Il Rosso & il Nero di Milan-Lazio

1) il ROSSO. …Oggi è dura. Ci dobbiamo pensare. Prendiamo tempo, parliamo d’altro. Cosa fate a Capodanno? È un po’ lontano, ma ultimamente siamo portati a saltare a piè pari i prossimi mesi…

2) il ROSSO. Siamo pronti. Voi? Comodi? Bene. Partiamo dalla fine, allora. Quando viene concesso il rigore alla Lazzzie, il Milan in 10 sta pareggiando contro una squadra che in classifica naviga meglio della nostra, e che ha passato il secondo tempo a sboroneggiare e pure perdere tempo. Senza quell’ultimissima azione a fine recupero, avremmo accolto il fischio finale quasi col rammarico di non averla vinta… Ci consola un po’, questo? Non molto, eh? Però sarebbe stato un buffetto di incoraggiamento a una squadra che nel secondo tempo ci ha provato, e che ha veramente bisogno di trovare piccoli microsegnali positivi dove può.

Ma le maschere di commedia e tragedia si somigliano un bel po’. E basta poco, a cambiare la smorfia sghignazzina della prima, in quella agghiacciata della seconda.

Il Milan di quest’anno riesce sempre, sempre a far pensare al pubblico che sta assistendo a una commedia. Gli elementi ci sono tutti – a partire da uno striscione che dice “Solo per la maglia” – ed ecco che la maglia non c’è, sostituita da un’ennesima divisa spassosa, che si chiama “Authentic”, nella quale predomina il rosso. Quando invece, sempre in agguato e puntuale, sprofondiamo nel

3) il NERO. Una tragedia non sarebbe tale se fosse troppo facile, e se il disastro non avvenisse nel finale. Perciò paradossalmente, il Milan peggiore, quello del primo tempo, ne viene risparmiato. Prende UN gol quando potrebbe prenderne TRE. Non subisce un’espulsione che a nostro parere ci starebbe tutta: rivedendo l’entrata di Musah, proprio non sembra prendere il pallone. In verità “Musah” (tra virgolette, come da maglia) non prende proprio la partita. #Conceicao lo toglie in anticipo, spietatamente (non è tutta colpa sua se gli chiediamo cose che non sa fare), ma la squadra non migliora affatto. Del resto in quel reparto anche “Fofana” è ai limiti del guardabile, e dietro “Jimenez” con la J e “TheoHernandez” cercano di intenerire gli avversari dimostrandosi inermi come gattini, miagolando invece che ringhiare. Mentre parte del pubblico invoca canterellando una trattativa (del resto di trattative se ne intendono), la squadra rossoverde sembra a un passo dallo sprofondo – eppure no, perché le tragedie non funzionano così, non può succedere tutto nel primo atto, per Zeus.

4) il ROSSO. Il Milan inizia bene la ripresa. In modo disordinato, volendo. Però. E non tutti riescono a incidere, per esempio “Gimenez” con la G, che spreca buoni palloni (del solito enorme Reijnders, o di #Leao): è decisivo solo quando in area interrompe un nostro attacco sull’1-1, andando stupidamente a urtare un difensore a palla lontana. La Lazio gioca quasi con spocchia e perde un sacco di tempo invece di punirci. Ma è il copione della tragedia che lo impone. E nel copione c’è scritta la nostra ennesima espulsione, per il sempre incauto “Pavlovic”.

5) il NERO. Si può discutere sull’intensità del suo intervento, ma una cosa è certa: proprio perché non era chiara occasione da gol (molto distante dalla porta e con altri rossoverdi in grado di coprire), la sua scivolata era del tutto priva di cervello. Non una novità.

6) il ROSSO. Eppure, in 10 contro 11, i giocatori della Lazio continuano a fare i fenomeni invece di sottometterci. I nostri cercano il pareggio con tutto quello che hanno, e questo dovrebbe riconoscerlo anche chi accusa questa pagina di difenderli, invece di vomitargli addosso la parola “indegni” che porta tanti like sui social.

