Premesso che allo stato attuale l’Associazione Calcio Milan è una società di bolliti, in cui non ci si perita di insultare pubblicamente un proprio dipendente come neanche il peggior Zamparini. Premesso anche che non è mai stato un nostro interesse dare l’impressione che il Milan abbia un passato candido come un giglio, come testimoniano articoli del genere; da queste parti rimaniamo sempre a bocca aperta ogni qual volta – più o meno ogni tre giorni – Inter e Juve sfoderano la scimitarra e iniziano a suonarsele con veemenza, come uno spettacolo di burattini in maschera che tenga avvinti grandi e piccini.
Breve compendio di Calciopoli for dummies: Don Luciano e Frate Giacinto parlavano entrambi diffusamente con gli arbitri, ma uno vinceva e l’altro no. La società dell’uno è finita (giustamente!) in B, è stata privata d’imperio di due scudetti e ha dovuto ricominciare da zero, vendendo a prezzi di saldo anche un grosso giocatore alla società dell’altro, prima martirizzata e poi glorificata, che quell’estate posò la prima pietra dei suoi futuri trionfi nazionali e continentali. Anche noi – due volte secondi nei campionati incriminati – parlavamo con gli arbitri (pure noi senza mai vincere un granché), nella persona del famigerato Leonardo Meani, e per questo siamo stati puniti con una pena minore, sostanzialmente senza guadagnarci né rimetterci molto. Con questo non vogliamo dire che Galliani fosse all’oscuro di ciò che combinava l’infedele maggiordomo, ma che quantomeno ha avuto il buon gusto di non sporcarsi direttamente le mani – dopo di che, abbiamo la ragionevole certezza che un’indagine promossa e condotta in prima persona dalla Telecom avrebbe facilmente potuto incastrare il nostro valente amministratore delegato, se solo avesse trovato le prove.
Questo è il passato che riciccia ciclicamente fuori da una parte e dall’altra, a ogni alito di vento contrario, ogni rigore negato, ogni rimessa invertita. Non vogliamo perdere tempo a cercare di capire chi ha ragione e chi ha torto; l’abbiamo scritto, è la solita pupazzata. Passateci la metafora un po’ infelice di questi tempi, ma perfettamente calzante: la guerra Inter-Juve è la riproposizione calcistica del conflitto israeliano-palestinese, dove ormai nessuno si ricorda più quand’è iniziato e perché, se davvero sia tutta colpa di Calciopoli o forse del rigore di Iuliano su Ronaldo o addirittura di quella volta che Moratti padre mandò in campo la Primavera per protestare contro la solita Juve ladrona di Umberto Agnelli. Non ce ne frega niente. Vogliamo solo comunicarvi il nostro stupore bambinesco di fronte a manifestazioni psico-somatiche di tal fatta (guardate la foto di Moratti qui sopra: altro che The Walking Dead), con l’allucinante corredo di schiere di video-deficienti che impestano i forum e le bacheche dei social network con i loro isterici deliri pluto-giudo-complottistici. Aizzati, naturalmente, dai burattinai di ambo le parti. Ve lo promettiamo: noi non lo faremo mai.