Cesena-Milan 0-2, 22 maggio 1977. La stagione 1976-77 è roba da crepacuore. A due partite dalla fine il Milan vede le streghe della prima retrocessione in B della propria storia: il 15 maggio è costretto a battere a San Siro il Catanzaro, anch’esso invischiato nella bagarre, e a sperare che la Samp (avanti di un punto) si smarrisca a Bologna. In quei giorni, il nostro presidente Vittorio Duina preferisce starsene in Africa e dedicarsi ai safari, tanto che rimbalzano a Milano voci fantozziane di un Duina che ha ammazzato un leone (“Una bella fucilata all’altezza dell’anca destra, poi un’altra fucilata mortale e il re della foresta era ai piedi del presidente del Milan”). Tutta Milano viene tappezzata di manifesti rossoneri, a San Siro sono in 70 mila: mentre il Doria crolla 4-1, il Diavolaccio la porta a casa per 3-2, nonostante un clamoroso braccino nei minuti finali, dopo che il Catanzaro ha segnato il 3-2 con tale Alberto Arbitrio (certi cognomi, solo negli anni ’70). Il peggio è passato: c’è solo da vincere in casa del già retrocesso Cesena, ma potremmo anche perdere, ché molto difficilmente la Samp porterà via punti alla Juve lanciatissima verso uno scudetto da record. Dopo settimane di critiche feroci per un suo presunto golpe ai danni proprio di Duina, Gianni Rivera torna a fare del suo meglio: un gol tempo, al 40′ e all’80’, il primo su punizione e il secondo con una stangata da fuori. Tanto che, su quell’abbrivio, il 3 luglio vinceremo addirittura la coppa Italia, ultimo regalo del Paròn Rocco alla bacheca rossonera.
Cesena-Milan 2-3, 16 maggio 1982. E’ uno dei giorni neri del milanismo, già evocato in questo articolo dello scorso 7 aprile. Per circostanze spiacevoli che non staremo qui a ripetere, per salvarsi il Milan ha bisogno di vincere a Cesena e sperare in una serie di risultati favorevoli sui campi di Cagliari, Ascoli e Napoli, dov’è impegnato il Genoa, nostro rivale più diretto nella lotta salvezza. Alla Fiorita di Cesena, biblica migrazione di milanisti speranzosi, ma il Cesena scappa sul 2-0 al 60′ e sembra finita. Poi succede di tutto: remuntada rossonera con Joe Jordan, Icardi e Dustin Antonelli, mentre Bologna e Cagliari non si schiodano dal pareggio e il Genoa va addirittura sotto a Napoli. Ma, all’ultimo minuto di un giorno di sole, il Giaguaro Castellini colpito da misteriosa insolazione regala un calcio d’angolo al Genoa, da cui arriva il pareggio di Mario Faccenda, nato a Ischia, completamente solo nell’area piccola. Retrocediamo a testa bassissima; ripartiremo in serie B quattro mesi dopo, dai 65mila di Milan-Sambenedettese.
Cesena-Milan 1-0, 8 gennaio 1989. In un campionato già tiranneggiato dall’Inter di Trapattoni che lo vincerà a passo di record, il secondo Milan di Sacchi getta la spugna quasi subito e a fine 1988 si ritrova addirittura settimo, a -8 dalla cima. Il 1989 – l’anno che verrà sigillato a Sanremo da “Cosa resterà degli anni ’80” di Raf in giacca rossa dalle spalline illegali – si apre ancora peggio: perdiamo al Manuzzi per colpa di un gol di tale Hans Holmqvist, al suo primo e unico timbro in serie A. Prelevato dallo Young Boys, destinato a una precoce fine carriera in patria all’Orebro nel 1992, egli è un raro esempio di svedese basso acquistato in estate per sostituire la gloria locale Rizzitelli, appena passata alla Roma; si rivelerà un pacco, come il suo quasi-omonimo Blomqvist che verrà a far danni nel disastrato Milan 1996-97. Tenendo fede alla vecchia solfa dei profeti in patria, dopo lo 0-0 dell’anno prima, il mago Arrigo va via da Cesena ancora con le pive nel sacco, per colpa anche del giovane portiere romagnolo Sebastiano Rossi. “Won’t you break my heart?”.
Cesena-Milan 0-1, 16 settembre 1990. Il quarto e ultimo Milan di Sacchi vince a Cesena a tempo scaduto, con una formazione titolare in cui spicca con il numero 7 il piadinaro Massimo Agostini, detto un po’ impropriamente “Condor”. Sulla panchina del Cesena siede Marcello Lippi, mentre in porta stavolta c’è Alberto “Jimmy” Fontana, che di SebaRossi è cognato (i due si sono sposati le sorelle Cristiana e Barbara Corradi; la terza sorella Corradi sposerà anche lei un calciatore, Samuele Olivi). Manco a dirlo, Fontana è il migliore in campo, o almeno lo è per 89 minuti: al 90′ non trattiene una punizione di Gullit e il cigno di Utrecht lo purga con una zampata assassina. Il Cesena scivolerà in B e al piano di sopra non tornerà che vent’anni dopo, quando…
Cesena-Milan 2-0, 11 settembre 2010. Serata di grandi debutti: Robinho e Ibrahimovic. Ci sono pure gli ultimi fuochi rossoneri di Ronaldinho, e soprattutto in difesa Sokratis Papastathopoulos di fianco a Thiago Silva. Ma è soprattutto la serata di Emanuele Giaccherini, nanone di un metro e 67 che manda in tilt da solo la nostra intera difesa, dove troneggia naturalmente il sempiterno Bonera. Dopo l’uno-due del lungo Bogdani e del corto Giaccherini, il pacioccone Russo di Nola ci mette del suo annullando a Pato un gol per un fallo di mano che fa arricciare i nasi. A cinque minuti dalla fine fischia invece rigore su una trattenuta su Inzaghi, ma Ibrahimovic tira sul palo il suo primo rigore con la maglia del Milan, mentre i successivi 14 li metterà tutti in fondo al sacco. Il giorno dopo – ospite di “Atreju”, il convegno dei giovani del PDL – Berlusconi dà la soluzione: “Il problema è che spesso il Milan si imbatte in arbitri di sinistra”, prendendosela col povero Russo che oltretutto – dicono a Nola – vota PDL ed è persino nato il 29 settembre come lui. Pochi minuti dopo, l’ormai scatenato Silvione mette tutti d’accordo con una barzelletta su Hitler oggettivamente irresistibile (la trovate qui sotto). Anche se già Papastathopoulos da solo aveva assicurato grasse risate.