Salviamo il soldato Bryan

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Lo abbiamo pensato noi, lo avete pensato anche voi. Il gol di Cristante all’esordio può essere l’inizio di una storia bella ma anche il presagio di un uscita di scena pessima. Gli esordi con gol seguiti a distanza da cessioni con walk of shame in un qualsiasi mercato di gennaio sono tanti. Basta pensare a Pato, a José Mari. Il piccolo Cristante arriva anche da un’ottima carriera giovanile, e c’è chi forse ricorda gli elogi a un certo Antonini, annunciato come il futuro Ambrosini, ha incarnato la figura del trentenne precario ed è finito come principe dell’epic fail, in maglia rossonera e sulle pagine dei giornali.
Che ne sarà di questo diciottenne lo può dire solo il tempo. Ma esistono delle cose che può evitare se vuole diventare un campione. Sacrifici, forse. Perché come dice Kevin Spacey in Come ammazzare il capo e vivere felici, “Non si vince una maratona senza mettersi i cerotti sui capezzoli“.

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1 – Evitare di farsi le donne del presidente
Per donne del presidente intendiamo tutte le donne del presidente, figlie, amanti, protette, impiegate. Non ha portato bene a Pato, ma neanche a Balotelli, ragazzo padre con dissing settimanale a Domenica Cinque. Che dire poi di Matri, e Boateng? Perché se si vuole diventare glorie del calcio bisogna innanzitutto evitare le assatanate, le mantenute e le veline more. Meglio la mano, o una brava gnocca come l’Alena Seredova, che non è proprio da buttare. Perché la gnocca sarà pure la gnocca ma Vieri che ammette di aver rosicato guardando i Mondiali e piange ancora per Elisabetta Canalis a carriera finita dovrebbe essere un monito per chiunque pensi che non si avranno rimpianti in un futuro dove l’unico trofeo da mostrare è una collezione di mutande sporche appese al muro.

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2 – Evitare le cattive compagnie
La Gazzetta si è affrettata a specificare che Cristante non ha la cresta, non è rappresentato da Mino Raiola e i suoi migliori amici sono Bonera, Kakà, Papa Francesco, Spongebob e il Furby ma noi sappiamo che il pericolo è in agguato nello stesso spogliatoio. Cristante ha diciotto anni e difficilmente passerà la sua vita a cantare salmi in oratorio, magari un giorno El Shaarawy tenterà di portarlo in giro, Mino Raiola gli offrirà un quarto di manzo, Balotelli gli presenterà una amica di Fanny in disperata ricerca di uno sponsor per rifarsi le labbra e lì, proprio lì, Bryan dovrà rispondere che deve fare da baby sitter per Luca Izecson dos Santos Leite detto figlio di Ricardo almeno fino a quando non avrà vinto uno scudetto e una Champions.

 

Milan-San Paolo Audi Cup

3- Evitare chi ha la faccia più temibile della sua
Ricordo con un certo affetto che solo il tifo sfegatato può provocare un post Italia-Spagna con rissa nel tunnel fra José Mari e Gattuso (successe alle Olimpiadi di Sydney 2000, quarti di finale). Ringhio dixit: “Le monete false tornano sempre”. Non è facile evitare i bulli ma almeno non attaccar briga, soprattutto quando sei fatto sul modello di Cristante, può aiutare a restar sereni e magari a restare nel Milan. In una squadra modellata su Jersey Shore dove le brutte facce abbondano potrebbe essere difficile individuare dove si annida il ‘pericolo’. Ma incominciando per tentativi sarebbe meglio se Cristante iniziasse ad essere molto gentile con De Jong, che “sprangava vietnamiti sulle sponde del Mekong“, ma non da essere frainteso. Insomma, non da arrivare a dirgli “Che bel tocco di palla che hai”, potrebbe ritorcerglisi contro come accadde a Cappuccetto Rosso.

Una risposta a “Salviamo il soldato Bryan”

  1. Bell’articolo! Vorrei aggiungere anche l’esordio con gol di Paloschino nostro che è uno di quelli che non si è montato la testa ma si è un po’ perso lo stesso.

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