aver anticipato Destro su un cross di Ljajic. E’ in un certo senso questa la “bava alla bocca” evocata da Inzaghi dopo la vittoria sul Napoli. Magrissimo, tanta fame, evidente prolungamento in campo del Pippo allenatore, ma anche una smisurata intelligenza tattica e l’apprezzabile qualità di fare sempre la cosa giusta al momento giusto: un gol o un assist come un raddoppio di marcatura o una chiusura tempestiva, giocando sempre massimo a due tocchi, sempre lucido, sempre verso lo spazio e nella profondità. Una svolta anche culturale, rispetto all’orribile epoca dei Crestati, che aveva in quel fesso di Boateng il suo massimo ideologo: una squadra feroce solo su Instagram e insopportabilmente molle in campo, per risvegliarsi solo ogni tanto in qualche scomposto finale.

In un calcio molto mediatico in cui si continuano a elogiare le “straordinarie qualità tecniche” di un Guarin che perde almeno 20 palloni a partita, in cui un Vidal che non si regge palesemente in piedi da giugno è ancora valutato 50 milioni di euro, in cui persino un Hamsik che non azzecca una partita da due anni è ancora considerato un top player, Bonaventura continuerà sempre a vedersi offrire ruoli da caratterista. Meglio così: nel contratto che firmò quel benedetto 1° settembre c’è scritto “giugno 2019”.

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

5 Risposte a “L’HASHTAG – #ilgiovanefavoloso”

  1. Io gioco a PES.
    In PES2015 a Bonaventura non hanno disegnato la faccia. Nel senso che ha una faccia standard invece della sua.
    In PES2015 Saponara ha un ritratto perfetto.
    Io credo che questa cosa sia in qualche modo indicativa e molto significativa.

  2. “Una svolta anche culturale, rispetto all’orribile epoca dei Crestati, che aveva in quel fesso di Boateng il suo massimo ideologo: una squadra feroce solo su Instagram e insopportabilmente molle in campo, per risvegliarsi solo ogni tanto in qualche scomposto finale” …questa è una perla 😉

  3. Non pensavo fosse così bravo a fare le due fasi e in avanti non sbaglia mai una palla. Come si dice in tempi di magra, ci vorrebbero 11 Jack in campo

  4. Bello anche il video con le giocate di Jack: un raro – se non unico – esempio di video di calciatori con un sottofondo musicale mediamente accettabile: non accadeva dalla stagione 95-96 di Guida al Campionato… sarà un segnale della “Svolta anche culturale”? 😀

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