Milan-Udinese 3-3, 8 gennaio 1984. La bellezza sfacciata e aggressiva del calcio italiano anni ’80 in 90 minuti di delizie, con Arthur Antunes Coimbra detto Zico che gioca una partita indimenticabile nello stadio più austero e difficile del Paese. Ricordarsi che parliamo pur sempre di uno scontro tra due squadre di metà classifica (pensate a certi Torino-Sassuolo di oggi). Quell’anno il Milan non è granché, eppure sciorina brillantezza nonostante il puntero si chiami Luther Blissett, un nome bollato dal marchio dell’infamia. Ma sarebbe anche ora di riabilitare il povero Lutero, che peraltro segna il gol del 3-1 che a 9′ dalla fine sembra chiudere i giochi. Invece, la perla del Galinho: rovesciata volante sulla testa di Baresi e brusio d’ammirazione dello stadio intero. Ancora intontito, il Milan incasserà poco dopo anche il 3-3 di Causio. Che sogni e che amarezze, gli anni ’80.
Milan-Udinese 2-2, 16 settembre 1984. La prima di Hateley e del suo compare inglese, Ray “Razor” Wilkins, e la seconda prima di Nils Liedholm, di ritorno da Roma e osannato da San Siro. Grandissimo entusiasmo e bel pomeriggio di sole, anche se gli Zico-boys strappano il punticino come l’anno prima. Dopo il vantaggio di Gerolin – segnale che la difesa liedholmiana deve ancora registrare parecchi movimenti – un grande Attila si prende la scena e fa strage di difensori avversari: al 19′ se ne va in progressione e serve a Virdis il cioccolatino dell’1-1. Al 61′, invece, si esibisce nella specialità della casa, l’inzuccata definitiva sui cross solitamente precisissimi che gli piovono dagli esterni. Sembra fatta, ma l’arbitro Bergamo non può o non vuole vedere il fuorigioco da cui parte Carnevale, per il gol del 2-2 a venti minuti dalla fine. Evvabbè, un pareggino non è la fine del mondo: per almeno un autunno, quell’anno ci divertiremo. E al ritorno, debuttante in serie A, scopriremo un frugoletto di nome Paolo Maldini.
Milan-Udinese 2-2, 17 aprile 1994. Sotto la pioggia d’aprile arriva il terzo scudetto di fila, traguardo mai centrato (e mai più in futuro) nella nostra storia, dopo un campionato stradominato da gennaio in avanti, all’insegna di una difesa di acciaio, passata alla storia con il record d’imbattibilità di 929 minuti. Come sempre in quegli anni, il Milan pensa anche ai bisognosi: in questo caso l’Udinese, gratificata di un punto che comunque non le servirà a evitare la retrocessione. Così per la prima volta in stagione SebaRossi concede ben due gol, in una mirabolante girandola di quattro gol in undici minuti: apre Boban, risponde il povero Borgonovo, replica Simone e chiude Rossitto. Capello viene portato in trionfo con addosso un cappottone ben poco primaverile, ma alle domande da bordo campo di Simona Ventura (!) la sua mascella è ancora ben serrata: 10 giorni dopo ci si gioca una semifinale di Champions, contro l’ostico Monaco. A fine partita, Galliani annuncia per la prossima stagione l’imminente ritorno di Van Basten.
Milan-Udinese 2-1, 10 settembre 1995. C’è Roberto Baggio e tanto basta per riempire San Siro, in tempi di vacche grassissime come la stagione 1995-96. Ma poi c’è anche George Weah (niente male il mercato estivo 1995, eh?), reduce da un debutto con gol a Padova, e poi anche Savicevic e il redivivo Lentini esterni dello smargiasso 4-4-2 di Capello. Ma davanti a noi c’è Zaccheroni, non ancora profeta del 3-4-3 ma già Bierhoff-munito, e le cose si mettono male nonostante il repentino autogol di Sergio: Paolino Poggi ci fa vedere i sorci verdi e pareggia con pieno merito. Tutti all’attacco con le tre punte, dentro anche Marco Simone, destinato a diventare un grande amicone di Giorgione che dormirà spesso a casa sua, naturalmente sul pavimento. A cinque minuti dalla fine piroetta e cross di Weah per l’inconsueta capocciata di Baggino, che proprio di testa ci aveva purgato l’anno prima in Juve-Milan. Nonostante previsioni di futuri rosei e ritorni in Nazionale, Baggio conoscerà ben presto il bastone di Capello, immalinconendosi una sostituzione dopo l’altra.
Milan-Udinese 2-3, 19 maggio 2007. Penultima di campionato e ultima di Billy Costacurta, schierato peraltro a centrocampo, quattro giorni prima della seconda finale di Atene. Gioca della gente che si fa fatica a ricordare, tipo Grimi, Guerci, Di Gennaro o – per loro – Sivok e De Martino. Il clima è così balneare che il migliore in campo è Gourcuff, che segna l’1-1 e si procura il rigore un po’ fasullo che serve a Costacurta per chiudere in gloria, trovando dal dischetto quel gol in serie A che gli mancava dall’autunno 1991. Grande festa di popolo rossonera, anche se Totò Di Natale non manca di purgarci anche lì.