Il ROSSO & il NERO di Milan-Genoa 0-0

(…miseria impestata)

(sapete, a ogni fischio d’inizio vorremmo scrivere meno rispetto alla partita precedente) (“Abbiamo vinto facile, e quindi insomma non c’è molto da dire”)

(poi a ogni fischio finale ci ritroviamo a non sapere da dove cominciare, tanta è l’esasperazione) (cominciamo allora da…)

1) il ROSSO. Non è stato un Milan orrendo. No, se qualcuno vuole sfogarsi e dirsi nauseato, certo è libero di farlo ma (sospiro) non è stato un Milan terrificante. Non è stato un Milan inguardabile, schifoso, imbarazzante, vergognoso. Qualcuno ha giocato più che bene.

(…chi è quello che cammina lì, di fianco? Quando contiamo, ci siamo solo voi e io. Ma poi guardando sulla strada bianca, c’è sempre un altro che cammina, proprio lì di fianco, in questa Terra Desolata)

(boh) (ricominciamo)

Sarete d’accordo che nessuno ha giocato in modo inaccettabile: stavolta non c’è nessun giocatore sul quale puntare un dito vibrante di indignazione, un TheoHernandez da gettare in pasto ai lupi dopo MilanStellaRossa.

Di sicuro nessuno ha fatto faville, però le mosse a sorpresa (Liberali, Jimenez) hanno portato a casa applausi convinti, così come Reijnders e Fofana hanno giocato con autorevolezza, Leao ha persino dato sangue alla causa. Maignan ha rischiato solo su un retropassaggio di Thiaw, e Gabbia ha retto la baracca nei due-tre minuti in cui il Genoa ha provato a compiere il delitto perfetto.

E c’è Morata che ha preso una traversa, ed EmersonRoyal che ancora un po’ e segna di testa…

(ehi) (eccolo di nuovo, vedete?) (c’è un’ombra che si aggira ai margini di questo discorso, una presenza silenziosa che non interviene) (un’entità che incombe, a forma di PERÒ)

(…ma cercheremo di ignorarla)

Dicevamo: è stata una di quelle serate che a volte capitano alle grandi squadre, quando il club di bassa classifica che si sta raddrizzando dopo un brutto inizio, scende in campo per difendersi con ordine e riesce a mantenere la porta inviolata. Per Giove, capitava anche con Capello e Ancelotti – e un bel po’ anche con Sacchi.

(è sempre lì, vero?) (non dice niente) (ma ha proprio la faccia da PERÒ)

Diciamo quindi che se Fonsie Fonseca voleva un gioco più convincente rispetto alle ultime prestazioni, qualcosa in questo senso si è visto. Anzi! Sapete cosa? Guardando la partita, ma anche i dati (i tiri, i calci d’angolo, il possesso palla) è stato un Milan dominante, perlomeno più che in tante altre partite della gestione Fonseca.

(…)

(e va bene. Non ce la facciamo più)

… PERÒ, che diamine. PERÒ questo è un momento in cui di completamente, profondamente, disperatamente dominante c’è…

2) il NERO. Una cosa bisognava fare, ieri sera. UNA.

Perché c’era quella cavolo di festa organizzata per il marketing e per vendere le magliette.

Perché c’era tutta quella gente. E tutte quelle leggende in tribuna. Oppure a casa.

Perché venivamo dalla partita (vinta) della grande indignazione, e dalla sparata dell’allenatore.

Perché poi Fonsie Fonseca alle parole aveva dato seguito coi fatti, facendo fuori l’unanimemente condannato TheoHernandez.

Perché l’avversario era il Genoa le cui star sono Pinamonti e Miretti. E hanno preso Balotelli solo perché i cameramen avessero qualcuno da inquadrare.

Perché il pubblico ti ha sostenuto con convinzione per almeno 80 minuti, incoraggiando anche Chukwueze ed EmersonRoyal.

Perché le sette squadre davanti a te, l’avrebbero vinta. Forse persino la Juventus.

Perché forse l’avrebbero vinta anche le squadre DIETRO di te.

