(Nota metodologica: per questa volta ci limitiamo solo ai derby Milan-Inter, con il Milan in casa. Per gli 0-6 e i Cosmin Contra, appuntamento al girone di ritorno)
27 marzo 1960, Milan-Inter 5-3. I ruggenti anni ’60 del benessere e del boom si aprono con il derby più squillante del decennio: 5-3 con Altafini che piazza un poker da leggenda e conquista quel giorno i cuori dei tifosi rossoneri – i nostri padri, i nostri nonni. Il Milan non vince un derby da 6 anni ma quel giorno gira tutto giusto, compreso un infortunio che azzoppa l’ala sinistra interista Mereghetti già dopo pochi minuti. Milan sontuoso in cui Altafini è il braccio e Liedholm la mente di una squadra che conduce 4-0 già dopo 40 minuti. Qualche attimo di relax produrrà i tre gol interisti, intervallati però dal quinto gol, il più bello di tutti: Liedholm per Altafini che parte in progressione, si trascina dietro Cardarelli e buca il portiere Matteucci con una sassata di sinistro. La leggenda dice che, per quella prodezza, applaudì persino Liedholm.
8 novembre 1970, Milan-Inter 3-0. Dopo dieci anni di derby faticosi e spesso persi, si torna improvvisamente a vincere e largheggiare nel 1970, all’alba di un campionato che vedrà comunque la vittoria dell’Inter di Giovanni Invernizzi detto “Robiolina” (soprannome più scemo, raramente s’è sentito), dopo una grande rimonta. Quel giorno, però, sulla panchina dell’Inter c’è Heriberto Herrera, detto “Accacchino” da Gianni Brera per distinguerlo da “Accaccone”, ovvero il più celebre Helenio. Fanatico della preparazione fisica, in breve detestato da tutta la squadra, HH2 pone la propria pietra tombale con un derby disastroso, disputato tra l’altro senza il fondamentale Boninsegna in attacco, derubricato ad allenamento per un Milan troppo superiore. I gol nel secondo tempo: splendido assolo di Combin per comodo tocco di Biasiolo (1-0), slalom di Rivera respinto da Lido Vieri sui piedi di Silvano Villa (2-0), rasoiata di destro di un grande Rivera (3-0).
9 marzo 1975, Milan-Inter 3-0. Triste derby di fine inverno e di metà classifica, in un campionato tiranneggiato dalla Juve. Si gioca per l’orgoglio cittadino. Lo spauracchio del momento è tale Franco Cerilli, arrivato all’Inter dalla Massese, baricentro basso e calzettoni orgogliosamente tenuti bassi; strepitoso la domenica precedente contro la Lazio, tanto che qualche interista particolarmente ottimista va in giro a dire di aver visto il nuovo Mario Corso. Il nostro tecnico è Gustavo Giagnoni, “l’uomo col colbacco”, che al Milan non farà male ma ballerà per una sola stagione a causa di poco raccomandabili screzi con Rivera. Quel giorno azzecca la marcatura su Cerilli, piazzandogli addosso Sabadini. E’ una sinfonia rossonera senza se e senza ma, agevolata dalla giornataccia di Bordon e di tutta la difesa interista. Apre le marcature addirittura Calloni, che poi esulta felice come un bambino; quindi raddoppia il migliore in campo, Romeo Benetti. Si chiude in bellezza a metà ripresa con la sciagurata autorete di Facchetti, con una fucilata verso la propria porta che neanche il peggior Zapata.
12 marzo 1978, Milan-Inter 0-0. Derby bruttissimo che passa alla storia, ahilui, per il rigore fallito da Egidio Calloni: tiro e respinta di Bordon, superlativo anche sulla ribattuta di Maldera. Derby di fine impero, l’ultimo della carriera di Gianni Rivera e Giacinto Facchetti. Gli anni ’70 non sono un decennio milanese, anche se sul calar del sole il Milan farà in tempo ad agguantare la Stella. Ad aggiungere surrealtà alla giornata, il concerto in apertura di Andrea Mingardi e i Supercircus, immortalati nella foto qui sotto, e la comparsata a bordocampo di Nadia Cassini, impegnata in quei giorni nel lancio di un’improbabile carriera musicale, osservata dall’imperturbabile Nereo Rocco con occhialoni in quest’altra foto di lato (entrambe prese dal sito Magliarossonera).
12 novembre 1978, Milan-Inter 1-0. Il Milan non sa di essere da scudetto, eppure tiene botta, anche se viene da una sconfitta in casa Juve (quella della celebre cianchettata di Tardelli a Rivera dopo soli due secondi) che rischia di lasciare strascichi. Del resto primo in classifica è il Perugia, dunque perché no? Rivera rimane a guardare, così che davanti sfoggiamo i non irresistibili Sartori e Chiodi. Derby pieno di mazzate, il primo in cui si affrontano i fratelli Baresi, arbitrato con una certa bonomia dal parmigiano Michelotti, che però espelle Altobelli per un’imprecisata sberla a Collovati. L’Inter di Bersellini – una specie di Mazzarri ante litteram – fa quel che può, cioè poco. Maldera, libero da compiti di marcatura dopo l’espulsione di Altobelli, si concede scorribande in attacco e su una di queste arriva il gol-partita: cross di De Vecchi, sponda di Chiodi e capocciata vincente del nostro numero 3. Succede più nulla, come spesso accadeva nei tristi campionati di fine anni ’70.