Oggi comincia Comunque Milan. Proprio oggi che è alle porte il “Luigi Berlusconi”, trofeo intitolato a un fantasma, come la maggior parte di trofei, ma che è a sua volta un fantasma di trofeo. E fosse l’unico.
Non ci sono più tante cose, in squadra e fuori, a Milanello e ad Arcore, in via Turati e in Curva Sud. Che diamine, non c’è nemmeno più Aldo Maldera, ci ha lasciati qualche giorno fa e mai dipartita fu più emblematica.
Beh, facciamola breve. Se siete milanisti sapete benissimo di cosa stiamo parlando. La differenza è COME, in questa sede, vorremmo parlarne.
Ci sono un po’ di blog e siti votati al rosso e al nero. Alcuni sono fatti bene, altri sono divertenti. Un po’ troppi, per contro, sono una rottura di palle incommensurabile. Livorosi, tronfi, insopportabili: preferiremmo parlassero di un’altra squadra (…suggerimenti?). Invece no, parlano proprio di quella roba lì: ha quei colori, è nata nel 1899 grazie al signor Kilpin, eppure non ci pare la nostra, o forse non ci sembra quella che vorremmo. Ecco, magari siamo presuntuosi (sì, un pochino) ma ciò che ci piacerebbe fare in questa sede – e che non ci sembra facciano altri siti, anche quelli ben informati e rispettabili – è cercare di ritrovare qualcosa che a tratti, abbiamo avuto. E non stiamo parlando della grandeur: magari stiamo parlando anche della fatal Verona o della serie B o di Mutombo del Waregem o Basile Boli o Dudek, davanti ai quali La Curva Precedentemente Nota Come Milanista reagiva intonando: “…Teniamoci per mano in questi giorni tristi”.
…Beh, non è che siamo venuti qui per tenerci per mano e crogiolarci nella nostalgia. Però, gente, è un momento terribilmente deprimente (…boia, se lo è) e nel contempo, terribilmente interessante. Non c’è in Italia una tifoseria che stia vivendo in modo così brusco tutte le magagne dell’Italia del 2012. Sì, proprio noi, per tanti anni schifati dai tifosi degli altri club (gente che si coccola società il cui passato e presente di santità e onestà ci intimidisce), proprio NOI siamo stati rivoltati come un calzino. Peraltro non è la prima volta: i milanisti sono stati nel tempo i proletari di Milano, poi la buona borghesia del boom economico e delle prime coppe italiane, poi i ladroni da serie B, poi l’aristocrazia vera del calcio mondiale, e oggi…
Oggi, cosa? Via Nesta, via Gattuso, via Seedorf, Inzaghi, Ibrahimovic, Thiago Silva. Oddo. Persino Cassano. E Van Bommel, toh. C’è anche gente che è contentissima, sono andati via i vecchi (il fantomatico “Comitato”) e ora Allegri avrà a disposizione Constant e Bojan Krkic, e forse otterrà di avere anche il suo pallino, il top player Lazzari. Bisogna aver fiducia? Verremo smentiti? Vedremo. Ora come ora non sappiamo più chi siamo, non sappiamo a chi guardare. In campo, ma non solo.
E’ una crisi d’identità che riguarda qualche milione di italiani che pensano e sognano in rosso e in nero – un declino che non comincia oggi, e che ha accompagnato il declino della dirigenza.
E allora, vediamo un po’ di ripigliarci, gente. Vediamo di riscoprire un milanismo diverso, grande come l’universo. Un milanismo che spezza le vene delle mani. Un milanismo di contrabbando. Un milanismo che non lo capirebbe neanche Goethe. E se è milanismo, milanismo vedrai – di milanismo vivrai. Perché qui la questione non è se quest’anno vivremo una stagione deludente e anonima – chissenefrega. La questione è rimanere milanisti, e sapere che è meglio perdere da milanista, che vincere da…
Oh, dai – non facciamo nomi. Era così per dire, giusto per farvi capire. Ma lasciamo stare, parliamo d’altro. Contro chi giochiamo domani?