Il Rosso & il Nero di Milan-Fiorentina 2-2

1) il ROSSO. Quella faccenda che gli eschimesi hanno cinquanta modi per dire “neve” non è del tutto vera. Anche se non è del tutto falsa (nel senso che anche noi abbiamo sfumature per dire “pioggia” – pioggerella, acquazzone, diluvio, temporale, piovasco…)

Insomma, potete dire quello che volete del Milan di quest’anno, ma è raro che una tifoseria abbia a disposizione cinquanta modi per dire “partita assurda”.

Non si può, letteralmente, dire “la solita partita assurda del Milan”.

Le nostre partite contengono elementi di assurdità che non sono mai gli stessi. E avendo ormai assodato che arriveremo tra l’ottavo e il decimo posto, abbiamo iniziato persino ad apprezzare questo spettacolo d’arte varia.

Nel Rosso c’è di aver evitato non solo la sconfitta, ma pure l’umiliazione in stile Pioli (detto senza polemica, credeteci), che dopo i due gol in 10 minuti, sembrava perfettamente logica. È arrivato invece un punto, che non serve alla nostra “volata” finale verso il settimo posto, ma potrebbe essere una microdose di autostima. Un giorno, tutta questa scemenza, potrebbe esserci utile.

O come squadra, o individualmente: per esempio Abraham, Jovic e un inverosimile Maignan ieri sera saranno tornati a casa pensando di poter fare partite più che buone, di non essere capitati a SanSiro per caso come si potrebbe pensare di alcuni loro compagni di squadra.

E ogni tanto anche del loro allenatore.

E dei loro dirigenti.

2) il NERO. Purtroppo, ci sono elementi che rovinano la nostra ammirazione per una squadra che potrebbe essere il Niccolò Paganini dell’incapacità, in grado di non replicare mai le stesse fesserie.

Perché alcune costanti ci sono.

Le più evidenti sono che

a) la formazione iniziale di Conceicao è sempre sbagliata. Non lo diciamo noi, lo dimostra lui.

b) il suo Milan a quanto pare è a suo agio quando perde, si toglie una specie di peso. Quindi cerca di ottenere questo risultato più presto che può. Non siamo sarcastici. Forse salta ogni vaga idea di seguire (vaghi) schemi di gioco, quindi alè, iniziano a provarle tutte, e nel casino qualcosa salta fuori.

c) c’è gente sulla quale normalmente penseremmo di poter contare, ma che ultimamente sembra non averne più. Reijnders, Pulisic, Walker, Fofana.

d) c’è gente che sostanzialmente, mette ansia ogni volta che si trova nei pressi del pallone. Musah, i centrali di difesa (chiunque siano), Gimenez (in piena Moratizzazione).

e) c’è gente che dovrebbe entrare in campo per confondere gli avversari, ma confondono la loro squadra (JoaoFelix, Chukwueze).

f) c’è l’incostanza come costante – ed eccoli qui, sapevamo che li aspettavate: Leao e TheoHernandez. Erano stati una spina nel fianco del Napoli, hanno avuto la possibilità di esserlo anche contro la Fiorentina, ma non c’è stato verso. Un po’ per DeGea, un po’ per la prontezza dei viola a chiudere le fasce (guardacaso, hanno preso i gol su accelerazioni centrali), un po’ per la tipica mancanza di freddezza davanti al portiere. Ma ringraziamo che gli attaccanti della Fiorentina, così come quelli di una certa squadra stupenda e strapotente che non riesce più a batterci, abbiano sofferto dello stesso disturbo davanti a Maignan.

Però dai, al netto di tutto questo, e di tanti momenti di sconforto dall’inizio della partita (subito sotto di due gol e l’avversario non aveva nemmeno realmente provato a giocare) alla fine (l’ennesimo calcio piazzato satirico), abbiamo avuto dei momenti di rinascita (i due gol annullati) e persino brevi ma fervidi momenti in cui abbiamo pensato: “Sta a vedere che vinciamo”. Più che la squadra, lo avrebbe meritato un pubblico encomiabile che ormai si è fatto una ragione di questo delirio, e prende quello che viene. Perché sì, ogni settimana quella che vediamo è un po’ una banda di pirla.

Ma sono i nostri pirla e gli vogliamo bene. Il calcio in fondo è anche questa cosa qui.

Però ecco, magari, da qui a fine campionato, se non è chiedere troppo…

Una partita normale.

Una sola.

UNA.

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