In Via col Vento Rhett Butler non dice proprio “Francamente me ne infischio”, ma “Frankly, dear, I don’t give a damn”, che è più un “Cara, sinceramente me ne sbatto” con molta tenerezza e comprensione, ma con più distacco e ironia.
Ecco, più o meno sto pensando lo stesso del secondo addio di Kakà. Non riesco a graffiarmi la faccia e il seno come una schiava achea. Ne provo l’odio che ti fa assoldare una Bernardini De Pace per non lasciargli neanche le mutande dove farsela addosso. Non riesco a compilare un dolce epitaffio.
Mi sembra assurdo aver mandato giù lo stornello di Galliani sui giri immensi e certi amori a volte tornano e bla bla bla, roba che mi ha fatto cercare le foto di Kakà per Armani, quando eravamo entrambi due ragazzini e lui saltava ancora l’uomo, io, non davo mai esami.
Oddio, bello è stato bello vederlo giocare.
Kakà ha avuto uno stile tutto particolare, un marchio di fabbrica, con il suo puntare in verticale senza fronzoli, tanto alla decorazione ci pensavano gli avversari, che pur di abbatterlo cadevano, si infortunavano, si scontravano in area, mentre lui piazzava la palla, la faccia trasfigurata fino alla fine dello sforzo, per poi tornare sereno, tanto apparteneva a Gesù e noi con lui.
A tutti piace ricordare la sequenza di azioni del gol al Manchester Utd in semifinale di Champions, tutto il suo repertorio e la sua classe in mostra. Io in testa ho anche il rigore di Istanbul, caduto nell’oblio perché quella è stata una partita che ha fatto tanto male e nessuno ha voglia di rivivere.
Kakà era un po’ campione, un po’ babbo. Illibato in un mondo dove Crouch può timbrare quanto Vieri, il padre padrone, il fratello a carico, insomma la famiglia tra i piedi, anzi, addosso neanche fosse stato una fazenda da far fruttare ogni metro quadrato, mentre io se avessi avuto tutti quei soldi a vent’anni dai miei non mi sarei fatta vedere neanche in selfie.
E lui tranquillo, paziente, mai una ribellione, mai un colpo di testa in campo o fuori, quasi a dire “E’ veramente cosa buona e giusta”.
I giornali marciavano su questo suo essere Qui Quo e Qua con sfumature evangeliche, come ho visto nella mia scuola radical chic esaltare il biondino figlio di papà e insegnante privato tutti i pomeriggi e quindi media dell’otto, da alcuni professori che poi riconsegnavano il compito con no look al ragazzetto dai voti eccellenti ma i brufoli, l’igiene incerta, la provenienza interland e i jeans camel toe for man, uno di qua due di là, che più che jeans parevano uno strumento di tortura medievale.
Invece, il baciapile, quello al quale Gattuso diede dello sfigato prima di vederlo giocare, ha segnato come Tomasson, ma il danese il suo rigore lo tirò a quattro sensi senza guardare la porta, lui fece brutto a Dudek come per dirgli “vai scemo di merda, tanto te la metto” pur sapendo che era già finita.
Li ho iniziato a volergli bene per davvero e non è che abbia mai smesso.
In parte è colpa questo limbo di metà anno, con i mondiali alle spalle che vanno avanti senza l’Italia, il calcio mercato che urla: “Coccobello Coccofresco!”, l’orizzonte placida linea piatta di un’altra stagione che chissà che sarà di questo Milan, magari è una tragedia ma ancora lontana, chi lo sa, e non riesco a strizzare gli occhi per vedere bene.
Poi è finita da quel Milan-Fiorentina quando San Siro ha cantato ‘Non si vende Kakà’, gli altri allo stadio mi hanno chiesto se andavo al corteo e io invece mi sono avviata da sola verso la metro, triste, pensando che forse c’era ancora una speranza. A settembre Kakà si battè il petto con la camiseta blanca neanche il Milan fosse stato una sveltina qualsiasi.
Che sia scelta tecnica, che appartenga a Gesù, alla sua famiglia, ai soldi, che abbia troppi sogni che si avverano, è da mo’ che sono fatti suoi. Che gli sia rimasto il Milan nel cuore ci mancherebbe, con quello che ha vinto con noi, vuole pure scordare il passato rossonero?
E come dice Rhett stancamente a Rossella, dopo averle spiegato che non lo emoziona più, francamente me ne infischio. Anche me ne sbatto, dai. Con molta tenerezza e comprensione, distacco e ironia.
Non ce ne sbattiamo dell’addio di Kaka. Ce ne sbattiamo del Milan e dunque l’addio di Kaka corrisponde al nostro sentimento verso il Milan. Kaka se ne va da una società di menzogneri. Da un ambiente tossico. Da una proprietà impregnata da personaggi e veleni familiari che furono rappresentati nel vecchissimo serialTv Dallas. Se ne va perchè probabilmente non vuole affondare (suo malgrado) vestendo la maglia che ha davvero amato. Dal Milan fu cacciato senza alcun motivo (ogni altra ricostruzione è pura menzogna) se non per interessi superiori del boss. Nel Milan è tornato con un anno di ritardo, perchè colui che lo pianse il giorno della cessione (senza mai sognarsi però di porsi di traverso, ad esempio dimettendosi o ricorrendo ad altri metodi efficaci come quelli utilizzati in occasione del proprio imminente benservito…) evitò di riprenderselo sino all’ultimo malgrado nel frattempo ingaggiasse cani e porci che dobbiamo ipotizzare fossero diversamente rappresentati da procuratori amici.