7) il NERO. Il problema vero però è in quella piccola particina. “Con tutto quello che hanno”. In molti casi, è proprio poco.

8) il ROSSO. Ma arriva il gol del più inatteso dei nostri, “Chukwueze”. E a quel punto nemmeno The Fustigators direbbero che è arrivato per caso: è arrivato insistendo, attaccando una Lazio che spesso difendeva con 9 uomini in area.

9) il NERO. E allora arrivano 10 minuti di caos puro, nei quali il #Milan non si contenta del pareggio, e crea delle occasioni per vincerla. Se non che…

Sentite: noi siamo un po’ grezzi, qualcuno di quelli che ci stroncano ha ragione quando dice che spariamo tante parole e magari a sproposito per darci delle arie. Però chi ha fatto il liceo classico forse ha capito la parola che sta arrivando, e speriamo di usare in modo appropriato. È un elemento della tragedia greca detto nemesis. Nel cercare la vittoria il Milan in 10 smette del tutto di ragionare e viene punito. In un modo che ha un che di tragedia. Ma anche un po’ di commedia.

10) il NERO. È chiaro che Isaksen non pensa affatto a segnare, ma solo a cercare il contatto da 3 punti con “Maignan”. È altrettanto chiaro che – a differenza di TheoHernandez col Feyenoord, per fare un nome a caso – sceglie bene la traiettoria, e ottiene quanto cercava. A quanto pare, noi tifosi del mondo abbiamo voluto questo regolamento e soprattutto, badate bene, queste interpretazioni (“JoaoFelix” buttato vigorosamente a terra in area in possesso di palla = “Non è mai rigore!” VS JoaoFelix che mette un ditino sulla schiena dell’avversario che ha già sgombrato l’area = “Netto fallo in attacco”). Le abbiamo volute, le conosciamo, e ce le teniamo. È un po’ una farsa, lo sappiamo tutti, forse pure l’arbitro che dà rimessa dal fondo prima di essere preso per un orecchio da Mazzoleni al #VAR: il contatto, tragicamente, c’è. Sarebbe carino che Mike parasse e tornasse un eroe, ma il copione è scritto. Arriva un altro 2-1, il terzo di fila, quel tipo di punteggio che nel suo cortomusismo dice che sì, forse avresti potuto farcela, ma poi invece no.

11) il ROSSO. Con ieri sera, finiscono molte cose. La vaga speranza di arrivare in ChampionsLeague, ma forse anche quella di fare l’EuropaLeague (“Che è l’unica che ci manca”, dice sempre qualcuno). Non ne siamo felici, eh – però forse meglio togliersi il pensiero, che andare sempre per tentativi, credendo che LA SOLUZIONE sia semplice, che consista in un #QualcunoOUT che per magia sistemerà tutto in tempi brevi. Nah: la stagione è andata, qualunque cosa accada negli ennesimi stupidi derby contro quella squadra galattica che sa battere solo le piccole squadre: sono giustamente il nostro opposto (anche con gli arbitri) e si vede anche nelle competizioni cui partecipano – dove per esempio hanno appena battuto la Lazzzie, dopo averla a lungo subita – e certamente batteranno il Feyenoord. Siamo invidiosi? Mai: pure in rossoverde, siamo più belli di loro. Però alla lunga, se proprio non batti mai il Torino o il Cagliari o la Lazzie o uno spuntato Feyenoord, è il caso di chiedersi dove (e come) pensi di fare punti.

Proprio perché la stagione è finita, speriamo sia finito anche il tempo delle SOLUZIONI improvvisate e umorali. Noi tifosi, specie noi di #ComunqueMilan che siamo un po’ gnucchi, possiamo invocarle, ma gente che gestisce una delle società sportive più importanti del pianeta non possono continuare a lasciare buchi e poi rimediare entrando in scivolata.

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