Il Rosso & il Nero di Venezia-Milan 0-2

1) il ROSSO. Dopo la cena elegante a San Siro a metà settimana, il Milan si concede un picnic domenicale senza impegno in Laguna. Un po’ come nell’ultima trasferta a Venezia – dopo 2 minuti, gol di Ibrahimovic (…quando invece di dirigere, dirigeva il pallone in porta) – anche stavolta l’abbiamo sbloccata subito, con una combinazione sontuosa avviata da Jimenez e conclusa da Pulisic. Con Fofana a fare da raccordo con un’intuizione e un tocco insospettabile e rapido da trequartista in spolvero, ciliegia sulla torta di ciliegie che è stata la sua partita a centrocampo.

Alla sua giocata ha fatto pendant quella di Reijnders per (allelujah) il gol di Gimenez alla fine del tragitto.

Tra questi due tiri in porta nordamericani, gli unici del Milan in tutta la partita, sono trascorsi 90 minuti esatti. Durante i quali non c’è stato molto da raccontare. Se non piccoli microsegnali incoraggianti. Possiamo aspettarci qualcosa di più da questa squadra? Dite di sì? Non è un po’ tardi per aspettarselo, con un nono posto ormai quasi certo?

No, non abbiamo improvvisamente aderito alla corrente negativista, gli indignados che hanno preso male anche il quinto derby positivo della stagione e l’approdo alla finale della coppetta. Siamo pur sempre ComunqueMilanisti.

Però, se vogliamo vedere la vie en rose (o la vie en rouge), c’è bisogno anche di essere realisti. Vincere non conta ormai praticamente più per la nostra classifica. Questo non sfugge a nessuno.

E tuttavia, la vittoria di ieri

  1. conta per la dignità,
  2. conta per il morale in vista della finale della suddetta coppetta,
  3. conta per il tentativo di dare un nuovo sistema di gioco alla squadra.
  4. conta per cercare di arrivare finalmente a un obiettivo per noi sovrumano: il triplete di vittorie consecutive, la serie inebriante di ADDIRITTURA tre successi in fila, sperando di scrollarci di dosso la comica vocazione alla discontinuità.

Quindi, qualcosa conta. Ed è giusto tenerne conto. Come è sempre giusto anche tenere conto de…

2) il NERO. Si può discutere se il Milan abbia “controllato la partita” nei 90 minuti in cui abbiamo arginato il Venezia, squadra i cui trascinatori sono Nicolussi Caviglia, Yeboah, Zerbin e Oristanio. E a volte, il sempre caro Radu. Quando gli tirano in porta più spesso di noi, diciamo.

Va detto che i nostri avversari, per quanto oggettivamente inferiori, erano a) più riposati b) più motivati rispetto ai nostri, che quattro giorni prima avevano fronteggiato i dominatori della galassia. E che Maignan ha lavorato veramente poco, se non nulla. Però è anche vero che la difesa è riuscita a fare qualche balletto anche ieri, e che quando Yeboah ha segnato, quasi tutti ci siamo detti che quel gol era da tempo in arrivo sul vaporéto che lo portava in uno degli stadi più affascinanti del mondo. Mentre il gol del nostro raddoppio sembrava un concetto che il pensiero non considera: poco moderno, qualcosa che nessuno mai desidera. E la cosa si è vista in tutti i nostri problematici tentativi di arrivare alla porta di Radu. Ma massimamente durante una ripartenza in doppia superiorità numerica, conclusa con un tiro palmipede di LoftusCheek (peraltro non inguardabile come altre volte quest’anno). Abraham ha combinato poco, eppure il suo sostituto Gimenez era riuscito a fare anche peggio, fino al sospirato (e pregevole) gol a fil di sirena che speriamo lo sblocchi. E grazie al suo gol, il bilancio finisce col sembrarci un po’ più tendente a…

3) il ROSSO. Che nel nostro caso, è meglio di un bilancio in Nero. Alla fine, per il realismo di cui dicevamo prima, accettiamo il fatto che i giocatori stiano ancora prendendo confidenza col nuovo modulo, che è stato varato 3 partite fa e ha concesso un solo gol. E sì, vincere sul campo di una squadra che lotta per non retrocedere è il minimo che dovremmo aspettarci dal Milan, ma il perdurante nono posto in classifica sta a dimostrare che non c’è più niente da aspettarsi. Quest’anno è saltato ogni ragionamento ragionevole su ciò che il Milan fa in campo (…e fuori dal campo), e nulla è scontato e prevedibile. L’unico sistema per non ammattire è stare a guardare come va a finire tutto quanto, e rimandare le sentenze all’epilogo. Che è sempre più vicino. E anche questo dettaglio, lo mettiamo nel Rosso.

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