1) il ROSSO. Questa rubrica esiste da nove anni, durante i quali quattro persone hanno cercato la vivacità del rosso e la severità del nero in tutte le nostre partite. Tante (ahinoi) tante volte si è rivelato un esercizio di stile, la ricerca di un equilibrio sopra la follia, o di qualcosa da inventare per poter riderci sopra, per continuare a sperare.
2) il ROSSO. Dopo la partita di ieri sera, il pessimismo della ragione suggeriva: “Questa è la volta in cui – un po’ per il grande effetto drammatico della trovata, un po’ per semplice realismo – si potrebbe lasciare il vuoto, il nulla dopo le parole…
3) il ROSSO.
…
4) il NERO. Ma il nostro dramma è che non ce la facciamo. Cosa ci volete fare.
I tifosi di una certa squadra ci chiamano in molti modi, alcuni (nella loro infinita simpatia buona, onesta e Facchettosa) sono un po’ forti e schifosi. Altri, come “gonzi”, colgono un certo modo di essere sprovveduti e creduloni che è tipico di gran parte dei milanisti, magari con grande irritazione di quei milanisti duri che tifano con freddo realismo (…spiegare a un alieno tutto questo sarebbe molto complicato, siamo molto contenti di non doverlo fare. Per ora). Per cui, saremo coerentemente e consapevolmente gonzi, e tenteremo l’impossibile. Ovvero, convincervi e convincerci che forse…
5) il ROSSO sta nelle statistiche. Abbiamo fatto 26 tiri in 94 minuti. Una partita di serie A di solito vanta 55-60 minuti di gioco effettivo – se togliete quelli persi dal Toro sui rinvii e le rimesse laterali (…e quelli persi dal Milan per concordare gli efficacissimi schemi sugli 11 calci d’angolo battuti) facciamo che ne abbiamo giocati 50. Un tiro ogni 2 minuti: ehi, si direbbe una squadra che ci ha provato, se non altro.
6) il ROSSO. Questa squadra ormai si vive come una piñata (o pentolaccia, se siete patrioti): sente che il suo destino sono le mazzate, e sempre più spesso, per non soffrire se le tira da sola. Reduci dalla mazzata di martedì, e dopo aver subito concesso al Torino il vantaggio con un autogol di quelli che dai campi dei dilettanti partono per divertire gli utenti dei social di tutto il pianeta, alcuni dei nostri giocatori hanno messo quel che potevano delle loro stanche gambe, testa e cuore. Ed è per questo che nonostante il disappunto, ci dissociamo con forza dai tifosi che li hanno insultati in massa. Anche se non ne hanno avuto le forze o le capacità, Reijnders, Pavlovic, Jimenez, il povero Pulisic e il volonteroso Sottil hanno provato a portare a casa almeno un punto. Poi, vedendo l’elefante MilinkovicSavic fare una parata autenticamente impossibile come quella al 63° sul 14 olandese, si è fatta facilmente strada in noi l’idea che il Destino non volesse concedere nulla ai rossoneri (in bianco e nero, forse per cercare di indurre i granata a giocare come fanno normalmente nella partita che sentono di più). Che fosse una partita stregata, quella che gli dèi avevano messo sulla nostra strada per darci il colpo di grazia definitivo dopo il Feyenoord.
7) il ROSSO. Quindi sì, è vero, abbiamo perso contro una squadra (senza offesa) fantasticamente scarsa, una delle più inguardabili della serie A, che non ha nemmeno dovuto fare ricorso al cuore Toro e condimento retorico. Eppure, il Milan è messo malissimo ma non è morto. Se fosse morto, si lascerebbe calpestare (e lo abbiamo visto succedere). Se fosse morto, non si tirerebbe le mazzate da solo. Le sue funzioni vitali sono incasinate, connette solo a tratti, si muove in modo scoordinato e cade continuamente per terra, se la fa addosso. Il paziente richiede assistenza continua e specializzata, il paziente richiede TANTA pazienza (ancora), il paziente è anche (senza offesa) un po’ scemo.
8) il ROSSO. Però il paziente sembrerebbe vivo. È un imbecille, ma è vivo.
9) il NERO. Il paziente è vivo ma è conciato da far schifo. E andrebbe curato da gente che è capace di farlo.
10) il NERO. Abbiamo la precisa sensazione che nessuno al Milan oggi sia in grado di farlo. Né i businessman, né i laureati, né i sergenti di ferro, né quelli che si sono laureati all’università della vita, e men che meno il paziente. E questo non dipende dalla sfiga, né dal Destino. Eh, no.
11) il NERO. Emergenze ben più gravi ci hanno dimostrato che gli italiani hanno soluzioni infallibili per ogni disastro, e come è giusto che sia, tra i milanisti questa convinzione non manca. Qualcuno proporrà altre amputazioni miracolose, altri penseranno ai cari vecchi rimedi della nonna (“Basta prendere un altro scarto del Chelsea prima di dormire, e si sistemerà tutto”), qualcuno dirà che non bisogna più visitare il paziente in quell’ospedale con tre anelli, qualcun altro inizierà a fare nomi di chirurghi specializzati, famosi per aver risolto casi disperati, qualcuno suggerirà di sprangare dottori e infermieri come fanno le famiglie dei malati in certi ospedali italiani.
12) il NERO. Noi no. Noi qui, non sappiamo più cosa dire, scusateci. Però se voi avete una soluzione di cui siete convinti, la ascoltiamo volentieri e siamo disposti a crederci.
13) il NERO. …Essendo un po’ gonzi.