Al destino di noi romantici

Fu questa la frase che Davide Di Leo, meglio conosciuto come Boosta dei Subsonica, mi scrisse sul suo libro “Diana Blu”. Quel libro non l’ho mai letto, lo acquistai solo perché lo aveva scritto il tastierista del mio gruppo preferito. Ero poco più che adolescente. Magari sarà il libro che leggerò quest’anno. Che poi stiamo parlando di Boosta, avessi detto Palahniuk.

Comunque.

Il destino dei romantici, spesso, è quello di soffrire. Mi è capitato con un signore di nome Ricardo Izecson dos Santos Leite. Mi piaceva un sacco pronunciare quel nome, vantarmi di quel giocatore che si batteva la mano sul petto dopo un gol o quando faceva riscaldamento e i tifosi invocavano il suo nome. Kakà.
Uno che aveva sempre espresso il desiderio di diventare capitano, uno che ti faceva brillare gli occhi con le sue giocate, uno che, per me tifoso “giovane”, era il Milan. Il mio cuore batteva forte quando vidi la maglia n. 22 sbucare dal balcone di Ricardino. Non ha mai chiesto di andarsene. Lo sappiamo tutti com’è  andata. Non vi faccio neppure il riassunto.
kaka

Il 22 andò via e, per protesta, comprai (ai saldi) la sua maglia. Arrivò il 33. Thiago Emiliano da Silva. Un mostro. Non avevo mai visto un giocatore così forte. Uno che mi ha fatto comprare il suo completo prima che fosse ceduto, uno che mi ha fatto fare partite a calcetto come centrale di difesa solo per sentirmi potente per un recupero o per un lancio o per un’uscita palla al piede. Non vi faccio neppure qui il riassunto. Vi dico che il “FORZA MILAN” che ha urlato alla fine degli auguri fatti da Parigi per Sky mi ha fatto ancora brillare gli occhi.
thiago
Come può sentirsi un romantico dopo essere stato tradito? Come può un tifoso riporre ancora le proprie speranze in un giocatore, in un simbolo… perchè a prescindere dalla forza di una squadra, c’è sempre il giocatore preferito, quello che ti piace più degli altri, che guai se te lo criticano…
Facciamo un passo avanti. In questi giorni ci sono 2 scene che mi rimbalzano in mente. Scena uno. El Shaarawy che fa uno stop sensazionale contro l’Anderlecht, avanza palla al piede e serve una palla comoda comoda per Pato, una di quelle palle che si commenterebbe così : “tieni, vai a segnare!”.
elshaassist

Pato segna, ne aveva bisogno, ne ha passate di tutti i colori. Poi fa una cosa che mi lascia perplesso (sempre perché sono un romantico). E’ un gol importante, mette fine ad una partita sofferta. Lui è impacciato, non esulta, non guarda El Shaarawy, non lo ringrazia, non lo abbraccia, non lo indica col dito come di solito si fa né gli dice il più classico degli “è tuo” come farebbe qualcuno, NULLA. Freddo, impassibile. Ma come? Questo è l’amore per il club che ti ha scoperto, cresciuto, coccolato e soprattutto curato e sopportato?

Pochi giorni dopo, durante Milan-Pescara, è Pazzini a servire una palla facile facile ad El Shaarawy che segna e corre dal n.11, lo abbraccia, lo ringrazia, un gesto non banale perché, e questo può averlo notato solo chi era allo stadio o chi ha visto l’intera partita in tv, è durato parecchi secondi, tanto che Pazzini sembrava quasi sorpreso da tanti “grazie” da parte del nostro attuale fenomeno.
abbraccio

Desidero salutare, ma soprattutto ringraziare tutti. Dal Presidente fino alle tante persone del Milan con cui ho lavorato in questi indimenticabili anni a Milano. Vado in Brasile, al Corinthians, per avere la possibilità di giocare con continuità. Non sarà, però, facile dimenticare il Milan. Sono e sarò sempre legato a questa maglia, ai suoi colori e a tutti i tifosi rossoneri. Soprattutto va a loro, in questo momento, il mio pensiero e il mio grazie più grande“.

Freddo anche nei saluti, poco romantico.

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