Gufate pure il quaquaraquà thailandese Bee Taechaubol (“Taca la bala”); tutti i segni del cielo ci dicono che per il Milan del futuro è Wang Jianlin, multimiliardario cinese a capo di Dalian Wanda, quello con la stimmate dei gloriosi presidenti rossoneri. E in tempi di capodanno cinese, i segni del cielo sono importanti.
Primo segno: la forma. Il giovane Wang Sicong, figlio di Jianlin – praticamente Piersilvio – si è appena preso un cazziatone terribile da Xinhua (quella che alla Rai chiamano “agenzia Nuova Cina”, cioè l’Ansa di Pechino, ma molto più potente e autorevole) perché, a un evento di beneficenza organizzato dalla sua stessa famiglia per San Valentino, se ne sarebbe uscito dicendo che il principale criterio che lui adotta per scegliersi la fidanzata è che sia “formosa”.
Ora, chi di noi non sottoscriverebbe?
Ma considerato che una tale affermazione esclude in partenza circa 600 milioni di ragazze cinesi, l’offesa è divenuta pubblica: mille caratteri di articolo censorio hanno immediatamente bastonato a dovere il giovane Wang e, per estensione, l’arroganza e la maleducazione dei nuovi ricchi di seconda generazione (vi assicuro, se siete di quelli che sgancerebbero una bomba al fosforo ogni volta che passano dal Radetzky di Milano, qui a Pechino girereste con il colpo in canna).
Bene, uno che fa figuracce in pubblico ed è ossessionato dalle forme delle donne, vi ricorda qualcuno sì o no? Unica variabile: qui si tratta del figlio e non del padre.
Secondo segno: “tycoon”. Che cazzo vuol dire “tycoon”? Google Translate ci restituisce un “magnate” ma, date retta, qui vuol dire palazzinaro che a un certo punto ha diversificato sullo spettacolo per darsi un tono e non rischiare di finire sotto il crollo della bolla immobiliare (o, molto più semplicemente in un pilastro di cemento). E allora? Il signor Wang ci ricorda qualcuno, sì o no?
Piccola differenza: lui non è alla frutta. La sua Dalian Wanda ha appena comprato la svizzera Infront, cioè anche i diritti del calcio tv italiano, controlla già la più grande catena di cinema al mondo – per numero di schermi – e la seconda società di immobili commerciali (hotel, magastore, uffici, etc): 93,5 milioni di mq in tutto. Colpo da maestro fu l’acquisto nel 2012 di Amc Entertainment (2,6 mliardi di dollari): la seconda catena di “theater” (cioè cinema) di Stati Uniti e Canada. Immaginate di avere il Manzoni e la Standa moltiplicati per centomila, senza voragini in bilancio.
Wang viaggia costantemente tra il primo e il terzo posto nella classifica dei ricchi cinesi: 28,6 miliardi di dollari di patrimonio personale secondo gli ultimi dati. L’equivalente della sua mancia a un cameriere eviterebbe al geometra Galliani di rendersi ridicolo in tutta Europa.
Terzo segno: gli amici. Pare che un anno fa, l’autorevole (si dice così) agenzia Bloomberg abbia scelto all’ultimo secondo di non pubblicare un’inchiesta che metteva in relazione il signor Wang ai piani alti del potere cinese. Certo, a denunciare la birichinata di Bloomberg – che poveretta, è già oscurata in Cina per un certo articolo sulla famiglia del presidente Xi Jinping – fu il New York Times: come a dire, il Corriere che fa “gne gne gne” a Repubblica.
Ma cari amici milanisti, diciamocelo, non ci fa sentire meglio l’idea che il nostro futuro presidente abbia in paradiso qualcuno al cui confronto Bettino Craxi è un lombrico (qui nessuno faccia dark humor, please)?
Icritto al Partito comunista cinese dal 1976, Wang Jianlin è membro del Congresso Nazionale del Popolo. Ora, un presidente “socialista” che finisce in parlamento e che mischia politica e affari per coltivarsi il proprio orticello ci rammenta qualcosa, o facciamo gli gnorri?
Quarto segno: la musica popolare. Ai meeting annuali di Dalian Wanda, Wang intrattiene dipendenti e ospiti cantando arie tibetane e mongole. Pare che tutti siano incoraggiati ad applaudire. Alzi la mano quello a cui non scatta qualche collegamento neuronale quando sente di un businessman che fa divertire il “popolo” con melodie delle minoranze etniche, con o senza menestrello napoletano al seguito.
Quinto segno: non tifa Milan. Mica come Thorir che era interista fin dalla culla (in effetti è quella l’età in cui si sbava). Wang Jianlin ha comprato poco tempo fa il famoso Edificio España a Madrid e visto che era lì, il 20 per cento dell’Atletico Madrid. Ora, sbaglio o anche un nostro ex presidente fu interessato un tempo a entrare nella proprietà di una seconda squadra metropolitana? Pensate che il nostro Jianlin è così impallato con il calcio che da tempo sponsorizza Valencia e Villareal affinché facciano “maturare” nelle proprie giovanili le promesse del calcio cinese (alle quali i coetanei spagnoli fanno probabilmente fare cucù in cima all’armadietto).
Dubbio: vuoi dire che se non li ha mai spediti a noi, forse tifa proprio Milan?
Ultimo segno: Dalian Wanda. Ha sì o no un cognome-nome da casalinga veneta trapiantata a Milano, quella che risparmia al supermercato per comprarsi la pelliccia in saldo da Combipel? Ecco la nostra tradizionale base di tifo: la classe operaia che guarda romanticamente al cielo stellato.