Mister Pippo. 10 cose che ricorderemo dell’Inzaghi allenatore

“A Benitez servirebbe l’entusiasmo contagioso di Inzaghi” (Ivan Zazzaroni)
“Bravo Inzaghi, ricorda Garcia: rischia troppo ma sa divertire” (Gianni Mura)
“Alla squadra do 7, a Inzaghi 8” (Berlusconi a Milanello)
“Il Milan resta una delle sorprese dell’autunno. Nessuno con Inzaghi sta rendendo peggio, tutti sono migliorati. Inzaghi sembra uno di quei tecnici poco tecnici che cercano dai giocatori l’unica cosa che sanno chiedere nella vita, semplicità. Il Milan adesso è una buona squadra italiana, in questo preciso momento gioca perfino un po’ meglio di Juventus e Roma, di cui ha nel fondo meno cose di qualità”. (Mario Sconcerti) 

Pippo Inzaghi avrebbe voluto che l’autunno 2014 durasse per sempre: se potesse tornare indietro e fermarlo, ripeterlo in continuazione come Bill Murray alle prese con la marmotta, sicuramente lo farebbe. Ma persino a Milano, non esistono più le mezze stagioni, e la stagione di Pippo sulla nostra panchina è stata un’agonia lunghissima: alla fine, ovunque si girasse erano schiaffi, dai giocatori alla dirigenza, dai giornalisti agli arbitri, dai tifosi alla sfiga (perché anche vedere Allegri messo in condizioni di tirarsela da vero allenatore, dev’essere stato esasperante).

Non ci sentiamo nemmeno di esprimere un vero giudizio su Pippo Inzaghi allenatore: come altri prima di lui, è stato mandato allo sbando da una dirigenza cinica e coniglia, che ha approfittato del suo blasone di giocatore (e della sua disponibilità ad essere sottopagato). Sì, lui ci ha messo del suo, ma quando il vento ti soffia contro, tutti sembrano ridicoli – vale anche per gente che ha vinto parecchio, figuriamoci per un debuttante in serie A. Presto torneremo a ricordare la sua fantastica carriera di calciatore. Per quanto riguarda quella di allenatore, potremmo ricordare invece quanto segue. Ma proprio volendo.

n.1: le esultanze
Corse fuori dalla panchina, verso la bandierina, braccia mulinate ovunque, la cravatta che sfida la gravità, smorfie di barbarico orgasmo. Scene che all’inizio si sono viste anche abbastanza spesso. I giorni successivi, i giocatori rilasciavano a turno interviste in cui parlavano della carica dell’allenatore. Il primo iPhone teneva la carica più a lungo.

n.2: Le espulsioni.
Se la squadra, che gli arbitri hanno visto così insospettabilmente grintosa, ha ottenuto il record di espulsioni, l’allenatore non è stato da meno: cacciato tre volte, forse anche da arbitri contenti di poter mostrare la schiena dritta. Buffo comunque, sapere che l’Inzaghi belluino della partita si trasformava poi nell’Inzaghi morbido dei dopo-partita.

n.3: Hip hip urrà
Il video di Berlusconi che chiama l’hip-hip urrà per Cerci a Milanello vede un Inzaghi con l’espressione di chi si ritrova una spazzola nell’esofago: l’espressione “obtorto collo” non rende nemmeno l’idea di quanto sta ormai subendo qualsiasi cosa, dalle critiche ai nuovi acquisti. I muscoli della sua faccia avevano rischiato meno quando Djibril Diawara gli spaccò il muso quando la Juve affrontò il Monaco. Avversario che la Juve dovrebbe affrontare più di rado, en passant.

4: Le sostituzioni
Torino-Milan. Dopo 3 minuti, Menez segna su rigore. Alla fine del primo tempo, De Sciglio si fa espellere (così lo si nota di più). Pazzini inizia a scaldarsi. Invece entreranno Abate per Niang, Poli per Muntari, e soprattutto al 78mo Alex per Menez (Cerci, nel suo ex stadio, a prendere randellate e magari un secondo giallo anche per loro? Poteva essere un’idea, ma no). Autorizzato a questo modo l’assedio granata, prendiamo gol all’81mo nel modo in cui si prende gol durante gli assedi: colpo di testa di Glik su calcio d’angolo. L’emblema di tutte le mosse fatte cercando di seguire il Manuale del Bravo Allenatore Italiano. Quello che nessuno, incidentalmente, ha mai scritto – e non è un caso.

5. Il pullman
Dopo la sconfitta con l’Udinese, viene riportata una lite sul pullman: “Siete indegni di questa maglia”, dice Pippo ai giocatori. “Sei tu che non sei degno di allenare il Milan”. Chi ha parlato? Chi ha fatto la spia coi giornali? Ma soprattutto: di chi è il pullman, se ce lo siamo venduto – è quello dell’Udinese?

6. La canizie
Durante la partita col Napoli, il mister afferra una palla in uscita dal campo con un colpo di reni che Abbiati non ha mai saputo ripetere dopo QUEL tiro di Bomber Bucchi in Perugia-Milan. Purtroppo mancano documenti di quella presa plastica, ma è sicuramente un ulteriore argomento a favore della dieta di Inzaghi; peccato la squadra non abbia saputo compiere analoghi balzi. Per contro, i capelli gli si sono ingrigiti a tempo di record come nemmeno a Barack Obama.

7. Dubai 
Il 30 dicembre 2014, Inzaghi insegna ad Allegri come si batte il Real Madrid: un sonoro 4-2, che genera ironico entusiasmo (o entusiasta ironia), ma sarà poi seguito da mesi di complottismo sul fatto che la tournée a Dubai abbia interrotto la evidente crescita della squadra, che pochi giorni prima aveva addirittura imposto uno 0-0 alla Roma.

8. Il rosario

Milan-Verona. Che dire, Trapattoni si era portato l’acqua santa. Il che va a dimostrare che non è mica da questi particolari che si giudica un allenatore.

9. Le interviste del dopo-partita
Raramente abbiamo visto un allenatore così deciso a farsi massacrare: tranne in un piccolo momento di tensione con un perennemente schifato Boban, Inzaghi ha eseguito con zelo la sua missione di bestia mandata al sacrificio non perdendo mai la calma, e cercando sempre pubblicamente di minimizzare lo sfacelo, sfidando la pazienza dei tifosi ai limiti della provocazione. La frase “Non possiamo pensare di dominare l’Empoli a San Siro” sarà il suo personale “Ho vvisto delle bone ‘ose”.

10. …That’s all, folks.

 

 

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