1) il ROSSO. Se per caso qualcuno dopo i primi 38 insignificanti minuti di questa partita è andato in bagno (“Tanto non succede niente”), da quando ne è uscito sa quale sarà il suo destino negli anni a venire – anche quando, Iddio non voglia, la situazione dovesse essere complicatissima, con il Milan sotto di due o tre gol. Le note liete di questa partita però non iniziano dal 39° in poi: a ben guardare, il fatto che l’inizio frizzantino del Lecce non avesse portato ai nostri avversari né gol né occasioni realmente minacciose è da accogliere come un ulteriore progresso, visto il nostro inizio di campionato. “Sì, okay, però rete inviolata con il Venezia e il Lecce, vogliamo davvero vantarcene?”, potrebbe dire qualcuno. Beh, magari vantarcene no, però rallegrarcene sì, visto che eravamo stati colabrodo non solo col Liverpool ma anche con Parma e Torino – imprevedibile capoclassifica imprevedibilmente agganciato per qualche ora.
Nel Rosso di questa sera va il fatto che il Milan doveva rassicurarci, doveva darci una prova che alla fine di Inter-Milan la nostra carrozza non si era trasformata in una zucca. E la zucca di Morata ha sbloccato al momento giusto il tipo di match che Luca Gotti aveva impostato sapendo qual è il tipo di partita spinosa con la quale il Milan per tanti anni si è punto. E ci ha rassicurati anche TheoHernandez, con l’assist del primo gol e diverse scavallate delle sue, una delle quali ha concluso con una fucilata in porta. Svegliatosi Theo, è arrivato al traino anche Rafa Leao, che dopo aver steso il tappeto per il suo compare, ha iniziato a mostrare sprazzi (rassicuranti) del suo talento come la fuoriserie che scalda il motore. Tra l’altro, da un suo recupero prende il via l’azione che, passando da Abraham, ha portato al gol uno sul quale abbiamo imparato, piacevolmente, a contare, un Pulisic sempre più disponibile a dare il cambio alle altre due punte al centro dell’area: vedi anche il suo scatto a dettare un assist sempre di Leao, intercettato con l’alluce da un difensore, nel secondo tempo.
Ed è stato soltanto uno degli spot proposti nella ripresa per appagare San Siro – tipo un fantastico recupero difensivo di Morata a un gioco di prestigio difensivo di EmersonRoyal, o persino gli assist di Chukwueze per LoftusCheek o i palloni recuperati da Fofana – piccoli momenti che hanno accresciuto la sensazione generale di una squadra che da completamente informe e sfilacciata sta realmente acquistando una forma e un filo logico. Siamo solo all’inizio, ovviamente, e sappiamo che questi erano 3 punti da minimo sindacale. Ma se pensiamo a quanto vedevamo nero solo 10 giorni fa, con la sensazione che i giocatori fossero allo sbando e che ognuno fosse infastidito dai compagni di squadra, è difficile essere di un colore diverso da un rosso paonazzo. Tant’è che non sembra tale nemmeno quel poco di…
2) il NERO. Ovvero l’espulsione di Bartesaghi, che molti hanno giudicato eccessiva. Se ne può discutere – ma visto che da anni i referti arbitrali ci hanno fatto scoprire che siamo una delle squadre più violente e aggressive del campionato, può persino essere un salutare monito per il ragazzo e per tutti i suoi compagni, un invito a pensare e ragionare il doppio, perché quando non lo facciamo tendiamo a pagarne le conseguenze. E a Leverkusen bisognerà ricordarselo. Mica vogliamo passare la partita in bagno.