Kaka se ne va e non ci dispiace. Sarebbe stata una presenza fondamentale nello spogliatoio (che imploderà ulteriormente in sua assenza) e sopratutto un dirigente fenomenale a fine carriera. Ma avrebbe avuto bisogno del Milan. Non di una menzogna a strisce rossonere.
Sinceramente non capisco il tuo commento. Sono mesi che ridicolizzo la società ma qui non parlo assolutamente di quello che è successo dietro le quinte di quell’affare. La collettività dei tifosi può pensarla come vuole, io parlo in prima persona e in prima persona penso che Kakà non sia ne il problema ne la soluzione. Ci ha dato una mano per quello che ha potuto quest’anno, è stato un grande nel passato. Il resto non mi interessa, perlomeno non in questo articolo.
Non c’era nessuna critica nei tuoi confronti. Ho riletto il mio commento e non ne vedo traccia.
“Dal Milan fu cacciato senza alcun motivo (ogni altra ricostruzione è pura menzogna) se non per interessi superiori del boss.”
bella davvero, questa. aveva un contratto da 10 milioni a stagione, blindato che nemmeno fort knox. come dida, che infatti è rimasto fino all’ultimo giorno. come robinho, che c’è ancora, come mexes, seedorf e constant. ma lui no.
l’unico caso in cui la volontà del giocatore non è valsa una beata (sappiamo benissimo che invece è l’unica cosa che conta) è stata questa, per volere del boss contro quello che all’epoca era il più grande calciatore del mondo. forse invece l’hanno pizzicato a firmare per il real, lo hanno venduto al city per ripicca e per 110 milioni, lui si è rifiutato, è rimasto, si è affacciato alla finestra e ha puntato i piedi per andare via a fine stagione. accontentato, perdendoci 50 milioni. forse.
però no, dai, è stato cacciato, poverino…
Kaka fu venuto a (pare a sua insaputa) agli arabi del city in una trattativa che aveva quasi certamente altri interessi oltre a queli calcistici.
Contratto da 15 poi 18 milioni annui per convincerlo. Disse no.
Berlusconi fece buon viso a cattivo gioco mentre Galliani recitava davanti a tutti i giocatori il mantra:
Ora Riccardo resterà sempre con noi…
Un mese dopo (sottolineo un mese dopo) alla porta di Riki e padre bussava Abramovic con in mano l’accordo col Milan ed una nuova offerta colossale..
A quel punto era chiaro che Kaka non era più gradito dalla società ed allora Ricky ha imposto il proprio trasferimento dove voleva lui, ovvero al Real ed a cifre comunque inferiori per lui e per il Milan, (Trasferimento organizzato in fretta e furia malgrado il Real avesse già preso Ronaldo).
Galliani frignò, ma non mosse un dito. mentre quando si è trattato delle sue natiche intaccate da Barbara di dita improvvisamente ne ha mosse parecchie…
Informarsi grazie…..
informarsi o no, kakà aveva un contratto. è andato via per scelta sua e per nessun altro motivo. oggi seedorf è sgradito alla società eppure non si muove. come tutti quelli che il milan vorrebbe cedere ma si rifiutano (constant e il napoil).
il milan non aveva interessi oscuri che lo hanno portato a cedere ricky. solo bisogno di soldi, come per thiago e ibra.
e perchè kakà una volta fallita l’esperienza real decide di tornare in una società che non lo gradisce? non è che le offerte gli mancassero…
La Calamandrei se ne infischia di Kaka….io me ne fotto completamente!!! non si pagano i giocatori per il passato, per quello che erano… 8 mln lordi per come ha giocato…un furto!!!!! un bollito…di classe…ma sempre bollito è…
Concordo pienamente…con tutto l’affetto della terra 8 lordi per quello che pur ha fatto quest’anno rispetto agli altri sono un furto…
Invece i 5 lordi di robinho e gli 8 di mexes trovano difficilmente un aggettivo adatto per essere definiti….senza scadere nella blasfemia intendo…
ah che bello ricordare riki ai vecchi tempi con le simpatiche visite annuali di papà bosco ogni santo maggio con il risultato di 5 altrettanto simpatici adeguamenti di contratto in 5 anni il tutto condito con l’amichevole consiglio di dare un milione netto annuo anche a Digao .
e quelle belle gite nel varesotto del buon bosco con mijatovic un paio di anni prima che se ne andasse a madrid ? mi mancano anche quelle .
durante il periodo del calciomercato noi milanisti…ci avveleniamo il fegato….
Robinho, Zaccardo, Abate, Mexes, ESSIEN!!!!!!!! mio dio ESSIEN!!!! invendibili….invendinbili…..
E per forza…ci vuole coraggio a chiamarlo calciomercato nelle ultime 2 stagioni…
Quelli nemmeno venduti al trancio come pescespada ce li comprano…
Ma tranquilli…ora arriva papà Galliani e ci fa lui un bel regalo….
mandzukic beh dai era effettivamente caro…
Iturbe…carissimo…
Cerci…dai col mondiale che ha fatto non è adatto…
Ora ljajic…se regaliamo robinho, zaccardo, essien è fatta…basta trovare una pescheria compiacente ed è fatta…