Perché del resto quelle squadre dietro di te sono sempre più vicine. Persino il Verona, che vincendo dopo 4 sconfitte consecutive, è ora quartultimo ma a soli 8 punti dal Milan, mentre l’Atalanta è a 14 punti di distanza. Perché non è più tanto il caso di contare l’asterisco col Bologna come fossero 3 punti. Posto che dominatori molto più meravigliosi (e onesti) di noi lo hanno fatto in passato, e non è stata una buona idea.

E poi, insomma, perché sarebbe stata una cosa da vera squadra, no?

PERÒ no. Tu non sei una vera squadra. Hai buoni giocatori, alcuni anche molto buoni. Ma una vera squadra, la cosa che doveva fare, UNA cosa, non altre, l’avrebbe fatta: avrebbe vinto perché era il momento di vincere.

Quindi, dicevamo.

Non è stato un Milan inguardabile, schifoso, imbarazzante, vergognoso.

PERÒ…

3) il NERONERONERO. È stato, ed è, un Milan impotente.

È una parola che magari strappa un sorrisino Linobanfesco, ma è quello che sappiamo tutti: come ha detto Leao, potevamo giocare un’altra mezz’ora, e non avremmo segnato. E non per mancanza di tentativi, è arrivata pure una traversa. Però è un Milan che non scende realmente in campo per fare male agli avversari: Pioli ci aveva abituato a inizi mosci, ma Fonseca ha perfezionato quest’arte, e le eccezioni del RealMadrid e del derby paiono sempre più dovute a uno stato di anarchia e viva tensione dei giocatori per l’importanza dei match, che non al modo in cui erano stati impostati. Fatte salve quelle partite, da agosto a dicembre il Milan va per tentativi, crea occasioni estemporanee. Anche quando è di fatto padrone del campo, gioca in modo casuale affidandosi alle invenzioni dei singoli – cosa che quest’anno ha esaltato più volte Pulisic e Reijnders, che sono stati più abili ma anche meno sorvegliati di Morata e Leao. Volendo essere ottimisti potremmo affermare che avendo tenuto il campo meglio che nelle ultime occasioni, sia stato fatto un passo avanti.

PERÒ la verità è che la pochezza del Genoa nelle occasioni che comunque gli abbiamo concesso è il vero motivo per cui non è finita ancora peggio, come col Parma.

Bene. Quindi?

4) il NERONERONERONERONERO. Nulla è ancora matematicamente precluso, nemmeno il quarto posto (o magari il quinto, se le italiane continuano ad andare bene in Europa). Ma è difficile pensare a un colpo di reni da parte di un Milan che pare sempre più stanco di se stesso. Nel senso che i giocatori non sono felici dell’allenatore che non è felice di loro e della dirigenza, che non è felice né infelice, tranne forse Ibrahimovic che non si sa nemmeno se è un dirigente, e forse per questo (almeno di questo dobbiamo dargliene atto) è l’unico che appare perlomeno incupito dalla situazione – ma tanto, come nella Legge di Murphy, ha già trovato qualcuno a cui dare la colpa. Come tutti. Perché nessuno conta niente, nel Milan. Non conta niente Ibrahimovic così come Furlani, come Fonseca, come il nostro capitano (a proposito, ieri sera era Leao), come Scaroni, come i tifosi.

Qualcuno dice che non conta niente nemmeno Cardinale, che semplicemente si barcamena con Elliott (sta a vedere che l’unico che contava qualcosa era D’Ottavio).

Nessuno sta facendo un gran lavoro, ma nessuna singola mossa (dal cambio di allenatore al ricorso al MilanFuturo a improbabili colpi di mercato) potrebbero rimetterci in corsa in un campionato in cui persino il Napoli tutt’altro che formidabile di AndonioGonde sembra avere legittime possibilità. La rabbia ormai palese dei tifosi nei confronti della dirigenza non ci farà trovare sotto l’albero un nuovo Berlusconi o Carraro o Rizzoli. È una rabbia comprensibile, ma come dire, ce la incartiamo e portiamo a casa.

Sicché, lo sapete anche voi, lo sappiamo tutti qual è la verità. Che quella figura, quella che non dice niente ma la cui espressione dice “Però…”, siamo noi, siete voi, sono tutti i milanisti. Non ci piace. PERÒ è così.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.