Milan-Chievo 3-2, 2 dicembre 2001. Il primo Milan-Chievo non si scorda mai, anche perché è oggettivamente indimenticabile: un furto con scasso ai danni dei poveri “mussi volanti” che erano venuti a San Siro da primi in classifica, forti di un gioco scintillante con Eriberto e Manfredini che parevano due terzini brasiliani (cioé, Eriberto lo era – anche se a pensarci bene, come facciamo a esserne sicuri?). Il Milan passa con un colpo di testa di Inzaghi in fuorigioco, poi subisce il clamoroso uno-due di Marazzina e Corradi, e ringrazia l’arbitro Cesari per chiudere gli occhi su due lampanti rigori pro-Ceo: mano di Laursen e trattenuta di Chamot su Corradi. L’abbronzato Cesari, atteso di lì a qualche mese da un lauto contratto come moviolista Mediaset, completa l’opera nella ripresa assegnandoci un rigore criminoso, trasformato da Shevchenko. Ancora Sheva – Dio l’abbia in gloria – segna il 3-2 con un magnifico stacco in sospensione, una settimana prima di purgare Buffon con quell’irripetibile destro da paradiso. Dimenticato qualcosa? Ah sì, Inzaghi si sfascia un ginocchio e saluta la compagnia; rientrerà a primavera, appena in tempo per portarci in Champions League.
Milan-Chievo 2-2, 28 marzo 2004. Altra partita ben avventurosa, con corollario di polemiche (l’arbitro è Paparesta, anche lui atteso da un lauto contratto ecc. ecc.). In breve: il Chievo gioca ancora grande calcio e all’intervallo si porta addirittura sullo 0-2, grazie ai gol di Peppe “u Tiradrittu” Sculli (per via delle sue non nobilissime origini) e Simone Perrotta, con il Milan in overdose di supponenza dopo lo strepitoso 4-1 inflitto al Deportivo La Coruna quattro giorni prima. Nel secondo tempo Ancelotti sfodera l’argenteria (dentro Rui Costa e Shevchenko – Dio l’abbia in gloria) e si ritorna sotto: all’80’ portentosa sassata di Pirlo dai 35 metri; al 97′ (!), dopo un recupero inutilmente lunghissimo, Sheva di testa punisce l’esitazione in uscita di Marchegiani. Contemporaneamente la Roma cade in casa contro il Bologna: è un punticino fondamentale per la marcia verso il 17° scudetto.
Milan-Chievo 4-1, 9 aprile 2006. E’ domenica di elezioni politiche (le vincerà per 25 mila voti l’Unione di Prodi, che durerà poco, ma la parte più spassosa della legislatura sono le reiterate accuse di brogli che si levano da centro-destra). Vagamente in lotta per lo scudetto, il Milan asfalta il Chievo in una di quelle festose esibizioni primaverili tipiche dei nostri anni Zero. Al golletto di Pellissier risponde prontamente, indovinate chi? Ma Alessandro Nesta, che qualche anno dopo al Chievo (ma al Bentegodi) segnerà addirittura un’incredibile doppietta. Il secondo tempo è il festival del Bambino d’Oro: Kakà segna la sua prima tripletta in rossonero, reinventandosi addirittura rigorista (ruolo che, dopo l’addio di Shevchenko, ricoprirà fino al 2009 con ottimi risultati). E’ un Milan quasi perfetto; all’epoca non ci sfiora nemmeno il pensiero che tutto questo possa non durare.
Milan-Chievo 3-1, 3 marzo 2007. Sera della finale del Festival di Sanremo: vince il mattocchio Simone Cristicchi con “Ti regalerò una rosa”, canzone tristissima su un malato mentale che s’innamora di una compagna d’ospedale prima di buttarsi di sotto dal tetto della clinica. Stesse sensazioni suscita la presenza della coppia di centrali difensivi Bonera-Simic, ma Danielone gioca una partita decorosa (a parte la cappellata sul gol del solito Pellissier) e il Chievo, ormai, s’è adeguato al ruolo di scendiletto. A quattro giorni da un return-match di Champions contro il Celtic che si annuncia faticosissimo, il Diavolo porta a casa una divertente sgambata in cui brilla, pur senza segnare, la stella panzona di Ronaldo. I gol: fainata di Gilardino dopo tiro di Kakà mal respinto da Squizzi; sassata di mezzo esterno destro di Oddo; pennellata di Seedorf su punizione.
Milan-Chievo 1-0, 14 marzo 2010. A un certo punto della stagione 2009-10, ben prima che l’Inter di Mourinho ammorbasse tutti con il suo dannato triplete, più di qualcuno era disposto a credere all’impresa del Milan di Leonardo, scalcagnato e assurdamente sbilanciato in avanti, eppure vincente. Milan-Chievo fu una piccola summa di quei mesi d’oro: grandi guizzi di Ronaldinho, rumbe da crepacuore in difesa, pennellate d’autore dell’ultimo David Beckham della carriera (che all’ultimo minuto si ruppe il tendine d’Achille, saltando il Mondiale di Sudafrica e chissà, compromettendo anche le nostre chances di scudetto). Il jolly lo pescò Seedorf al 91′, con uno dei gol più belli della sua carriera milanista. Questa vittoria ci portò addirittura a -1, con la possibilità (poi sprecata la settimana dopo) di scavalcare l’Inter già dalla giornata successiva. La scenetta che segue il giorno dopo ad Appiano Gentile merita di essere raccontata: Balotelli che entra nello spogliatoio nerazzurro fischiettando l’inno del Milan, e dicendo a un esterrefatto Zanetti “Tanto ormai vi abbiamo presi”, con Materazzi che si vide costretto poco dopo ad appenderlo al muro. Impagabile Mario.