I 15 Inter-Milan della nostra vita. Parte prima (1979-1989)

devecchi

18 marzo 1979, Inter-Milan 2-2. Giornata numero 22 e Milan liedholmiano solitario capolista, a +3 sul Perugia imbattuto e a +6 sull’Inter quarta, per la quale siamo al proverbiale ultimo treno. Campionato sommamente brutto, con appena 7 gol in 8 partite nella giornata precedente, con cinque 0-0 e un calo di libido che molto presto sarà risolto innaffiando il campionato di stranieri. Del resto giochiamo senza una punta propriamente detta, con il muscolare Capello facente le funzioni del numero 10 titolare, fermo per infortunio e abbondantemente avviatosi sul viale del tramonto. E’ il primo derby dopo la morte di Nereo Rocco e il Milan non gli fa onore, facendosi assediare per oltre un’ora. Protagonista indiscusso è Ricky Albertosi, che si supera una mezza dozzina di volte – compreso un rigore su Altobelli – prima di arrendersi a una zampata di Oriali. Milan a tappeto una seconda volta al 78′, con l’imprendibile Pasinato che serve ad Antonelli la palla del bis. Milan a tappeto, Inter che sogna di soffiarci la stella, tifosi che cantano maligni “Verona, Verona”, imminente processo a Liedholm che ha sbagliato tutto. Ma ogni processo ha bisogno almeno di un avvocato: è il ruolo di Walter De Vecchi, che accorcia le distanze con una rasoiata su punizione all’80’ e all’89’ ne sferra un’altra, stavolta con palla in movimento, che attraversa la classica foresta di gambe prima di insaccarsi dietro l’inebetito Bordon. Le poche telecamere dell’epoca non inquadrano purtroppo Bersellini, che sul 2-0 aveva esultato con una sgangherata corsa in campo, ignorando provincialmente che i derby non finiscono mai.

17 marzo 1985, Inter-Milan 2-2. Quasi sei anni esatti dopo, per un’altra ventiduesima giornata con derby da alta classifica. Verona primo a +2 sull’Inter e +4 sul Milan; ma mentre l’Hellas saccheggia Firenze con un rotondo 1-3 che rappresenta una bella fetta di scudetto, le milanesi si annullano in una partita spettacolare. E’ il ritorno del famoso “derby di Hateley” e tutti fremono sognando un nuovo bis di Attila a spese del reprobo Collovati, ma il gigante Mark oggi se ne sta mansueto. La zuccata buona è di Virdis, assistito da Wilkins: andiamo al riposo sullo 0-1, ma l’Inter indovina una mezz’ora di furore agonistico e pareggia con un capolavoro di Rummenigge. I giornalisti più banali stanno già paragonando il volo di Hateley con quello di Altobelli, che all’81’ porta avanti l’Inter con un’incornata prodigiosa; quand’ecco Bergomi pasticciare nel retropassaggio e mettere Vinicio Verza solo davanti a Zenga, saltato in palleggio prima del tap-in a porta vuota, per quello che è il più importante tra i 15 gol segnati in tre anni in rossonero. All’Inter rimane lo scorno di un’altra stagione da piazzata, per di più nell’anno in cui marcano visita insieme Juve e Roma. Notate la prima parte del servizio di Zuccalà alla Domenica Sportiva, tutta dedicata al bagarinaggio selvaggio dei Middle Eighties.

1° marzo 1987, Inter-Milan 1-2. Ultimo derby milanese di Nils Liedholm, che verrà defenestrato da Berlusconi meno di un mese dopo. Solita storia: l’Inter vagheggia propositi di scudetto (stavolta la lepre è il Napoli di Maradona), ma ecco il derby che la riporta alla realtà. Solita storia, bis: l’Inter passa in vantaggio con un tiro di Altobelli nettamente deviato da Baresi e sogna riavvicinamenti coatti, perché il Napoli sta faticando in casa con la Samp così come Juve e Roma, dirette co-inseguitrici. Lasciato clamorosamente in panchina Evani dato in formissima, presentatosi in campo con quattro punte (Galderisi, Hateley, Virdis e Donadoni) secondo una filosofia che ben si sposa con la mentalità del nuovo presidente, Liedholm abbozza imperturbabile e nella ripresa passa all’incasso: al 53′ Galderisi pareggia con una deviazione in mischia. Incredibile la vicenda di Nanu, tenuto in naftalina per tutto l’anno e rispolverato proprio nel derby con una bizzarra maglia numero 8 (si sa che Liedholm era numerologo), tanto da segnalare il suo primo gol stagionale. Dopo di che il derby ritorna la solita questione di colpi di testa: l’incornata fatale al Biscione è quella del solito Virdis a cinque dalla fine, che consente al Milan di passare una domenica di festa, potendo agganciare Inter e Roma al terzo posto. Non sfugga – nell’interpretazione della strategia liedholmiana – il fatto che i due eroi del derby siano Galderisi e Virdis, ex juventini poco impiegati e perciò col dente avvelenatissimo verso il nuovo allenatore dell’Inter Trapattoni.

