28 ottobre 1984, Milan-Inter 2-1. E’ il derby della vita per milioni di milanisti over 35, il derby del riscatto e della vendetta, il derby dolce anticipatore di lunghi anni di splendore. Il primo derby vinto dopo sei anni, dai tempi del colpo di testa di Maldera (vedi puntata precedente). San Siro stracolmo fino all’inverosimile, tanto che è realmente difficilissimo trovare in giro per Milano un quarantenne (o più) che non dica di essere stato allo stadio quel giorno: record d’incasso, un miliardo e duecento milioni di lire. La storia è nota: il traditore Collovati, bersagliato dalla curva insieme a Castagner, viene sovrastato da Mark Hateley in quello che è uno dei colpi di testa più belli e famosi della storia del calcio italiano. E’ uno dei grandi turning point della storia rossonera, in un undici titolare che già contiene cinque dei giocatori che diventeranno grandissimi: Baresi, Tassotti, Filippo Galli, Evani e Virdis. Altri ne stanno arrivando, ma non corriamo troppo.
1° dicembre 1985, Milan-Inter 2-2. Chi sta arrivando non è certamente Paolorossi, giunto al Milan già decotto, con inguaribili guai alle ginocchia. Eppure la grandeur del derby lo rivitalizza di colpo, anche se per soli 90 minuti: segna una doppietta, i suoi due unici gol in stagione. Ma entra nel libro dei record, come primo milanista ad aver purgato due volte i cuginastri all’esordio in un derby (record eguagliato in futuro dal solo Comandini). Il secondo gol, in particolare, è parente stretto del terzo gol segnato al Brasile a Spagna ’82: palla vagante raccolta in area e girata fulminea a incenerire Zenga. Derby comunque di transizione per entrambe le squadre, anche se all’epoca sono seconde in classifica: Pellegrini ha esonerato da una settimana Castagner rimpiazzandolo con il grigiore da Politburo di Mario Corso, mentre di lì a 10 giorni il Milan vivrà la vergogna del Waregem. A fine stagione finiremo settimi, mentre l’Inter sesta. E allora consoliamoci, ricordando che questo fu anche il primo derby di una luminosa carriera per Paolino Maldini.
24 aprile 1988, Milan-Inter 2-0. Tutta un’altra faccenda quel che accade a San Siro in questo indimenticabile pomeriggio di primavera. Il primo Milan di Sacchi è tiratissimo, al massimo della luccicanza. Dan Peterson, all’epoca parecchio in auge come commentatore tv dopo i trionfi all’Olimpia, sintetizza efficacemente il concetto: “Fare un errore davanti al Milan è come sanguinare davanti a un branco di squali”. La partita è una carneficina. Finisce 2-0 solo per troppa benevolenza. Per un’ora l’Inter fatica a superare il centrocampo, soffocata dal pressing indemoniato dei fedayn del mullah Arrigo. Al 43′, dopo tanto sciupio, Gullit rompe l’equilibrio con una sassata ravvicinata che Zenga non vede neanche (dirà a fine partita Walterone: “Chiedo scusa ai tifosi, non siamo mai esistiti”). Al 53′ il declinante Passarella perde il rimpallo con Virdis, libero di volare verso Zenga e segnare il 2-0. Poi è accademia, con Giovanni Galli che riuscirà comunque a portare a casa il suo s.v. in pagella. A rendere il pomeriggio ancora più glorioso, le notizie dalla Fatal Verona: in vantaggio con Maradona a fine primo tempo, il Napoli s’è fatto raggiungere dall’Hellas, che ha pareggiato con Galia e ha portato il Milan a -1. Lo scontro diretto della settimana prossima, al San Paolo, potrebbe valere il sorpasso.
18 aprile 1992, Milan-Inter 1-0. Da Sacchi a Capello. San Siro è ancora più imponente, con il suo terzo anello ovviamente tutto esaurito in tempi di vacche grasse (60 mila abbonati!). E’ un sabato di Pasqua e la Passione è tutta nerazzurra, visto che ci hanno una squadra del menga come poche altre nella loro storia: Montanari in difesa, Desideri in attacco e Luisito Suarez in panchina, dopo il rovinoso naufragio a metà stagione del povero Corrado Orrico. Il Milan è imbattuto e affronta la faccenda con la sicumera del caterpillar, ma la piccola Inter si aggrappa al derby come ultimo tentativo di salvare la stagione. E gioca una signora partita, spaventandoci più volte e forse meritandosi un rigore che Cesari non concede, per falletto di Antonioli su Desideri. E così all’89’ arriva la purga: gran bel cross del subentrato Fuser e colpo di testa dell’immancabile Massaro. A fine partita Berlusconi – sempre lungimirante – ha parole al miele per Antonioli: “Finalmente abbiamo trovato il portiere che cercavamo”. Se ne riparlerà al prossimo derby.
20 marzo 1994, Milan-Inter 2-1. Insolito derby da campagna elettorale: la settimana dopo Berlusconi si prenderà l’Italia per la prima volta, grazie a una squadra di governo con elementi di specchiata onestà come Previti, Maroni, Mastella e Giuliano Ferrara. Il Milan intanto si è sbranato anche questo campionato e affronta l’Inter con la leggerezza di un +7 sul secondo posto con una partita in meno. E poi è anche il primo derby in notturna della storia della serie A, l’inizio di una nuova era, di qualcosa di diverso che si mangerà di lì a poco anche i numeri dall’1 all’11. Da lì in avanti, solo 2 dei successivi 50 derby (coppe comprese) si giocheranno alla luce del sole. Primo tempo trascurabile e passiamo alla ripresa: dopo pochi secondi un tiro di Savicevic incoccia sul piede di Bergomi e il carambolone spiazza Zenga: 1-0. Sembra discesa, che quell’anno l’1-0 è più sicuro di una suora in chiesa; ma l’impensabile accade a 5′ dalla fine, quando l’Inter pareggia di colpo con una zampata del redivivo Totò Schillaci. Due anni dopo, però, è di nuovo Massaro time: girata in un fazzoletto, leggera deviazione di Manicone e Zenga è ancora battuto. El segnava semper lu, l’originale.
minuto 1:39 del 4° video, non aggiungo altro…