20 dicembre 1987, Inter-Milan 0-1. Primo derby arrighesco a cinque giorni da Natale e una settimana dopo l’increscioso petardo su Tancredi durante Milan-Roma, costato al Milan la sconfitta a tavolino. Nonostante le cassandre, a meno di disastri Sacchi sembra destinato a mangiare il panetùn. Ancora una volta il derby è risolto da un colpo di testa: quello di Riccardo Ferri che è già a buon punto nel “battere il record di autogol” appartenente a Morini e Santarini, che saranno definitivamente superati nel 1994. Questo è di gran lunga il più bello: dopo soli tre minuti lancio lungo di Evani, Ferri è in vantaggio su Gullit e cerca di acchittarla di testa per Zenga, ma sballa completamente la misura e lo scavalca imparabilmente (non sarà l’ultimo malinteso della Premiata Ditta: do you remember Caniggia?). Non ci saranno altri gol: Donadoni coglie l’incrocio dei pali con una gran botta da fuori, mentre nel secondo tempo è quel piciu di Mandorlini (a proposito di personaggi lucidi) a bruciare una grande occasione, passando ad Altobelli in fuorigioco invece che tirare davanti a Galli. Il Napoli vola, con i suoi 21 punti su 24 disponibili, ed è atteso a San Siro il 3 gennaio, prima partita dell’anno di grazia 1988.

19 novembre 1989, Inter-Milan 0-3. Erano anni che non affrontavamo un derby tanto in basso: ottavi in classifica, 12 punti appena in 11 giornate, -6 dal Napoli primo, sconfitte ad Ascoli e Cremona, punti sacrificati sull’altare della Coppa Campioni che ci ha già messo di fronte agli ottavi il Real Madrid. Si torna in campo dopo la sosta per le Nazionali ed è un Milan trasfigurato nell’impegno e nel gioco, una delle migliori esibizioni in campionato dell’era-Sacchi. Milano è da bere più che mai, la sbornia socialista riempie lo stadio come raramente. Primo tempo in bilico, senza particolari occasioni in movimento: Donadoni accarezza l’incrocio su punizione. Il secondo tempo è memorabile. Su una rimessa laterale la palla arriva a Baresi, sganciatosi dalla difesa e giunto fino a ridosso della trequarti: palla filtrante per Van Basten che si gira e fulmina Zenga, segnando il suo primo gol in un derby e uno dei più belli dell’intera collezione 1987-1992. Per dare un’idea del valore, un mese dopo saranno primo e secondo nella classifica del Pallone d’Oro. Il piscinìn è l’hombre del derby: si frattura il braccio prendendo una scarpata da Klinsmann (il quale già che c’è invoca il fallo. Un giorno gli inglesi lo incoroneranno Simulatore Supremo manco fosse un furbo italianuzzo – ma quel giorno, avrà già fatto cacciare ingiustamente Costacurta in una semifinale col Monaco) ma rimane in campo alla Beckenbauer: anche se rivedrà il terreno dopo 40 giorni, gioca da lider maximo. Poi Diego Fuser va via in azione personale, tiene a bada Ferri con una spallata e infila Zenga sul primo palo: il gol è regolare, anche se Walterone – sempre delizioso – non mancherà di allietare i milanisti con il consueto teatrino col guardalinee ad uso della propria curva. Tris di Massaro, imbeccato da Evani, con la difesa interista già in doccia. Uno 0-3 al Trap non s’infligge tutti i giorni.

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

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